Il declino della città antica e la trasformazione nel Medioevo

Il declino della città antica e la trasformazione nel Medioevo

Tra la fine del mondo antico e l’Alto Medioevo la città romana subisce una serie di trasformazioni che si manifestarono con caratteri diversi a seconda delle varie aree geografiche. In Italia, in virtù di una forte impronta urbanistica romana, lo studio di questo fenomeno può essere preso come caso esemplare per la peculiarità con cui elementi di continuità e discontinuità si intrecciano. Una sequenza di immagini aree di centri dell’Italia settentrionale (si pensi a quelle attraversate dalla via Emilia, Modena, Parma, Piacenza o, a nord del Po, a Como e a Verona) evidenzia molto chiaramente come i tracciati viari romani siano stati ricalcati da quelli successivi. Per contro, l’entroterra dell’Italia centro-meridionale, costellato da paesi o villaggi talvolta arroccati su alture, presenta una campagna ormai priva di tracce di insediamenti rurali antichi o tardo-antichi, segno che in età medievale si verificò un processo insediativo diverso rispetto alle epoche precedenti.

Il Foro continuò rappresentare il centro economico in molti centri urbani, svolgendo il suo ruolo di piazza e sede di mercato, seppur privo dell’originaria funzione politica con il venir meno dei consigli cittadini. Con il sopraggiungere del Medioevo compaiono negli spazi della vita pubblica nuovi elementi architettonici, ovvero il palazzo regio e la cattedrale, riflettono i principali poteri di ogni città, quello statale e quello vescovile.

Un processo analogo a quello che aveva segnato la trascrizione urbanistica della città tardo-antica in seguito al processo di avvicendamento del potere (IV-VI secolo d.C.), come esemplifica la vicenda di Milano, designata capitale dell’Impero romano a cavallo tra la fine del III e inizio del V secolo d.C. e che si connota come capitale cristiana grazie all’episcopato di Ambrogio (372-397 d.C.). Il vescovo milanese fornì un significativo contributo nell’organizzazione urbanistica della città meneghina con la fondazione di tre grandiose basiliche al di fuori delle mura cittadine, la Basilica Ambrosiana, la Basilica Apostolorum (San Nazaro), la Basilica Virginum (San Simpliciano) probabilmente con l’intenzione di ispirarsi alle grandi chiese costruite nel suburbio di Roma.

L’età tardoantica è caratterizzata da edilizia religiosa di notevoli proporzioni sia nelle grandi capitali (Roma, Milano, Ravenna), che nelle città minori: a Firenze la cattedrale di Santa Reparata per esempio, si estendeva per una lunghezza di più di 60 metri. Questi primi luoghi di culto sorgevano o all’interno delle città, come cattedrali, oppure al di fuori dei centri urbani come edifici di culto minore, insistendo sulle tombe dei martiri sepolti nei cimiteri romani, un tempo site nel suburbio. L’età altomedievale è considerata un momento di svolta a livello archeologico; la chiesa cimiteriale o la grande aula all’interno delle mura vengono sostituite da edifici di piccole dimensioni, caratteristica che ne ha determinato in molti casi la scomparsa, siti all’interno del complesso urbano e associati spesso a un piccolo monastero privato o a un’istituzione caritatevole.

Le cattedrali furono probabilmente concepite come elemento di rilevanza simbolica da collocare all’interno delle mura e, dal momento che la Chiesa delle origini non avesse facilità di acquisire terreno edificabile, fu fondamentale in tale senso il sostegno del patronato cristiano, privato e/o Statale, spiegando il motivo per il quale imponenti luogo di culto cristiani sorgano oggi in aree occupate da edifici romani preesistenti.

L’amministrazione imperiale rese disponibili aree da destinare a grandi fabbriche religiose all’interno delle mura e nei siti di maggior prestigio urbano come il caso delle due città capitali della Gallia tra IV e V secolo d.C., Treviri e Arles mostra in maniera eloquente. Quando Treviri era residenza imperiale, nel IV secolo d.C., fu edificata all’interno del circuito delle mura la cosiddetta «cattedrale doppia» mentre ad Arles il trasferimento, sempre all’interno delle mura, della sede della cattedrale da una zona periferica ad una più prestigiosa nei pressi del foro, corrispose al nuovo rango politico della città, divenuta capitale della Gallia e occasionale residenza imperiale. La stessa dotazione di mura, principalmente tra la fine del IV e V secolo d.C., cade nel periodo in cui tutto l’Occidente è segnato da un’intensa attività di costruzione di chiese episcopali e di strumenti difensivi, quest’ultimi tanto caratterizzanti il periodo da diventare un elemento importante dell’iconografia delle città tardoantica e altomedievale. Varie appaiono le circostanze determinanti la scelta di un sito per la costruzione di una cattedrale e attualmente non sembrano esistere fattori certi e ricorrenti, ma è comunque indubbio che la trasformazione della città romana e delle sue infrastrutture in senso monumentale e cristiano sia legata all’edilizia ecclesiastica.

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