11 gennaio – Carmentalia

L’11 e il 15 Gennaio erano giorni di festa, con canti, processioni e danze eseguiti dalle sacerdotesse, in onore di una dea antica, probabilmente italica, ma trasformata nel corso dei secoli da racconti e leggende.

L’11 Gennaio avveniva il primo sacrificio a Carmenta, nel campo di Giuturna. La dea veniva invocata dal flamen carmentalis, probabilmente aiutato dai pontefici. A Carmenta si offrivano esclusivamente libagioni di latte e non di vino, come la tradizione riporta avesse fatto Romolo. Era proibito offrirle sacrifici di sangue, poiché era vietato uccidere e indossare pelli animali nel luogo sacro a Carmenta.

Questa dea veniva invocata soprattutto dalle matrone, per propiziare la gravidanza e il parto, momenti delicati per la vita del nascituro e della madre. Il 15 Gennaio in particolare, le matrone invocavano la dea Carmenta usando gli epiteti Porrima e Postuerta, affinché propiziasse la posizione corretta del feto durante il parto, in particolare Postuerta, grazie alla quale il feto si sarebbe preparato con la testa in avanti; Porrima invece, era la causa di un feto in posizione podalica, cioè con i piedi in avanti.

Il secondo giorno dedicato a Carmenta sarebbe stato introdotto sulla base di un episodio storico: lo sciopero delle matrone romane causato dal divieto di usare carri coperti guidati da animali, chiamati carpenta. Lo sciopero comprendeva anche il rifiuto del parto, per cui le donne si procurarono addirittura degli aborti, finché il Senato non restituì il privilegio dapprima negato.

In una nota dei Fasti Prenestini invece, è scritto che il 15 Gennaio sarebbe stato aggiunto alla festività per volere di un generale che aveva sconfitto Fidene, elemento che potrebbe indicare un antico legame tra la dea e la guerra.

Secondo la leggenda diffusa da alcuni autori, Carmenta era il nome latino di Themis, madre di Evandro, re di una prima comunità greca stabilitasi sul colle Palatino (il quale, secondo un mito, prendeva il nome da Pallante, dio greco e possibile padre di Evandro; o da Pallade, figlio di Evandro). Giunta nel Lazio dalla regione greca dell’Arcadia, seguendo suo figlio, Themis/Carmenta si stabilì alle pendici del colle Campidoglio, verso il Tevere, nei pressi di una roccia chiamata  Carmentis Saxo. In questo luogo, situato vicino la Porta Carmentalis, venne eretto il suo sacello: fanum Carmentis o ara Carmentis. Gli Arcadi che la veneravano, istituirono anche il culto di Fauno Luperco, creando il suo primo ninfeo alle pendici del Palatino.

Rappresentata con una corona di fave e un’arpa, Carmenta era una ninfa dell’acqua con poteri oracolari, giacché spesso le acque sono connesse alle doti profetiche. Dal nome di Carmenta sarebbe derivato il termine carmen, che indica un genere poetico, poiché le sue profezie erano in versi e lei avrebbe anche insegnato l’alfabeto ai Latini. Alcuni autori misero in relazione il nome Carmentis con la parola canere (“recitare in versi”) legata ai carmina, ossia le formule sacre o oracolari; specificando che le profetesse venivano chiamate carmentes, prima di sybillae. Con questa accezione, i due epiteti di Postuerta e Porrima/Antevorta sarebbero stati usati in relazione alla conoscenza del passato e del futuro, per una dea che indica il fato dei nuovi nati, forse connessa a Giano e per questo festeggiata a Gennaio.

Tuttavia, secondo autori antichi, come Plutarco, non fu la dea a dare il nome al genere poetico, ma il contrario. Quella che i Romani conoscevano come Carmenta sarebbe stata una delle tre Moire/Parche, in particolare quella che presiedeva le nascite, la cui identità originaria era Nicostrate, moglie di Evandro o di Hermes/Mercurio col quale concepì Evandro. Anch’essa sarebbe stata dotata di poteri profetici che le valsero il titolo di Carmentis, da carmen appunto. Inoltre, il nome poteva derivare anche da carere e mentem (“priva di senno”), in relazione alla reazione fisica data dalla possessione profetica per cui le pizie sembravano impazzire.

Carmenta fu la prima delle Camene, ninfe delle fonti venerate in età storica come divinità profetiche. Nel bosco dedicato alle Camene, in un’area tra i colli Palatino e Celio, le Vestali prendevano l’acqua necessaria a compiere rituali sacri, tramite l’uso di appositi vasi dal fondo tondo chiamati futili. Secondo la leggenda, era lì, nella valle delle Camene, che il secondo re di Roma, Numa Pompilio, s’incontrava con la ninfa Egeria, sua consigliera e amante.

11 gennaio - Carmentalia

Donne romane, immagine dal libro The story of Rome, from the earliest times to the death of Augustus, told to boys and girls (1912).

Antonietta Patti
Archeologa


BIBLIOGRAFIA

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  • Dionigi di Alicarnasso, Ῥωμαικὴ ἀρχαιολογία (Antichità Romane) I, 31-32;
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