Antica Sabratha, perla della Tripolitania

Antica Sabratha

Sabratha è una città situata nella parte nord-occidentale della Libia, a circa 70 km da Tripoli, la capitale. Fondata dai Fenici nel VII secolo a.C., sfruttando uno dei rari porti naturali della Tripolitania, Sabratha divenne rapidamente un importante snodo commerciale, attirando l’interesse di Cartagine. Dopo essere passata sotto il controllo cartaginese, la città fu annessa alla provincia romana d’Africa nel 46 a.C., a seguito della sconfitta del re numida Giuba I per mano delle truppe di Giulio Cesare.

Tra il 65 e il 70 d.C., un violento terremoto colpì la città, provocando il crollo di numerosi edifici. Questo disastro naturale offrì l’opportunità per una ricostruzione in stile romano, iniziata sotto l’imperatore Marco Aurelio e continuata sotto Commodo, che demolirono alcune delle vecchie strutture per fare spazio a nuovi edifici pubblici.

Di David Stanley from Nanaimo, Canada – Basilica Ruins, Sabratha, CC BY 2.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=24200866

Sabratha, dopo secoli di prosperità, iniziò a declinare nel IV secolo d.C., coincidentemente con il declino dell’Impero Romano. Il devastante terremoto del 365 d.C. distrusse gran parte della città, e le successive incursioni dei Berberi, insieme ai conflitti tra cristiani e donatisti, accelerarono il suo lento declino. Nel 439 d.C., le truppe vandale guidate dal re Genserico distrussero le mura e conquistarono la città. Solo con l’arrivo dei Bizantini si ebbe una breve ripresa; l’imperatore Giustiniano I fece costruire una basilica a lui dedicata, menzionata da Procopio nel VI secolo d.C. come “splendida”, soprattutto per i suoi magnifici mosaici policromi. Tuttavia, con le invasioni arabe del VII e XI secolo d.C., Sabratha venne completamente abbandonata, lasciando Oea (l’attuale Tripoli) come l’unico centro abitato della Tripolitania.

Oggi, le rovine e il sito archeologico di Sabratha sono una testimonianza preziosa della storia antica e dal 1982 fanno parte del Patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO.

Il sito archeologico, visitabile grazie agli scavi effettuati dagli archeologi italiani negli anni 1920, durante il periodo coloniale, ha visto una significativa opera di recupero e parziale ricostruzione sotto la direzione di Renato Bartoccini. Archi, colonne, capitelli e mosaici sono stati liberati dalla sabbia, rivelando la grandezza della città romana.

Prima di accedere alla zona archeologica dal lato sud, si trova il Museo Romano, che custodisce reperti rinvenuti negli scavi, tra cui i mosaici pavimentali della basilica di Giustiniano, un colossale busto di Giove, un busto di un imperatore della dinastia Flavia decorato con una scena di sottomissione di barbari, e numerose statue provenienti dalle Terme. Accanto, il Museo Punico espone interessanti reperti, tra cui una statua che rappresenta il dio Bes, considerata uno dei pezzi più affascinanti della collezione.

Di crucially (Artur Bergman) – Flickr, CC BY-SA 2.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=1781847

All’interno del sito archeologico, il monumento più significativo è senza dubbio il teatro romano, costruito tra la fine del II e l’inizio del III secolo d.C., durante il periodo che va dalla dinastia degli Antonini a quella dei Severi. Questo teatro conserva il colonnato della scena (scaenae frons) su tre ordini, che è stato quasi completamente ricostruito, insieme a una serie di bassorilievi che adornano la base del proscenio (pulpitum) rivolto verso l’orchestra. Con una capacità di circa 5.000 spettatori, la struttura fu probabilmente danneggiata dai terremoti che colpirono la città nel 306 e nel 310, e soprattutto dal devastante terremoto del 365 d.C. Dopo un incendio, testimoniato da uno strato di ceneri rinvenuto durante gli scavi, il teatro fu abbandonato e in seguito occupato da abitazioni private. Durante la rioccupazione bizantina del Nord Africa nel VI secolo, il teatro fu utilizzato come cava per il reimpiego dei materiali.

Il teatro, situato vicino al Foro, fu costruito con blocchi di arenaria rossastra provenienti dalle cave vicine. La cavea, o gradinata per gli spettatori, è orientata verso nord, in direzione del mare, e sorretta da tre ordini sovrapposti di arcate. Il palcoscenico (scaena) ha una larghezza di 42,70 metri, una profondità di 8,55 metri ed è rialzato di 1,38 metri rispetto all’orchestra. Originariamente, il palcoscenico era costituito da un tavolato in legno sostenuto da una serie di muretti. Gli attori accedevano al palco tramite le porte della scaenae frons o da due sale laterali che collegavano anche con il corridoio anulare sotto la cavea. Queste sale erano pavimentate con marmi policromi e le pareti erano rivestite con lastre di marmo bianco, alcune delle quali sono state ricomposte.

Lo spazio sotto il palcoscenico (hyposcenium) era accessibile tramite una piccola scala di 11 gradini, utilizzata per esigenze sceniche. Il pulpito, o piattaforma rialzata del teatro, è decorato con bassorilievi raffiguranti divinità, scene storiche e teatrali, e una serie di nicchie rettangolari e semicircolari. Nella nicchia centrale si trova la figura della dea Roma, raffigurata con elmo, scudo e vestita da amazzone, affiancata da un’altra divinità che rappresenta Sabratha.

Non lontano dal teatro si trova l’anfiteatro, che poteva ospitare fino a 10.000 spettatori. Collocato in una cavità di una vecchia cava, le sue gradinate sono oggi ben conservate, così come le gallerie sotterranee utilizzate per far entrare le bestie feroci nell’arena.

Avvicinandoci al mare, troviamo le Terme situate a nord-est del Foro, che rappresentano il complesso termale più grande dell’intero sito archeologico, insieme alle Terme di Oceano, dedicate al dio Oceano. Queste terme conservano ancora oggi splendidi mosaici colorati.

All’interno del sito archeologico si possono ammirare anche diverse basiliche. Tra queste, oltre alla già citata Basilica di Giustiniano, la basilica più antica è quella giudiziaria, situata sul lato meridionale del Foro. Costruita intorno al I secolo d.C., ha subito numerosi interventi e modifiche nel corso dei secoli, fino a diventare una chiesa cristiana. L’aula centrale è di forma quadrangolare, circondata su tutti e quattro i lati da un colonnato. Lo spazio centrale era probabilmente coperto da un lucernario e da un alto tetto di legno, più imponente rispetto a quelli delle ali laterali, come nelle basiliche più antiche. Sul lato lungo della struttura si trovava un’esedra, che fungeva sia da tribunale che da luogo per il culto imperiale, come dimostrano le statue imperiali dell’epoca dei Flavi e di Traiano ritrovate al suo interno.

Nella seconda metà del II secolo d.C., l’edificio fu rivestito in marmo e ampliato verso ovest con l’aggiunta di una nuova tribuna absidata. Nel IV secolo d.C., a seguito dei saccheggi degli Austuriani, la basilica fu ridotta sia in larghezza che in lunghezza. Oltre alla basilica giudiziaria e a quella di Giustiniano, sono state rinvenute altre quattro basiliche cristiane: due all’interno del Foro e due a nord del teatro romano. La più antica di queste fu adattata nel V secolo d.C. per l’uso cristiano.

Di Jan Hazevoet, CC BY 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=52950042

Tra i templi più suggestivi all’interno del Forum di Sabratha troviamo quelli dedicati a Iside, Giove, Liber Pater, Ercole e il Tempio Antoniniano. Il Tempio di Giove, situato a ovest del Foro, era costruito su un alto podio che conteneva delle favisse. La facciata del tempio presentava una piattaforma accessibile tramite due scale laterali, probabilmente utilizzata come tribuna per discorsi. Queste caratteristiche architettoniche hanno portato gli studiosi a classificarlo come un esempio tipico di tempio italico. Originariamente costruito in pietra nel I secolo d.C., fu ricostruito in marmo nel II secolo. L’esterno del tempio era circondato da sei colonne sul fronte e quattro su entrambi i lati.

Sul lato opposto del Capitolium si ergeva un altro tempio, dedicato a Liber Pater, una delle divinità più venerata nel Nord Africa. Questo tempio, uno dei più antichi di Sabratha, era circondato da un doppio colonnato, con colonne in stile ionico e tuscanico. Una gradinata sulla facciata del tempio conduceva alla cella. Oggi restano visibili il podio e le tracce di una struttura più antica, forse una casa.

Un altro tempio di grande importanza è il Tempio Antoniniano, costruito durante il regno di Lucio Vero e Marco Aurelio. Questo tempio si affacciava su una piccola piazza adornata con una fontana, ed era elevato su un podio molto alto, con la facciata rivolta a ovest. I muri esterni della cella erano decorati con pilastri scanalati, mentre l’interno del tempio fu successivamente trasformato in un sepolcro, preservandolo così dalla distruzione.

Di Jan Hazevoet, CC BY 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=52950042

Il Tempio di Iside, situato vicino al mare, si distingue notevolmente dagli altri templi di Sabratha. Costruito al centro di una corte e circondato da colonne corinzie su tutti e quattro i lati, il tempio fu voluto da Paccio Africano e sorgeva su una cappella preesistente dedicata alla dea Iside. Come altri templi della città, era elevato su un alto podio con una gradinata frontale. Ai lati del vestibolo si ergevano due torri quadrangolari, ciascuna contenente due sale. Sul lato opposto all’ingresso si trovavano altri spazi dedicati al culto della dea, con basi predisposte per le statue. All’esterno del santuario, sul lato est, tre coppie di cubi quadrangolari interrompevano le file di gradini.

Nel 186 d.C., fu edificato il Tempio di Ercole, riconosciuto come tale grazie a un’immagine dell’eroe raffigurata davanti alla gradinata. Questo tempio, un tempo uno dei più sfarzosi, era decorato con pitture nei portici e nelle absidi, oltre a marmi policromi.

Un altro monumento di grande rilievo nel sito è la catacomba, scoperta nel 1942. La catacomba di Sabratha è uno dei pochi esempi conosciuti di cimitero comunitario cristiano nell’Africa Romana. L’ingresso si trova a pochi metri dall’attuale linea di costa, a metà strada tra il Tempio di Iside e l’anfiteatro, nei pressi di una delle cave di pietra utilizzate nel II secolo per la costruzione del quartiere del teatro. La catacomba è composta da una serie di gallerie con loculi nelle pareti e sarcofagi in pietra disposti sul pavimento.

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