La congiura di Lucio Sergio Catilina

«E fino a quando, o Catilina, abuserai della nostra pazienza? Fino a qual punto ti spingerà la tua sfrenata audacia? Non ti rendi conto che siamo al corrente della tua congiura? O Catilina, bisognava condurti a morte già molto prima d’ora e far ricadere su di te la sciagura de vai preparando contro noi tutti!». Così il console Cicerone iniziò in Senato la sua orazione contro Lucio Catilina.

I senatori rimasero addirittura stupefatti. Era proprio vero che la Repubblica Romana stava correndo un così grave pericolo? Cicerone era l’unico in Roma a non avere alcun dubbio in proposito: egli era riuscito a sapere con certezza che Catilina stava organizzando una congiura contro la Repubblica. Cicerone continuò quindi con impeto la sua invettiva e concluse la sua orazione chiedendo per Catilina l’esilio perpetuo. Di fronte alle precise accuse di Cicerone, Catilina non riuscì a difendersi con argomenti convincenti. Nessuno dei senatori osò mettere in dubbio le parole di Cicerone e il Senato dichiarò Catilina nemico della Repubblica. Catilina fu dunque costretto a lasciare immediatamente e per sempre Roma. Era l’8 novembre dell’anno 63 a. C.

Il piano di Catilina

Con le sue riforme, Lucio Cornelio Silla, aveva ridato il potere al partito dei nobili (i patrizi). Ma alla sua morte (anno 78 a. C.), il partito popolare, desideroso di partecipare al governo della Repubblica, inizia una strenua lotta contro quello dei nobili. Di questa grave discordia profittano coloro che vogliono conquistare ad ogni costo una posizione di comando. A capo di questi uomini si pone un uomo intelligente, ma senza scrupoli: Lucio Sergio Catilina. Quando nel 63 avanti Cristo, è certo di avere il favore di una buona parte del popolo, Catilina cerca di farsi eleggere alla più alta carica della Repubblica: presenta così la sua candidatura al consolato. Ma il tentativo non riesce: al suo posto viene nominato Marco Tullio Cicerone, celebre avvocato e scrittore. Deciso a non rinunciare al potere, Catilina tenta allora di ottenerlo con la forza. Accordatosi con un gruppo di amici, egli ordisce una congiura con l’intento d’impadronirsi del governo di Roma, ma alcuni rivelano il piano del complotto. Le voci giungono alle orecchie di Cicerone, console in quell’anno, il quale può in tal modo salvare la Repubblica dalla congiura. I congiurati rimasti a Roma dopo la condanna di Catilina vengono arrestati. Dopo un breve processo sono condannati alla pena di morte e strangolati nel carcere Mamertino.

Catilina non si dà per vinto

Fallito il tentativo della congiura, Catilina non vuole darsi ancora per vinto. Lasciata Roma, si reca in Etruria, ove alcuni suoi fedeli amici hanno raccolto un piccolo esercito. Egli confida molto nell’aiuto di questo gruppo di seguaci ai quali ha promesso ricchezze e onori in caso di vittoria. Ma ecco intanto giungere improvvisa una tremenda notizia: a Roma, i congiurati che avevano l’incarico di mandare rinforzi militari sono stati condannati a morte. La situazione si fa di colpo disperata. Come poter far fronte alle legioni della Repubblica con appena 3.000 uomini? Ormai non rimane che un’unica via di salvezza: riuscire a sfuggire all’inseguimento delle legioni e rifugiarsi nella Gallia Transalpina, per chiedere aiuti agli Allòbrogi, nemici di Roma. Ma anche questo piano è destinato a fallire. Giunto presso Pistoia con i suoi seguaci, Catilina si vede sbarrato il passo dalle legioni romane. Che fare? Arrendersi o accettare la battaglia? Catilina decide di tentare la sorte delle armi. All’attacco delle legioni, i soldati di Catilina rispondono con estrema violenza. Catilina, alla testa dei suoi uomini interviene fulmineamente dove c’è bisogno di lui, rincuora i soldati stremati, avvicenda i sani ai feriti, combatte egli stesso con grande accanimento. Ma di fronte al numeroso esercito dei legionari, i soldati di Catilina sono costretti a cedere. Nessuno essi si dà però alla fuga: tutti affrontano la morte con grande coraggio. Vista perduta ormai ogni speranza di vittoria, Catilina si getta nei punti in cui più accanita è la battaglia. E anch’egli affronta la morte combattendo.

Sebbene fallita, la congiura di Catilina era servita a mettere in evidenza due cose: 1) le riforme di Silla non avevano fatto altro che aumentare le discordie fra nobili e popolani; 2) queste discordie, favorendo i piani di uomini senza scrupoli, mettevano in pericolo l’esistenza stessa della Repubblica Romana.

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