Le campagne di Cesare in Gallia

Cesare in Gallia

All’inizio del 58 a.C., Giulio Cesare lasciava Roma per raggiungere due delle province di cui aveva ottenuto il governo proconsolare.

Esse erano la Gallia Cisalpina e quella Narbonese (l’odierna Provenza, in Francia). Da uomo geniale qual era, Cesare aveva intuito che la nomina a proconsole in quei territori gli avrebbe dato la possibilità di acquistarsi una gloria che ancora gli mancava: quella militare. E infatti avvenne proprio così. In poco più di due anni (dal 58 al 56 a.C.) Cesare portò a termine una delle più grandi imprese militari della storia romana, cioè la conquista di tutta la Gallia propriamente detta (territorio corrispondente alla Francia, al Belgio e a parte della Svizzera attuali).

Il mondo romano nel 58 a.C. prima della conquista della Gallia. Di Cristiano64 – Opera propria, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=2985081

Nella primavera del 58 a.C., quando tentarono il passaggio del Rodano, gli Elvezi dovettero fare i conti con Cesare. Questi era riuscito a costruire sulla sinistra del fiume una linea fortificata dal Lago di Ginevra fino al Giura. Visto inutile ogni tentativo, gli Elvezi cercarono un’altra via per penetrare nella Gallia. Dopo varie trattative ottennero dal Sequani il permesso di attraversare il loro territorio (l’attuale Franca Contea). Sarebbero così potuti penetrare nella Galli senza passare per la provincia romana. Se con questo gli Elvezi si aspettavano che Cesare li avrebbe lasciati fare, si sbaglia vano. Infatti Cesare li inseguì: egli capì che era l’occasione buona per entrare nel territorio gallico con le sue legioni; egli aveva un obiettivo ben preciso: prevenire Ariovisto nella conquista della Gallia. Lo scontro tra le legioni romane e gli Elvezi avvenne a Bibracte (capitale del territorio degli Edui). Fu la prima vittoria di Cesare in Gallia.

Quando Cesare prese il suo posto di governatore nelle province assegnategli, in Gallia era terminata da poco una lunga e sanguinosa guerra tra gli Edui e i Sequani (due delle numerose popolazioni che abitavano la Gallia). Questi ultimi, per far fronte alle forze dei loro avversari, avevano chiesto aiuto a un abile condottiero straniero: Ariovisto, principe degli Svevi (una popolazione germanica). Il risultato della lunga guerra era stato che Ariovisto, dopo aver vinto gli Edui, si era stanziato in Gallia da padrone, fondando nell’Alsazia un regno germanico. I primi a fare le spese della prepotenza del principe germanico furono gli Elvezi, una popolazione gallica stanziata tra il Lago di Costanza e il Giura Franco-Svizzero. Costretti da Ariovisto ad abbandonare il loro territorio, gli Elvezi (in numero di oltre 350 000) chiesero a Cesare il permesso di passare attraverso la Gallia Narbonese per andare in cerca di una nuova sede. Alla richiesta degli Elvezi, Giulio Cesare rispose con un netto rifiuto. Egli aveva capito che favorire gli Elvezi voleva dire agevolare Ariovisto nel primo passo del suo programma: quello cioè di conquistare tutta la Gallia. Decise quindi di agire immediatamente. Come primo obiettivo si prefisse di respingere gli Elvezi, poi avrebbe sistemato Ariovisto.

Non appena ebbe sistemato gli Elvezi, Cesare mandò un’ambasceria ad Ariovisto per intimargli di non far più entrare in Gallia genti germaniche e d’impegnarsi a non dichiarare guerra ad alcuna popolazione gallica. Per tutta risposta Ariovisto si preparò alla guerra. Era quello che Cesare voleva. Mise subito in marcia le sue legioni. I due eserciti avversari si accamparono nei pressi di Besançon, a poca distanza l’uno dall’altro. Non appena ebbe fortificato il suo accampamento, Cesare diede battaglia: con tutto il suo esercito avanzò fino all’accampamento nemico. Fu un violento combattimento. Alla fine, grazie alla «tattica delle riserve» (al momento opportuno Cesare fece entrare in azione le truppe fresche che teneva di riserva), i Romani ebbero partita vinta. I Germani, datisi alla fuga, furono inseguiti dai soldati di Cesare fino al Reno. Soltanto pochi, e tra questi Ariovisto, riuscirono a passare sull’altra riva del fiume. Alla fine del 58 a.C. Cesare aveva ormai nelle sue mani tutta la Gallia centrale, detta Céltica.

Che serve aver cacciato i Germani, se il loro posto è stato preso dai Romani? Così andavano dicendo i Belgi, una popolazione della Gallia settentrionale, detta Gallia Belgica. Decisi a cacciare i Romani dalla Gallia, i Belgi si diedero a cercare alleati e a organizzare un esercito. Nella primavera del 57 a.C. ben 300 000 uomini si misero in marcia per dare battaglia alle legioni romane. Cesare non si perse d’animo: accampò il suo esercito su un altipiano (tra Reims e Laon) che, per essere circondato da paludi, era inattaccabile. Quando però gli parve di avere ben studiato il piano di battaglia, preferì sferrare l’attacco. La rapidità delle sue manovre e il valore dei suoi soldati ebbero ragione della grande superiorità numerica del nemico: fu una vera carneficina. Sbaragliati i Belgi, Cesare si trovò di fronte a una nuova lega: quella formata dai Nervii, un’altra popolazione della Gallia Belgica, che non intendeva sottostare alla dominazione romana. Ad una ad una tutte le popolazioni galliche furono duramente sconfitte.

In seguito Cesare poté estendere il suo dominio su tutta la Gallia Belgica. I suoi luogotenenti intanto avevano conquistato anche l’Armòrica (l’attuale Bretagna), regione del territorio gallico abitata dalla bellicosa popolazione dei Veneti. Perché Cesare potesse dire di aver sottomesso tutta la Gallia non gli mancava ormai che una sola regione: l’Aquitania.

Non tutte le popolazioni galliche si rassegnarono a subire la dominazione romana. Nell’invero 56 i Veneti trattennero come ostaggi gli romani incaricati di requisire frumento per l’esercito di Cesare. L’esempio dei Veneti fu imitato da molte altre popolazioni galliche. Cesare non perse tempo: decise di attaccare i Veneti per terre e per mare. Affidò l’incarico di sferrare l’attacco sul mare al suo luogotenente Decimo Bruto. Certi di una facile vittoria per la grande superiorità numerica delle loro navi, i Veneti diedero battaglia alla flotta romana, ma quasi tutte le loro navi vennero distrutte. Intanto Cesare, con le sue legioni, aveva sconfitto duramente l’esercito avversario. La rivolta dei Veneti era così fallita. Poi, decise di completare la conquista della Gallia: in una serie di fortunate battaglie, il suo luogotenente Publio Crasso conquistò in breve tempo l’Aquitania nel 56 a.C. Pochi anni dopo i Galli tentarono ancora di ribellarsi, guidati da Vercingetorige. Egli fu uno dei primi capi in grado di federare una parte importante dei popoli gallici, vincendo le tradizionali divisioni storiche. Di fronte ad uno dei più grandi strateghi di sempre, mise in mostra i suoi eccellenti talenti militari. Nel 52 a.C. fu sconfitto nell’assedio di Alesia. Consegnatosi, fu imprigionato a Roma per 5 anni. Nel 46 a.C. fu trascinato in catene per ornare la celebrazione del trionfo di Cesare. Immediatamente dopo fu mandato a morte.

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