19 agosto – Vinalia Rustica

Il 19 Agosto era la festa dei Vinalia Rustica, che dal nome richiama l’attività di produzione vinicola alla quale era collegata, segnando una delle tappe del ciclo di produzione del vino. Il termine “rustica” che l’accompagna serve a indicare il fatto che i festeggiamenti avvenissero in ambiente rurale e campagnolo, a differenza dei Vinalia Priora che si svolgevano in città, dopo che il vino era giunto alla fine della fermentazione.
In molte città del Lazio e nella Roma tardorepubblicana, come ci testimonia Varrone, la vendemmia veniva iniziata pubblicamente dai sacerdoti, attraverso un rituale noto come auspicatio vindemiae. Il flamen Dialis (il sacerdote del culto di Giove) era il primo a dover cogliere qualche chicco d’uva, che offriva a Giove in sacrificio come primizia, insieme a un’agnella. Dopodiché i sacerdoti impartivano l’ordine d’iniziare a raccogliere l’uva.
Dato che nel Codice Teodosiano le feriae vindemiales iniziavano il 23 Agosto e terminavano intorno al 15 Ottobre, le lettere FP apposte nei calendari sulla data del 19 Agosto, indicanti i termini Fastus Principio, segnalavano una giornata di rituali propedeutici a una particolare attività, in questo caso la vendemmia, che sarebbe iniziata pochi giorni dopo. Questo era un giorno intecisus: iniziava come fastus (poiché vi si svolgeva l’auspicatio), diveniva nefastus dopo mezzogiorno (momento in cui avveniva il sacrificio), per poi tornare a essere fastus. Se i rituali religiosi prescritti fossero stati eseguiti correttamente, si sarebbe prodotto un vino puro, da poter usare come offerta nelle cerimonie religiose.
L’origine della festa è la stessa di quella dei Vinalia Priora, viene dal vino, ma nel I secolo a.C. era ormai dimenticata; e se i Vinalia Priora erano certamente consacrati a Giove, i Vinalia Rustica erano divenuti una ricorrenza in onore di Venere, dato che in questo giorno erano stati dedicati un tempio e dei giardini alla dea nei pressi del Circo Massimo. In occasione dei Vinalia Rustica si praticavano rituali si espiazione, la procuratio Iovi per propiziare la vendemmia, e la procuratio Vevenum per proteggere gli orti, tant’è che questo giorno risulta festivo per i giardinieri.
Il legame tra questa festa del vino e Venere è difficile da riconoscere, ed è tutt’oggi oggetto di dibattito tra gli studiosi. Un’ipotesi riguarda la necessaria unione tra il potere fecondante del cielo, attribuito a Giove, e quello fruttificante della natura, che solitamente però non compete a Venere, affinché la vite facesse i suoi frutti. Un’altra teoria indica invece la concezione del vino come sostanza capace di spezzare le inibizioni, come se fosse una sorta di filtro magico: un venenum, termine assonante a Venus, il nome della dea. È anche possibile che Venere venisse onorata in occasione dei Vinalia in quanto madre di Enea, il quale per primo promise a Giove tutto il vino del Lazio, come sacrificio, in cambio della vittoria su Turno.
Nella mitologia classica, il vino era sotto la protezione del latino Bacco, il cui corrispettivo greco era Dioniso, inventore della coltivazione della vite e della produzione del vino, divinità e simbolo dell’ebrezza e dell’estati provocata dalla bevanda. Tuttavia, la mitologia romana racconta che l’insegnamento della coltivazione della vite agli Uomini si deve a Saturno, che dopo aver evirato il padre Urano si era rifugiato nel Lazio; nei pressi di una località che oggi da lui prende il nome: Saturnia.
I Vinalia Rustica, insieme ai Robigalia e ai Floralia, sono festività nelle quali la popolazione chiedeva una protezione divina sui prodotti della terra che avrebbero presto raggiunto la maturazione, e che sarebbero stati la loro fonte di sostentamento. Secondo Plinio il Vecchio, durante i Vinalia si pregavano gli dei affinché proteggessero i grappoli d’uva in maturazione dalle tempeste tipiche della fine dell’estate. Invece, Festo indica i festeggiamenti per l’arrivo di vino nuovo in città.

Dettaglio del mosaico della vendemmia nella volta del corridoio anulare del Mausoleo di Costantina – Chiesa di Santa Costanza, Roma (IV secolo d.C.).
Antonietta Patti
Archeologa
BIBLIOGRAFIA
- A. Ferrari, Dizionario di Mitologia, UTET, Novara 2015;
- Dionigi di Alicarnasso, Ῥωμαικὴ ἀρχαιολογία (Antichità Romane) I, 65, 2;
- Sesto Pompeo Festo, De verborum significatu, 264;
- Ovidio Nasone, Fasti, libro IV;
- Plinio il Vecchio, Naturalis Historia, vol. XIV, vol. XVIII, 284-289;
- Plutarco, Moralia, Quaestiones Romanae, 45;
- Marco Terenzio Varrone, De lingua Latina, libro VI, 16-20.