Italica fu la prima colonia fondata dai Romani in Spagna. La città venne istituita nel 206 a.C. da Publio Cornelio Scipione Africano, celebre per aver sconfitto Annibale, nell’area dell’attuale Santiponce, vicino a Siviglia.
Il nome “Italica” riflette la sua origine: nacque inizialmente come luogo di convalescenza per i legionari italici feriti durante la battaglia di Ilipa, scontro cruciale della seconda guerra punica in cui le forze romane di Scipione prevalsero su quelle cartaginesi comandate da Asdrubale Giscone, nonostante la loro inferiorità numerica (45.000 fanti e 4.000 cavalieri romani e spagnoli contro quasi 70.000 fanti e 4.000 cavalieri cartaginesi).
Dopo la sua fondazione, Italica divenne un importante centro dell’Impero Romano. Nel 49 a.C., Giulio Cesare la elevò al rango di colonia ufficiale romana, rinominandola Híspalis. La città crebbe progressivamente, espandendosi fino all’area dell’attuale Siviglia. Tuttavia, con la successiva dominazione araba e cristiana, molte delle strutture romane di Italica furono depredate dei loro marmi e materiali pregiati.
Italica fu anche la città natale di due importanti imperatori romani: Marco Ulpio Nerva Traiano e Publio Elio Traiano Adriano. Traiano fu il primo imperatore a provenire da una provincia romana (Hispania Bætica), sebbene alcune fonti suggeriscano che appartenesse a una famiglia italica residente in una provincia romana. Sotto il suo successore Adriano, Italica conobbe il suo massimo splendore, grazie alla fondazione di una nuova area urbana accanto a quella originaria. Questa “Nova Urbs” adrianea era molto vasta e comprendeva 21 edifici, la maggior parte dei quali rimangono tuttora sepolti.
Oggi, visitando Santiponce, l’antica Italica, si possono ammirare alcune delle rovine più affascinanti della penisola iberica. Passeggiando per le strade del paese, ci si può imbattere nei resti dell’antica città romana, con il sito archeologico che offre una vasta gamma di testimonianze del passato, tra cui un anfiteatro, terme, sculture, mosaici, case e strade romane. Una delle caratteristiche distintive di Italica è la grande quantità di mosaici ben conservati, sia policromi che in bianco e nero, che raffigurano una varietà di soggetti, come creature marine, le sette divinità della settimana (in un mosaico esagonale conservato nella Casa del Planetario), e 32 specie di uccelli (nella suggestiva Casa degli Uccelli).
Prendiamo in considerazione proprio la Casa degli Uccelli e la Casa del Planetario. La Casa degli Uccelli prende il nome dal magnifico mosaico che rappresenta Orfeo circondato da diverse specie di uccelli. Situata a sud rispetto alla Casa di Nettuno, questa residenza, con i suoi 1700 metri quadrati, apparteneva probabilmente a un nobile di Italica, come suggeriscono la qualità dei materiali, le rifiniture, la grandezza e la posizione privilegiata, tutte caratteristiche tipiche di una villa aristocratica dell’epoca. Attualmente, solo una parte dell’edificio è stata restaurata e resa accessibile ai visitatori. Le mura, recentemente ricostruite, cercano di ricreare gli spazi abitativi che si sviluppavano attorno a un peristilio o giardino porticato. La Casa del Planetario, situata di fronte alla Casa degli Uccelli, è famosa soprattutto per il mosaico del II secolo d.C. che raffigura le sette divinità planetarie: Luna, Marte, Mercurio, Giove, Venere, Saturno e Sole, da cui derivano i nomi dei giorni della settimana.
Accanto alla Casa degli Uccelli si trova la Casa di Hylas, dedicata al giovane della mitologia greca amato da Eracle e rapito dalle ninfe durante la spedizione degli Argonauti. Questa casa è nota per il mosaico del II secolo d.C. che raffigura proprio la scena del rapimento di Ila.
Un’altra importante rovina di Italica è la Casa di Nettuno, che prende il nome dal mosaico raffigurante il dio del mare. Oltre a Nettuno, nel mosaico sono rappresentate altre creature marine. Questo mosaico si trova sul pavimento della piscina del frigidarium, la parte delle terme romane riservata ai bagni in acqua fredda. La Casa di Nettuno è una delle più grandi, occupando circa 6000 metri quadrati, ed è stata scavata in una sezione di un impianto termale. L’edificio comprende numerose sale con mosaici sia policromi che in bianco e nero. Tra questi spicca un mosaico a labirinto, composto da tessere bianche e nere, al cui centro una figura, cancellata volontariamente in epoca cristiana, probabilmente per il suo carattere pagano, era originariamente rappresentata.
La Casa dell’Esedra, così chiamata per la caratteristica esedra semicircolare posta al termine del lungo cortile, merita una menzione particolare. Questa domus, situata lungo il Cardo Maximo, si estende su un’area di circa quattromila metri quadrati, occupando un intero isolato. La vastità della struttura è dovuta alla presenza di terme e di una palestra dalla pianta allungata, alla cui estremità si trovano alcuni grandi blocchi di cementizio, resti della volta che un tempo copriva la grande esedra. Al centro della domus si trova un giardino, i cui portici sono sorretti da pilastri cruciformi e che conserva i resti di una fontana decorativa. Si ipotizza che questa struttura potesse essere un collegium.
L’anfiteatro di Italica è oggi uno dei meglio conservati tra quelli dell’Impero Romano. Con una capienza di circa 25.000 spettatori, l’anfiteatro presenta al centro dell’arena una fossa, originariamente coperta da una struttura di legno, utilizzata come area di servizio durante gli spettacoli con gladiatori e animali selvaggi. La cavea, o gradinata, si compone di tre livelli (ima, media e summa), dei quali oggi sono visibili solo i due inferiori. Per quanto riguarda la facciata esterna, ormai perduta, era formata da due ordini di colonne collegate ai pilastri delle arcate. La struttura, realizzata in opera cementizia e rivestita in pietra e mattoni, presentava le parti più importanti rivestite in marmo. L’anfiteatro fu costruito per volontà di Adriano, come omaggio alla sua città natale, e rappresentava un punto di riferimento anche per gli abitanti delle città vicine, considerando che Italica contava circa 8.000 abitanti, mentre l’anfiteatro poteva ospitare 25.000 persone.
Un altro monumento rilevante è il Traianeum, il tempio dedicato all’imperatore Traiano, situato al centro di Italica, nel punto più alto della città, sulla sommità di una collina. Questo tempio, circondato da una piazza porticata con esedra, era composto da otto colonne per lato e poggiava su un alto podio, rendendolo l’edificio più importante della città antica. Purtroppo, i lavori di scavo e conservazione sono stati gestiti in modo non ottimale, compromettendo la preservazione dei resti. Inoltre, l’immagine del Traianeum è ulteriormente deturpata dalla presenza di un passaggio che conduce al cimitero di Santiponce, dividendo il tempio in due parti.
Italica vantava anche le terme più grandi della Spagna, le Terme Maggiori, che sono state solo parzialmente scavate fino ad oggi. Studi geofisici condotti negli anni ’90 hanno rivelato che queste terme si estendevano per circa 3200 metri quadrati e che includevano una palestra di notevoli dimensioni, adiacente al muro meridionale del complesso termale. Molte delle superfici delle Terme erano rivestite di marmo, ma nel corso dei secoli queste preziose risorse sono state saccheggiate, rendendo più difficile comprendere l’intera struttura delle rovine. Nei pressi dell’attuale abitato di Santiponce si trovano anche le Terme Minori, che coprivano un’area di circa 3000 metri quadrati.
Oltre agli edifici pubblici e privati, la città era dotata di un sistema avanzato di rifornimento idrico e di una rete fognaria. L’acqua arrivava attraverso un acquedotto alle Cisterne o Castellum aquae e da qui veniva distribuita alle fontane pubbliche e agli edifici principali tramite tubature in piombo. Le acque reflue e piovane venivano convogliate nelle fogne, visibili oggi sotto alcune grate collocate agli incroci delle strade cittadine.
Il Teatro di Italica, situato nei pressi dell’odierno villaggio di Santiponce, appena fuori dalle mura della città, risale all’età augustea, sebbene alcuni studiosi ritengano che la sua costruzione possa essere iniziata già sotto Cesare. Durante il regno di Adriano, fu aggiunta una cappella dedicata al culto della dea Iside. La costruzione dei teatri in Spagna si concentrò in un breve arco di tempo, che va dall’epoca cesariana/augustea fino ai primi anni dell’età dei Flavi, spiegando l’omogeneità architettonica tra queste strutture.
La cavea del teatro, capace di ospitare circa 3000 spettatori, fu costruita intorno al I secolo a.C. Tra la cavea e l’orchestra, lo spazio semicircolare antistante il palco, si trova il balteus, una cornice di marmo che separa la prima fila di posti (proedria), riservata agli spettatori di maggiore importanza come magistrati e senatori. L’assegnazione dei posti nel teatro seguiva infatti un rigido protocollo: i primi tre gradoni, più ampi rispetto agli altri, erano destinati alle personalità più influenti della città, mentre il resto del pubblico si accomodava nei posti rimanenti. Le donne e gli schiavi erano relegati ai settori più alti della cavea, e l’accesso era vietato ai forestieri. La cavea ha un diametro di 77,70 metri, mentre il palco misura 48,50 metri in lunghezza.
L’orchestra e le aree circostanti sono le sezioni meglio conservate del Teatro di Italica. Essendo la parte più bassa del teatro, fu la prima a essere ricoperta di terra durante le inondazioni, il che ha contribuito a preservare gran parte del rivestimento marmoreo, a differenza di altre zone dove i marmi furono saccheggiati. Il proscaenium, il fronte del palco, aveva principalmente una funzione strutturale, fungendo da supporto per il muro posteriore. Il proscaenium era decorato con ornamenti e fregi che celebravano la famiglia imperiale e le origini mitiche di Italica.
Il teatro disponeva inoltre di tre porte (valvae) attraverso le quali gli attori potevano accedere alla scena dal portico retrostante. I portici offrivano protezione agli spettatori dal sole e dalle intemperie, garantendo loro un’esperienza confortevole durante gli spettacoli.