Chiuso il cerchio sull’incidente di Monterotondo: identificato il 18enne che ha falciato Caterina Pallocca ed è scappato

Lo scorso 28 ottobre, la routine serale di Caterina Pallocca, 23 anni, residente a Fonte Nuova, è stata brutalmente interrotta sulle strisce pedonali di Monterotondo. Mentre attraversava con il fidanzato, è stata falciata da uno scooterista che non si è fermato, lasciandola ferita gravemente a terra, con le gambe spezzate e la necessità di un delicato intervento chirurgico. L’atto di omissione di soccorso ha trasformato un incidente stradale in un grave crimine di disumanità. Dalla sua corsia d’ospedale, Caterina ha lanciato un appello che è diventato un grido collettivo: “Chiedo solo giustizia. Aiutateci a far sentire la mia voce, che è quella di tante vittime della strada che purtroppo non possono più parlare”. Un appello che ha messo in moto non solo le forze dell’ordine ma l’intera comunità.

Subito dopo l’incidente, gruppi di quartiere, familiari e media hanno trasformato la ricerca del “pirata della strada” in una vera e propria caccia alla responsabilità pubblica. In un’epoca in cui la fuga dal luogo di un incidente è vista come un’offesa non solo alla vittima ma all’intera comunità, la richiesta di giustizia è diventata virale. Questo non solo ha fornito un sostegno morale a Caterina e alla sua famiglia, ma ha probabilmente anche messo sotto pressione l’ambiente del reo, facilitando indirettamente il lavoro degli inquirenti e dimostrando che, anche nelle periferie romane, la telecamera più efficace può essere l’occhio del vicino o il post condiviso.

Gli occhi elettronici della giustizia

Nonostante il fuggitivo abbia provato a nascondersi nell’anonimato, la giustizia ha utilizzato gli strumenti della modernità per smascherarlo. I Carabinieri della stazione di Monterotondo hanno svolto un meticoloso lavoro di “detective digitale”, analizzando ore e ore di filmati provenienti dai sistemi di videosorveglianza pubblici e privati. L’analisi è stata fondamentale per distinguere il motorino colpevole da un altro veicolo che transitava nella stessa via. Questo paziente lavoro di setaccio della realtà virtuale ha portato all’identificazione del conducente: un giovane di 18 anni, di origini ucraine. La risoluzione del caso è un encomio non solo all’efficienza degli investigatori, ma anche alla capacità della tecnologia di ricostruire la verità anche quando la coscienza umana fallisce.

Il 18enne, oltre ad aver commesso il grave reato di omissione di soccorso, guidava lo scooter in maniera completamente irregolare: era senza patente e il mezzo non era assicurato. È lecito supporre che il panico scatenato dalla consapevolezza di queste infrazioni amministrative lo abbia spinto a fuggire, trasformando un incidente – che poteva risolversi in un sinistro con feriti – in un crimine con l’aggravante della viltà. Il rifiuto del giovane di collaborare con gli investigatori aggrava ulteriormente la sua posizione morale. La sua irresponsabilità amministrativa è diventata un fallimento etico, causando sofferenze fisiche e psicologiche durature alla vittima.

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