Antinoo: il giovane che divenne un dio

Antinoo: il giovane che divenne un dio

Quando ci capita di viaggiare e di visitare i musei di tutto il mondo, troviamo spesso esposte delle stupende opere d’arte che lo raffigurano: abbiamo statue di varie grandezze, rilievi o altre testimonianze artistiche che, a distanza di quasi duemila anni, ci ricordano ed immortalano la bellezza quasi divina di un giovinetto della Bitinia che, un giorno, incrociò il suo destino con un imperatore romano. Era il 123 e sul trono di Roma era seduto Adriano, all’epoca quarantasettenne. L’imperatore incontrò per la prima volta il giovanissimo Antinoo, quando il ragazzo di anni ne aveva appena 13. Un incontro che rappresentò una scintilla nel cuore dell’imperatore dell’Urbe. Quel cambiamento, quella specie di colpo di fulmine, di cui a breve andrò a spiegare meglio, produrrà un terremoto in tutta la storia dell’arte. Esso produrrà un modello artistico riconoscibilissimo ancora oggi e, soprattutto, genererà una nuova divinità nel pantheon romano.

Antinoo: il giovane che divenne un dio

Di Thesupermat – Opera propria, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=21636443

LE PRIME NOTIZIE, LE PRIME ESPERIENZE

Dalle fonti storiche, come Cassio Dione o la Historia Augusta, sappiamo che Adriano incontrò Antinoo, per la prima volta, attorno al 123 d.C. Ben poco sappiamo di questo adolescente nato circa nel 110 d.C., anche perché dopotutto ci troviamo di fronte ad un perfetto sconosciuto che, in maniera dirompente, è entrato nella Storia. La Bitinia, oggi riconducibile all’area nord della Turchia, a contatto con il Mar Nero, era una delle provincie romane in Asia Minore, una terra che da sempre ha affascinato Adriano. L’imperatore era da sempre filo ellenico, molto più vicino alla filosofia, alla cultura, alla forma mentis ed alle tradizioni greche che romane. Già da qualche anno aveva deciso di viaggiare in lungo e in largo per l’Impero Romano, visitando aree o province mai toccate da alcun imperatore. Adriano decise di mostrarsi, di rendersi visibile a tutti i sudditi, anche i più lontani dal cuore dell’impero, dall’Urbe. E fu proprio nel corso di uno dei suoi viaggi che Adriano vide, per la prima volta, questo giovane.

Pelle delicata, capelli ricci ed uno sguardo che, a vedere le opere scultoree, sembra davvero essere quelle di un Dio: fiero ma, allo stesso tempo, apparentemente melanconico e pensieroso. Forse fu proprio questo mix tra bellezza esteriore ed interiore, riconosciuta da un uomo come Adriano che, di suo, aveva un animo profondo e dedito alla conoscenza. Sta di fatto che prima di questo incontro poco sappiamo del giovane Antinoo e, anzi, ancora oggi si discute ancora sulla sua condizione sociale. Quando Adriano lo conobbe, l’adolescente era uno schiavo? Diciamo che non c’è una risposta univoca. Inoltre, sempre guardando attentamente ciò che di Antinoo abbiamo a disposizione, e cioè il patrimonio scultoreo, sembra che il giovane avesse delle origini greche, ma solo in parte. Non sappiamo neanche se Antinoo provenisse da una famiglia povera o meno, se avesse un’istruzione di base o meno. Probabilmente, se un imperatore incontrò l’adolescente nel corso di una delle cerimonie ufficiali a cui stava partecipando, è probabile che Antinoo non fosse parte della classe sociale più povera e bassa. Non solo, poiché dalle fonti sappiamo anche che Antinoo, una volta introdotto nella corte di Adriano, fu subito portato in Italia per proseguire la sua istruzione. Entrò quindi in un pedagogium, come ce ne erano a Roma e non solo ma, comunque sia, sempre sotto l’ala protettrice di Adriano. Cosa avrà mai spinto l’imperatore a compiere una scelta del genere? Non lo sappiamo ancora. Ciò di cui però siamo a conoscenza è che Antinoo, nel frattempo cresciuto, comincerà ad accompagnare Adriano nel corso dei suoi viaggi almeno dal 128 d.C. Andranno insieme anche nell’amata Grecia, quella così agognata da Adriano. E, alla fine, arriveranno anche in Egitto, in quel fatidico anno del 130 d.C. Ma prima di capire cosa accadde veramente, è giusto e doveroso parlare un poco del motivo per cui Antinoo è entrato nella Storia: la sua relazione con Adriano.

Arco di Costantino: Il doppio tondo raffigurante a sinistra la caccia al leone di Adriano, accompagnato da Antinoo, e a destra il sacrificio effettuato ad Ercole.

IL RAPPORTO TRA L’IMPERATORE ED ANTINOO

Quale è stato il vero rapporto tra questi due individui che avevano più di 30 anni di differenza? Nel corso dei secoli la figura di Antinoo divenne quasi un’icona gay, in quanto fu associato al rapporto omosessuale che avrebbe avuto con Adriano. Probabilmente ciò è vero, probabilmente i due hanno intrattenuto una relazione davvero intima e amorosa, ma forse non avvenne solo questo.

Innanzitutto nella società romana, ma in particolare in quella greca che Adriano amava tantissimo, il rapporto tra un uomo anziano (spesso assimilato anche ad un tutore o maestro, o semplicemente ad una persona in là con gli anni e dunque saggia), con un giovane (magari per completare la sua formazione scolastica ed istruttiva) non era nulla di strano. E se in questo rapporto si arrivava anche oltre, andando a toccare le corde di una relazione più che fisica e sessuale, ciò non provocava alcuno scandalo. In una società molto più libertina rispetto a quella nostra, in un’etica diversa da quella moderna, un uomo poteva avere tante amanti, poteva intrattenersi con le schiave e gli schiavi, purché il dominus maschio mantenesse una posizione di potere e, appunto, dominante. Probabilmente una cosa simile sarebbe potuta accadere anche con Antinoo, ma le cose non finiscono qui.

Se è vero che il giovane, una volta conosciuto Adriano, fu riportato in Italia per completare la sua istruzione, è anche possibile che esso abbia raggiunto una sensibilità tale ad argomenti come la filosofia, la poesia, la musica o l’arte in generale, che per un erudito ed appassionato come Adriano sarebbe stato un vero piacere potersi intrattenere e discorrere del più e del meno, a parlare dei grandi temi della vita, delle tragedie o delle commedie greche, della fede o di tutto ciò che ha a che fare con la sfera della conoscenza. In particolare Antinoo visse, comunque, sotto l’egida imperiale e, di conseguenza, è anche probabile che avesse ricevuto la migliore delle educazioni possibili, con i maestri più rinomati della corte adrianea. Per questo la relazione tra lui ed Adriano poteva anche esistere ad un livello molto più platonico, ad un livello di intima conoscenza. Passare il tempo parlando di tutto ciò di cui è possibile parlare non ha davvero prezzo. Purtroppo, però, tutto ciò ebbe termine nel tragico 130 d.C., quando Antinoo morì.

Antinoo: il giovane che divenne un dio

Di Carole Raddato from FRANKFURT, Germany – Hadrian & Antinous, British Museum, London, CC BY-SA 2.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=37881344

LA MORTE DI ANTINOO

Nell’autunno del 130 d.C. Adriano, Antinoo e parte della corte erano in navigazione lungo le sacre acque del Nilo. Quella, la terra d’Egitto, doveva essere una tappa obbligata per un imperatore che doveva farsi riconoscere come tale, che si preoccupava di gestire personalmente alcune delle faccende inerenti alle provincie imperiali e che, soprattutto, era affascinato (come molti Romani), dalla misteriosa terra dei Faraoni. L’Egitto è sempre stato diverso, religiosamente e spiritualmente parlando, alla pragmatica Roma. Un luogo magico, in tutti i sensi, per i Romani. E forse proprio questo sta alla base di ciò che accadde quel tragico giorno. Secondo tutte le fonti, da Cassio Dione alla Historia Augusta, Antinoo morì durante la navigazione. Nella seconda fonte citata, la Historia Augusta, è semplicemente detto che “[Adriano] Durante una navigazione sul Nilo perse Antinoo”, senza ulteriori dettagli. E sta proprio qui il nocciolo del problema: come è morto Antinoo? Le spiegazioni alla sua dipartita e le relative congetture si sprecano.

C’è chi protende per l’ipotesi di un semplice incidente. Antinoo, forse perché ubriaco, cadde semplicemente in acqua per essere brutalmente ucciso dai coccodrilli che infestavano il Nilo. Oppure, ipotesi assolutamente da non scartare, Antinoo sarebbe stato ucciso (prima sulla barca e poi gettato nel fiume o direttamente scaraventato in acqua). Dopotutto se Antinoo era, di fatto, già divenuto il preferito di Adriano, sarebbe stato forse probabile una sua adozione e, di conseguenza, una sua salita al trono imperiale alla morte dell’imperatore. E, come sempre capitava, vi erano persone (anche molto vicine ad Adriano), che non vedevano di buon occhio quel ragazzo, uscito dal nulla, che addirittura sarebbe potuto diventare imperatore. Anche in seno alla famiglia di Adriano sarebbe potuta nascere la quasi necessità di fare fuori Antinoo, così da portare avanti un’altra figura, un altro uomo di fiducia che avrebbe potuto prenderne il posto. Giochi di potere e giochi politici, insomma, potrebbero essere alla base della morte di Antinoo. Ma non finisce qui, poiché vi è anche un’altra ipotesi, appoggiata tra l’altro da Cassio Dione, che forse è ancora più affascinante delle prime.

Antinoo: il giovane che divenne un dio

Di Darafsh – Opera propria, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=50914923

Secondo questa versione della storia, Antinoo si sarebbe volontariamente ucciso. Una sorta di suicidio rituale, secondo alcuni ben conosciuto ed anzi appoggiato dallo stesso Adriano. Antinoo sarebbe andato da una strega, o comunque da una maga, per poter sapere cosa avrebbe potuto propiziare maggiormente le fortune ed il futuro di Adriano, l’uomo a cui doveva tutto. Ed in questo frangente, in una terra in cui rituali del genere non era per nulla strani e fuori del comune, sarebbe maturato in Antinoo l’ipotesi dell’estremo gesto. Un modo per donare la propria vita a qualcun’altro, in questo caso Adriano, che già soffriva per dei problemi fisici, oltre che per la semplice età che avanzava. È inoltre risaputo che proprio ad ottobre, mese in cui forse Antinoo sarebbe morto, si officiavano dei particolari riti in onore di Osiride, il signore dell’Oltretomba e della rinascita. Tutto questo porta a pensare che, forse, Antinoo si sarebbe davvero ucciso. Sicuramente sappiamo, da tutti le fonti, che Adriano fu fortemente scosso dalla prematura dipartita del suo amato. Una tristezza infinita, un dolore impareggiabile colpirono l’imperatore. Sentimenti che non furono ben visti da qualcuno a Roma, tanto che si criticò Adriano per la sua presunta mollezza e per comportarsi quasi come una femminuccia. Anche la Yourcenar, nel suo magnifico libro “Le Memorie di Adriano”, protende per quest’ipotesi, tanto che fa sentire Adriano, in un certo qual senso, responsabile diretto dell’accaduto. Ecco le parole scritte dalla Yourcenar in merito: “Mi dico che il suicidio non è poi così raro, che è un fatto abbastanza comune a 20 anni. La morte di Antinoo è un problema, oltre che una sciagura, per me solo […] I miei rimorsi, a poco a poco, sono divenuti anch’essi un aspetto amaro di possesso, un modo per assicurarmi d’esser stato alla fine lo sventurato padrone del suo destino”. Sicuramente sappiamo che Adriano prenderà una decisione senza precedenti, alla morte di Antinoo. Renderà il suo favorito un Dio, una vera divinità con tanto di templi, di culto, di statue e ritratti marmorei. Lui, Antinoo, un perfetto sconosciuto dalla sconosciuta infanzia, non proveniente dalla famiglia imperiale, non un Romano né un aristocratico. Un semplice ragazzo alla stregua della divinità. Una decisione che fece certamente scalpore, e anche scandalo. In molti, a Roma e non solo, arrivarono a criticare fortemente Adriano. È anche vero che l’imperatore non badò a spese per promuovere il culto del nuovo Dio, tanto che oggi la figura di Antinoo è facilmente visibile nei musei di arte antica. Dovevano essere migliaia e migliaia le statue, le sculture o altro, raffiguranti il giovane, che abbellivano edifici e strade nell’impero Romano.

Di Marie-Lan Nguyen (2009), CC BY 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=10016715

ANTINOO DOPO LA MORTE

Sappiamo con certezza che, tra le prime decisioni prese da Adriano, ci fu l’assimilazione di Antinoo con Osiride, una delle divinità più importanti di tutto l’Egitto. Non solo, poiché Adriano arrivò anche a costruire una nuova città, sempre nel regno egiziano, che verrà chiamata Antinopoli. Poi il corpo fu mummificato ed inumato in un monumento funebre di cui, però, oggi non ne conosciamo l’ubicazione. È incredibile pensarlo, ma nonostante tutto lo sforzo che fece Adriano per rendere eterno ed immortale Antinoo, tanto da trasformarlo in un Dio, non sappiamo ancora dove le spoglie del giovane sarebbero state lasciate. Nella bellissima Villa Adriana, la fantastica reggia di Adriano a Tivoli, sono stati riconosciuti i resti di un Antinoeion, dunque di un santuario in onore di Antinoo. Era lì il suo corpo? Altri pensano che il monumento funebre fosse direttamente a Roma, mentre altri credono che, invece, Antinoo avesse riposato in Egitto, nella terra dove diede la vita. Nessuna di queste ipotesi è da scartare, dopotutto. C’è solo una flebile traccia che ci può condurre alla locazione della sua tomba. Al Pincio, nel Parco di Villa Borghese a Roma, vi è un piccolo obelisco in granito, portato a Roma proprio da Adriano, e che indubbiamente è connesso ad Antinoo. Tra i geroglifici, infatti, leggiamo di come Antinoo fosse stato assimilato ad Osiride, di come una nuova città fosse stata edificata in suo onore, e di come l’obelisco fosse situato nel giardino del “Principe di Roma”. A quale giardino si riferisce? Ancora oggi, ripeto, non lo sappiamo.

Ciò che però colpisce è come una storia d’amore, platonico o fisico che fosse, abbia portato alla creazione non solo di una nuova divinità, che aveva pari dignità di Giove o Minerva. No, perché Antinoo divenne un modello da cui attingere. Il suo viso divenne riconoscibile, tutti avrebbero compreso, al guardare quei capelli ricci, quelle guance, quello sguardo così peculiari, di trovarsi di fronte ad Antinoo. Sebbene il culto pare non prese davvero i cuori dei Romani, è certo che ad Antinoo è bastato scaldare un solo cuore per diventare immortale, forse anche più di colui che lo trovò, un giorno del 123 d.C. in Bitinia, per elevarlo a Dio.


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