L’assedio alla fortezza di Masada

Masada

Nel 66 d.C. era esplosa la ribellione generale in Palestina contro il potere Romano. Nel 70 Gerusalemme fu accerchiata e totalmente distrutta dall’esercito romano guidato da Tito Flavio, figlio di Vespasiano. Solo una roccaforte, Masada, oggi in Israele, resistette ancora a lungo e fu conquistata soltanto nel 73 a distanza di ben 3 anni dalla conquista di Gerusalemme. Questo fu l’episodio che concluse la prima guerra giudaica.

Masada si trovava in un luogo apparentemente inespugnabile: circondata da luoghi inospitali e desolati, si ergeva una rocca sulla cui cima Erode il Grande, prolifico costruttore di monumenti, aveva già iniziato a edificare la sua residenza. Per arrivare in città, circondata da mura alte e solide, vi era una via di accesso molto particolare: “il serpente”, stretto sentiero a strapiombo che rendeva il percorso particolarmente difficile.

Nella fortezza vi erano poi dei serbatoi che raccoglievano la pioggia e dove venivano accumulate enormi quantità di derrate alimentari e di armi. Tutta la spianata poteva poi essere utilizzata anche per la coltivazione di vari prodotti alimentari.

Si rifugiarono nella fortezza di Masada gli appartenenti al gruppo più conservatore tra le fazioni giudaiche che guidarono la rivolta contro Roma: gli Zeloti. Con le rispettive famiglie, poco più di un migliaio di persone, essi vennero guidati da un condottiero zelota, capo della setta dei Sicarii di nome Eleazar Ben Yair. Roma inviò, allo scopo di annientare la resistenza degli zeloti, una intera legione (Legio X Fretensis) supportata da altri 7.000 uomini: il possente esercito, guidato da Lucio Flavio Silva, abile e tenace comandante, arrivò da Nord costeggiando le rive del Mar Morto e si preparò all’assedio. Il video che segue, racconta la vita nella fortezza, i momenti della battaglia e di come la tenacia dei Romani rese possibile un’impresa che sembrava impossibile.

Foto anteprima: https://sienainsegna.altervista.org

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