La giustizia ha compiuto un altro passo significativo nel caso che coinvolge Giancarlo Tulliani, noto alle cronache per essere l’ex cognato dell’ex presidente della Camera, Gianfranco Fini. Nei suoi confronti è stato eseguito un maxi sequestro preventivo del valore di 2,2 milioni di euro. Il provvedimento, emesso dal Tribunale di Roma su proposta della Direzione Distrettuale Antimafia e messo in atto dallo Scico della Guardia di Finanza, colpisce beni di lusso: una villa, auto costose e numerosi conti correnti, sia in Italia che all’estero. Questo sequestro non è un punto di partenza, ma la conseguenza di un lungo iter processuale di primo grado che ha visto Tulliani condannato a sei anni di reclusione per il reato di riciclaggio.
Ricchezza ostentata e provenienza illecita
Il punto di vista più intrigante di questa vicenda risiede nella sperequazione economica scoperta dagli investigatori. L’analisi economico-patrimoniale e finanziaria condotta dalle Fiamme Gialle ha evidenziato una netta e “rilevante sperequazione” tra i redditi dichiarati lecitamente da Tulliani e il suo sfarzoso tenore di vita, oltre al valore effettivo dei beni di cui risultava proprietario o che aveva in uso tra il 2008 e il 2015. In sostanza, il lusso ostentato – la villa, le auto costose – non era compatibile con quanto guadagnato legalmente. Il sospetto è che il profitto illecito, generato da una associazione a delinquere transnazionale, venisse ripulito e reinvestito proprio in queste acquisizioni immobiliari e finanziarie da parte della famiglia Tulliani.

Il riciclaggio come “pulizia” del denaro sporco
L’inchiesta da cui tutto ha avuto origine risale al 2017 e fu denominata “Rouge et Noir”. L’associazione criminale era dedita a peculato, riciclaggio e sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte. La figura centrale di questa rete era Francesco Corallo, soprannominato il “re delle slot”. Il riciclaggio è il meccanismo cruciale che unisce queste figure: è l’arte di mascherare l’origine illecita del denaro sporco, reintroducendolo nel circuito legale tramite investimenti apparentemente leciti. In questo caso, comprare una villa o un’auto di lusso non è solo un acquisto, ma un vero e proprio strumento per “pulire” il capitale, rendendolo indistinguibile dalla ricchezza guadagnata onestamente.
La beffa della latitanza a Dubai
Nonostante la condanna e l’esecuzione del maxi sequestro, Giancarlo Tulliani è attualmente latitante a Dubai. Questo elemento aggiunge un sapore di beffa al provvedimento della magistratura italiana. Dubai, nota per la sua legislazione complessa in materia di estradizione, è spesso scelta come rifugio da coloro che cercano di sfuggire alla giustizia. La latitanza dimostra la volontà di sottrarsi alle conseguenze penali delle proprie azioni. Mentre le autorità italiane sequestrano i beni che rappresentano il frutto dell’illecito, l’imputato si trova al sicuro, lontano dalle sbarre, a sottolineare quanto sia difficile per la giustizia colpire non solo il patrimonio, ma anche la libertà personale di chi riesce a scappare oltre confine in tempo utile.






