1 ottobre – Tigillum Sororium

1 ottobre - Tigillum Sororium

In questo giorno si svolgeva il primo rito di purificazione del mese, gestito esclusivamente dalla gens Horatia. I soldati romani passavano sotto un arco, il primo costruito a Roma, che simboleggiava il “passare sotto il giogo”: un atto lustrale eseguito al termine del periodo delle guerre, il 1° Ottobre.

Il nome della famiglia Horatia sembra derivasse da Hora, paredra di Quirino, ma era legata a questa festa per mezzo di una leggenda. La festività del Tigillum Sororium infatti, prendeva il nome da un arco e significa letteralmente “arco della sorella” a ricordare la mitica vicenda degli Orazi.

La leggenda racconta che la guerra tra Roma e Alba venne decisa dagli scontri fra tre fratelli gemelli non dissimili per forza: gli Orazi per Roma e i Curiazi per Alba. I primi scontri videro sopravvivere solo uno degli Orazi, il quale effettuò una scelta strategica: dapprima si ritirò, per poi affrontare uno per uno i Curiazi, riuscendo a sconfiggerli tutti.

Orazia, sorella degli Orazi, ma fidanzata o segretamente innamorata di uno dei Curiazi, era così addolorata per la morte dell’amato che non riusciva a far altro che piangere, tanto da non voler salutare il fratello, che tornava a Roma con le opime spoglie dei suoi nemici.

Orazio giudicò l’atteggiamento di Orazia inopportuno, poiché ella piangeva per uno dei Curiazi e non per i suoi fratelli. Interpretando questo atteggiamento come un tradimento verso Roma, Orazio andò in collera e uccise sua sorella.

L’assassinio venne condannato a morte da due magistrati scelti dal re (Tullio Ostilio), ma l’imputato poté appellarsi al popolo e persino il padre parlò in suo favore, finendo per salvarlo.

A Orazio fu solo comminato l’obbligo di affrontare una serie di riti purificatori per espiare la contaminazione da omicidio involontario, anche se nei fatti aveva assassinato una cittadina giudicandola colpevole senza processo. Nel frattempo ch’egli scontava la sua pena, il padre fece costruire un tigillum: una sorta di giogo sotto il quale fece passare il figlio con capo velato, dopo ch’egli aveva terminato i rituali lustrali.

Questa struttura, composta da due pali verticali a sorreggere un architrave orizzontale, era collocata nei pressi di un incrocio ai piedi della Velia, situato sulla strada che dal Palatino conduceva alle Carinae, sulla sella che legava la Velia e l’Oppio. È molto probabile che in origine il tigillum fosse di legno, e che poi sia stato ricreato in pietra. Col tempo, ai suoi lati vennero edificati due altari, uno venne dedicato a Giunone Sororia e l’altro a Giano Curiazio.

Il rituale del Tigillum Sororium era di origine arcaica, quando ancora non erano stati creati gli eserciti cittadini e i guerrieri non avevano la consapevolezza della contaminazione che poteva portare il Furor in città.

Un monumento funerario noto come “sepolcro degli Orazi e Curiazi”, Albano Laziale. di Vinc67 Digit Albano Laziale galleria, CC BY-SA 3.0, https://it.wikipedia.org/w/index.php?curid=1660722

Antonietta Patti
Archeologa


BIBLIOGRAFIA

  • Aulo Gellio, Noctes Atticae, libro XIII, 23, 2;
  • A. Ferrari, Dizionario di Mitologia, UTET, Novara 2015;
  • Dionigi di Alicarnasso, Ῥωμαικὴ ἀρχαιολογία  (Antichità Romane) III, 21-22;
  • Sesto Pompeo Festo, De verborum significatu, 297;
  • Plutarco, Συναγωγὴ ἱστοριῶν παραλλήλων Ἑλληνικῶν καὶ Ρωμαϊκῶν (Parallela Minora), XVI;
  • Tito Livio, Ab Urbe Condita, libro I, 25-26.
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