L’antica città di Aquileia

Aquileia

La colonia di Aquileia fu fondata dai Romani nel 181 a. C. nel paese dei Carni. Il Senato di Roma decise di inviare un drappello di soldati nel nord est della penisola italica per sbarrare la strada verso sud ai popoli di origine nord europea (come i Carni e gli Istri) che cercavano di penetrare in Italia. I soldati fondarono quindi il castrum (accampamento) di Aquileia, primo baluardo contro l’invasione di popoli barbari e punto di partenza per le successive spedizioni e conquiste militari. I primi coloni inviati da Roma furono circa 3500 fanti, insieme alle rispettive famiglie. In breve tempo riuscirono a sottomettere la regione e ad allontanare i pericoli provenienti dalle Alpi.

Nell’89 a. C. la colonia di Aquileia divenne municipio, ingrandendosi con ulteriori cinte murarie nel corso degli anni e diventando più ricca. Ampliando il centrato abitato, ma soprattutto grazia alla costruzione di un porto fluviale, la città acquistò importanza come emporio commerciale. Sotto l’impero di Augusto questa centralità costituì un valore aggiunto che risultò decisivo nell’accrescimento politico, artistico ed economico della zona, che si confermò fra i più importanti centri nevralgici di Roma anche negli anni successivi. Lo stesso imperatore si recava spesso ad Aquileia: sua moglie Livia, infatti, amava bere il vino Pucino, ritenuto dalla stessa come garante di longevità. Secondo Plinio, l’imperatrice ne beveva tutti i giorni e proprio per questo motivo sarebbe vissuta fino ad 87 anni (età straordinaria per l’epoca).

The Roman necropolis dating between the 1st and the 3rd century AD, it comprises of five burial enclosures containing numerous cremation and inhumation burials, Aquileia, Italy (20742333460).jpg

Di Carole Raddato from FRANKFURT, Germany – The Roman necropolis dating between the 1st and the 3rd century AD, it comprises of five burial enclosures containing numerous cremation and inhumation burials, Aquileia, Italy, CC BY-SA 2.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=45896086

La città conobbe però anche anni difficili. Il periodo compreso tra il 165 ed il 189 d. C. fu contrassegnato da una violenta pestilenza che in tutto l’Impero portò alla morte oltre 5 milioni di persone. Aquileia non fu immune all’ondata di peste, che uccise una parte significativa degli aquileiesi. Con ogni probabilità la pestilenza si diffuse anche ad Aquileia poiché venne portata dai legionari romani che frequentavano in gran quantità la zona.

Nel 168 d. C., in primavera, nel pieno della pestilenza, Marco Aurelio e Lucio Vero decisero di invadere Carnuntum (si trova nell’odierna Austria). Aquileia divenne fondamentale nella vicenda, poiché era tappa intermedia della spedizione romana. Durante l’inverno successivo, Marco Aurelio, ritiratosi temporaneamente dal fronte di battaglia, decise di ritirarsi ad Aquileia. Qualche settimana dopo fu però costretto ad abbandonare la zona per l’aumento dell’epidemia di peste, insieme a suo fratello d’adozione Lucio Vero e alla sua scorta personale. La morte per Vero, però, giunse poco dopo la fine delle ostilità, agli inizi del 169, secondo alcune fonti a seguito di un ictus, a non molta distanza da Aquileia, nei pressi di Altino. Autori moderni sostengono invece che il decesso fu forse causato dalla stessa peste, mentre era impegnato in nuove manovre militari lungo il fronte settentrionale.

Aquileia, inoltre, fu più volte soggetta a tentativi di conquista. Fu costretta infatti a difendersi dagli attacchi dei Marcomanni e dei Quadi, entrambi respinti con successo. Anche Massimino il Trace, sceso dalla Pannonia, tentò di assediarla, poiché infuriato per l’elezione del tredicenne Gordiano a imperatore. Nella primavera del 238 d. C., Massimino tentò di sostare ad Aquileia con il suo esercito per riposare e fare approvvigionamenti. La città, però, era fedele a Roma e alle disposizioni del suo Senato, quindi chiuse le porte, negando sostegno a Massimino. L’invasore cercò a quel punto di conquistare la città. Sebbene il numero degli invasori fosse superiore a quello degli aquileiesi, l’assedio risultò difficile e di lunga durata a causa della penuria dei viveri, che causò l’ostilità delle truppe. Protagonista della difesa di Aquileia fu il senatore Rutilio Pudente Crispino che, incaricato dal Senato, arringò la popolazione di Aquileia contro Massimino. La resistenza della città durò fino a quando le truppe di Massimino, stanche dal protrarsi della battaglia, non si ribellarono, uccidendo il loro comandante e suo figlio Massimo.

Con l’imperatore Massimiano, eletto nel 286 d. C. come augusto d’Occidente, furono edificate imponenti strutture e la città fu dotata di una flotta.

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Di Sailko – Opera propria, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=51367615

Gli anni immediatamente successivi alle opere di Massimiano furono caratterizzati da una profonda crisi sociale ed economica, che prestò il fianco di Roma ai colpi dei popoli invasori. Ciò nonostante, la città, ancora sede di edifici ed istituzioni importanti, nell’anno 395, che combaciò con la morte di Teodosio I, figurava ancora tra le città più importanti d’Italia e di tutto l’impero.

Aquileia subì un gravissimo colpo nel 452 d. C.. Le truppe di Attila penetrarono nella città in seguito al crollo accidentale di un muro della fortificazione difensiva, devastandola. Alcune fonti sostengono che massacrò buona parte della popolazione, altre sono concordi nell’affermare che ne fece schiava una larga parte. Da questo momento in poi Aquileia smise di essere roccaforte a protezione dell’Italia settentrionale, nella sua parte orientale, venendo così sostituita da Verona sull’Adige. Dopo l’assedio di Attila nel 452, Aquileia tornò a fiorire grazie all’appoggio di Carlo Magno, il quale permise il ritorno del Patriarca Massenzio e restituì la città ai primitivi fasti.

Ad oggi Aquileia è sito UNESCO dal 1998 per l’importanza della sua area archeologica e la bellezza dei mosaici pavimentali che custodisce. I primi scavi risalgono a 1934; vennero in seguito ripresi nel 1979 e sono tuttora in corso.

Anche Aquileia, come la quasi totalità delle importanti città romane, disponeva di un foro. Il Foro era la piazza principale della città, e si trovava all’incrocio tra il decumano massimo e il cardo massimo. La sua pavimentazione risale al I secolo a. C. (età repubblicana), mentre gli edifici e le decorazioni sono attribuibili all’epoca imperiale. La lunghezza del Foro è di 115 metri ed è largo 57 metri, ornato ai lati lunghi da due file di portico-colonnato. Sotto ai portici c’erano negozi e botteghe (tabernae) e, con ogni probabilità, su uno dei lati del Foro doveva trovarsi la Zecca imperiale (istituita con la tetrarchia di Diocleziano). A sud del Foro vi era la basilica con gli uffici amministrativi e giuridici del senato cittadino. A nord, invece, c’erano la curia e il macellum (il mercato). Ad oggi del porticato sono rimasti quattro basamenti in mattoni. Sul lastricato si è riusciti a reperire la parte finale di un’iscrizione di cui restano gli incavi per le lettere bronzee.

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Di Cath7160 – Opera propria, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=35118130

Molto importanti sono anche le basiliche. C’è innanzitutto la Basilica forense, la cui costruzione fu opera di un Aratrius, di cui ci resta un’iscrizione. Una sua parente (forse la figlia) nota col nome di Aratria Galla lastricò a sue spese il primo decumano meridionale che passava immediatamente a sud della basilica. Scavando la parte occidentale della basilica, sono state rinvenute sculture ed elementi raffinati di decorazione architettonica. Come abbiamo scritto poc’anzi, a sud del Foro, sorgeva la Basilica civile. Sede del tribunale, luogo di riunione degli organi di governo e punto d’incontro dei più importanti uomini d’affari, questa basilica aveva due absidi sui lati brevi, ed il suo interno era diviso in tre navate che arrivavano anche sui lati corti. La pavimentazione era in marmo per quanto riguarda la zona centrale, mentre quella del deambulatorio in pietra d’Istria.

Particolarmente suggestive sono anche le domus romane. Negli anni ’70 gli scavi al nord del Foro hanno rivelato l’esistenza di tre livelli di abitazioni romane, con annessi mosaici. Per questi mosaici venivano usate diverse pietre colorate, formando così dei bellissimi mosaici policromi. L’alabastro, l’agata e l’onice sono solo alcune delle pietre utilizzate dai Romani per comporre le loro trame. In particolare erano apprezzati i toni turchini, gialli, rossi e verdi, ottenuti con le paste vitree opache e semitrasparenti. Il mosaico tipico di Aquileia era il vermiculatum, che era caratterizzato da piccole tessere che, disposte in maniera asimmetrica, seguivano il contorno delle immagini. Le tessere impiegate, di forma e colori diversi, potevano avere dimensioni che variano dai 4 mm fino ad un solo millimetro.

Aquileia possedeva anche un anfiteatro. Utilizzato per gli spettacoli venatori e dei gladiatori, l’anfiteatro misurava 148 x 112 metri. Le ricerche e i nuovi scavi del 2015 hanno rivelato l’esistenza di una platea di fondazione (larga circa 4 metri), che aveva il compito di sorreggere la serie di pilastri all’esterno della facciata. L’anfiteatro di Aquileia, inoltre, possedeva una galleria esterna molto più grande di quanto si credeva in precedenza rispetto ai recenti studi. All’inizio dell’età tardoantica cominciò il processo di spoliazione dei marmi dell’anfiteatro, che proseguì purtroppo nel corso dei secoli successivi. L’anfiteatro, infatti, costituì una comoda cava di marmi per la costruzione di nuovi edifici.

Grazie alle indagini commissionate dalla Fondazione Aquileia all’Università di Padova è stato scoperto recentemente anche il teatro di Aquileia. È stato ritrovato sostanzialmente un tratto di muro curvilineo, dal quale si dirama una serie di strutture radiali secondo il caratteristico impianto di molti edifici di spettacolo di età romana. Secondo gli studiosi non ci sono dubbi: è una porzione del teatro della città friulana. Questo ritrovamento ci conferma ancora una volta che Aquileia fosse una città ricca, amante dell’arte e dello spettacolo.

Aquileia disponeva anche di un complesso termale. Le Grandi Terme furono scoperte all’inizio del ‘900 e solo una parte di esse è stata riportata alla luce. Ad oggi sono emersi il settore del calidarium (a parte delle terme romane destinata ai bagni in acqua calda e ai bagni di vapore), del frigidarium (dove potevano essere presi bagni in acqua fredda) e le palestre, decorate con magnifici mosaici, in parte conservati nel Museo Archeologico Nazionale. Le terme si estendevano per più di 20.000 metri quadrati ed erano ornate con colonne in marmi policromi, pavimenti in mosaico, capitelli figurati e trabeazioni in marmo con decorazioni floreali. Grazie un’incisione, si è potuto risalire al nome originale delle Grandi Terme: Terme Felici Costantiniane. Furono dedicate quindi all’imperatore Costantino, nel IV sec. d. C., ma probabilmente furono erette in precedenza, intorno alla seconda metà del II sec. d. C..

Infine, citiamo il porto, imponente e attrezzatissimo. Lungo 350 metri e largo 48, il porto di Aquileia fu costruito con grandi blocchi di pietra d’Istria squadrati, con annessi anelli per l’ormeggio delle navi. Possedeva inoltre rampe di carico e scarico per le varie merci provenienti dalle regioni danubiane e dai paesi sul Mediterraneo. Giungeva ad Aquileia ogni tipo di materiale e di viveri: legna, marmi, metalli, vino, olio, lana, spezie, bestiame e addirittura schiavi. Grazie all’edificazione del porto e alla sua posizione strategica, Aquileia si confermò come uno dei più grandi centri nevralgici dell’Impero Romano.

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