Frode record a Fiumicino: 576 lavoratori in nero nel settore beverage, sequestrati 4 milioni di euro

La Guardia di Finanza di Roma ha scoperchiato una maxi frode nel settore del beverage (bevande) che assume dimensioni impressionanti per l’entità dei numeri e l’audacia del meccanismo. L’indagine, denominata significativamente “In vino veritas”, si è conclusa con il sequestro di oltre 4 milioni di euro in beni e la denuncia di otto persone. Il cuore della truffa risiedeva in un sistema elaborato per camuffare la realtà lavorativa di ben 576 lavoratori. Ufficialmente, questi dipendenti risultavano assunti da “società cartiere” – imprese fittizie, create unicamente per emettere fatture false – mentre in realtà operavano per una singola azienda di logistica e distribuzione di bevande con sede nell’area aeroportuale di Fiumicino. Questo sistema non era un semplice espediente per evadere l’IVA, ma una vera e propria macchina per dimezzare il costo del lavoro e massimizzare il profitto a spese dello Stato.

Lavoratori fantasma per la cassa integrazione

L’aspetto più sconcertante dell’indagine non riguarda solo l’enorme evasione fiscale, ma l’uso distorto e cinico della manodopera. I 576 lavoratori, pur non essendo formalmente “in nero” nel senso stretto, erano impiegati attraverso una somministrazione fraudolenta di manodopera. Questo escamotage permetteva alla società beneficiaria di scaricare su queste “cartiere” l’onere del versamento dei contributi previdenziali e assistenziali, realizzando un indebito risparmio che ha superato i 6,5 milioni di euro. L’azienda otteneva manodopera a basso costo, mantenendo un margine di competitività sleale sul mercato. Questo meccanismo, che priva lo Stato di risorse cruciali, è un doppio danno: danneggia la concorrenza onesta e mina la sicurezza sociale di centinaia di lavoratori, i cui versamenti contributivi erano solo fittizi.

Un buco nero da oltre 13 milioni

Le verifiche delle Fiamme Gialle hanno fatto emergere un danno erariale che va ben oltre i contributi previdenziali. L’intero sistema si basava sull’emissione e l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti per un ammontare sbalorditivo di oltre 13 milioni di euro. Questa frode ha generato un’evasione totale di imposte (sia dirette che Iva) che ha raggiunto i 7,5 milioni di euro, a cui si aggiunge il mancato versamento di ritenute per oltre un milione di euro e l’indebita fruizione di crediti d’imposta per quasi 300mila euro. La cifra complessiva del mancato gettito fiscale e contributivo supera i 15 milioni di euro, un buco nero creato con l’unico scopo di arricchimento illecito.

Il sequestro come monito

La conclusione dell’indagine, con il sequestro preventivo di oltre 4 milioni di euro, rappresenta un segnale forte e necessario da parte della Procura di Civitavecchia. Il sequestro ha colpito duramente il patrimonio degli indagati – otto persone e due società – coinvolgendo denaro sui conti correnti, quote sociali, terreni, fabbricati e autoveicoli. Questa azione è fondamentale perché non solo recupera parte delle somme sottratte, ma invia un messaggio chiaro: lo Stato è in grado di tracciare e confiscare i proventi dei crimini economici. L’accusa per gli indagati va dalla somministrazione fraudolenta di manodopera fino alla dichiarazione infedele e all’omesso versamento di ritenute, configurando un quadro di reati complessi e sistematici. Il sequestro non è solo un atto legale, ma un monito severo contro l’imprenditoria che sceglie la via dell’illegalità per prosperare.

La logistica come zona grigia

Il fatto che questa maxi frode si sia concentrata in un magazzino di logistica nell’area di Fiumicino non è casuale. Il settore della logistica e del trasporto merci è da anni considerato una “zona grigia” dove il ricorso a cooperative e società di comodo per la gestione della manodopera è una prassi diffusa per evadere contributi e tasse. Questa indagine mette in luce la facilità con cui la vita e i diritti di centinaia di lavoratori vengono messi a rischio da sistemi complessi, creati ad hoc per eludere la normativa. La trasparenza e la legalità in questi settori sono essenziali per garantire una concorrenza leale e la tutela di chi lavora.

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