Quando ci troviamo a esplorare musei in giro per il mondo, spesso ci imbattiamo in straordinarie opere d’arte che ritraggono una figura affascinante: statue di varie dimensioni, rilievi e altre testimonianze artistiche che, a quasi duemila anni di distanza, conservano e celebrano la bellezza quasi divina di un giovane della Bitinia. Questo giovane incrociò il suo destino con un imperatore romano. Era l’anno 123, e il trono di Roma era occupato da Adriano, all’epoca di quarantasette anni. Fu allora che l’imperatore incontrò per la prima volta Antinoo, un ragazzo di soli 13 anni. Questo incontro segnò una svolta per Adriano, accendendo una scintilla nel suo animo. Quel sentimento improvviso e profondo, di cui parlerò più nel dettaglio tra poco, avrebbe lasciato un’impronta indelebile nella storia dell’arte, creando un modello estetico inconfondibile e introducendo una nuova divinità nel pantheon romano.


Le Prime Notizie e le Prime Esperienze
Le fonti storiche, come Cassio Dione e la Historia Augusta, ci raccontano che Adriano incontrò per la prima volta Antinoo intorno al 123 d.C. Del giovane, nato circa nel 110 d.C., sappiamo pochissimo: fino a quel momento, infatti, era un perfetto sconosciuto, destinato però a fare il suo ingresso impetuoso nella Storia. La Bitinia, che oggi si trova nella regione settentrionale della Turchia, affacciata sul Mar Nero, era una provincia romana dell’Asia Minore e una terra da sempre affascinante per Adriano. L’imperatore, amante della cultura greca, si sentiva più vicino alla filosofia e alle tradizioni elleniche che a quelle romane. Da qualche anno, aveva intrapreso una serie di viaggi attraverso l’Impero Romano, per visitare territori remoti, portando la sua presenza imperiale anche nei luoghi più distanti da Roma. Fu proprio durante uno di questi viaggi che Adriano notò per la prima volta il giovane Antinoo.
Di lui colpirono la pelle delicata, i riccioli e uno sguardo che, come emerge dalle opere scultoree, pareva divino: fiero, e al contempo malinconico e pensieroso. Forse fu proprio questo insieme di bellezza esteriore e profondità interiore a conquistare Adriano, un uomo di spirito profondo e amore per la conoscenza. Tuttavia, prima di quell’incontro, poco sappiamo di Antinoo, e le discussioni sulla sua origine sociale sono ancora aperte. Antinoo era uno schiavo quando Adriano lo incontrò? Non abbiamo una risposta certa. Le sculture sembrano suggerire un’origine parzialmente greca, ma non ci è noto se provenisse da una famiglia povera o se avesse un’istruzione di base. È probabile, considerando la possibilità che Adriano l’abbia notato in occasione di cerimonie ufficiali, che Antinoo non fosse di estrazione sociale bassissima. Le fonti indicano che, una volta entrato a corte, Adriano lo portò in Italia per completare la sua educazione in un paedagogium, come quelli presenti a Roma e altrove, ma sempre sotto la protezione diretta dell’imperatore. Quale fu il motivo che spinse Adriano a prendere una decisione simile? Resta un mistero.
Ciò che sappiamo è che Antinoo, ormai cresciuto, iniziò a viaggiare con Adriano almeno dal 128 d.C., accompagnandolo anche nell’amatissima Grecia. Alla fine, i due giunsero insieme in Egitto, nell’anno decisivo del 130 d.C. Ma prima di comprendere cosa accadde realmente in quel fatidico anno, è importante soffermarsi sul motivo per cui Antinoo lasciò un segno così profondo nella Storia: la sua relazione con Adriano.

Il Rapporto tra l’Imperatore e Antinoo
Qual era la vera natura del legame tra Adriano e Antinoo, due persone con oltre trent’anni di differenza d’età? Nel corso dei secoli, la figura di Antinoo è diventata un simbolo dell’amore tra uomini, associata a un legame intimo con Adriano. È probabile che i due abbiano avuto una relazione affettuosa e profonda, ma forse non si esauriva soltanto in questo.
Nella società romana, e ancor più in quella greca tanto amata da Adriano, un legame tra un uomo più maturo – spesso anche tutore o maestro – e un giovane allievo non era affatto inusuale. Era considerato un aspetto normale dell’educazione di un giovane, che poteva includere anche una dimensione affettiva e, talvolta, amorosa senza destare scandalo. In un’epoca con una morale più aperta rispetto ai canoni moderni, gli uomini romani potevano intrattenere relazioni con amanti, schiave e schiavi, mantenendo sempre una posizione dominante. Qualcosa di simile potrebbe essere accaduto tra Adriano e Antinoo, ma forse c’era di più.
Se Antinoo, dopo aver incontrato Adriano, fu portato in Italia per completare la sua istruzione, è possibile che il giovane abbia sviluppato una sensibilità per temi quali la filosofia, la poesia, la musica e le arti in generale. Per Adriano, uomo colto e appassionato di conoscenza, sarebbe stato un vero piacere condividere conversazioni e riflessioni sui grandi temi della vita, sulle tragedie e commedie greche, sulla religione e sul sapere in generale. Con il sostegno imperiale, Antinoo avrebbe avuto accesso ai migliori maestri della corte di Adriano, ricevendo un’educazione di alto livello, e il loro legame avrebbe potuto esprimersi anche su un piano profondamente intellettuale e platonico, fondato su una conoscenza intima e condivisa. Il valore di un rapporto costruito su un dialogo aperto e stimolante è inestimabile.
Sfortunatamente, questa connessione speciale tra Adriano e Antinoo si interruppe tragicamente nel 130 d.C., con la prematura morte di Antinoo.

La Morte di Antinoo
Nell’autunno del 130 d.C., Adriano, Antinoo e parte della corte imperiale stavano navigando lungo le sacre acque del Nilo. Per l’imperatore, l’Egitto rappresentava una tappa imprescindibile: non solo per il controllo delle province, ma anche per l’antico fascino esercitato dalla terra dei Faraoni. Questa terra misteriosa, così diversa dalla pragmatica Roma per spiritualità e religiosità, possedeva un’aura magica per molti Romani. Forse fu proprio quest’atmosfera carica di simbolismo e mistero a fare da sfondo al tragico evento che si consumò durante quella navigazione. Le fonti antiche, come Cassio Dione e la Historia Augusta, riportano che Antinoo perse la vita in quella traversata, senza però fornire dettagli specifici. Nella Historia Augusta, per esempio, si legge soltanto che “[Adriano] durante una navigazione sul Nilo perse Antinoo”. E proprio il silenzio intorno a questa vicenda ha generato numerose congetture.
Alcuni storici sostengono l’ipotesi di un incidente: forse Antinoo, in preda ai fumi dell’alcol, cadde nel fiume e venne attaccato dai coccodrilli che infestavano quelle acque. Un’altra teoria suggerisce che sia stato assassinato, gettato nel Nilo dopo essere stato ucciso a bordo o direttamente spinto in acqua. Essendo già il favorito di Adriano, è possibile che l’imperatore stesse considerando una sua eventuale adozione, un gesto che avrebbe potuto persino avvicinarlo alla successione imperiale. Questo scenario avrebbe suscitato forti tensioni, e forse alcune personalità influenti vicine ad Adriano non vedevano di buon occhio un giovane di umili origini come potenziale erede. Anche all’interno della stessa famiglia dell’imperatore, Antinoo avrebbe potuto essere visto come un rivale da eliminare, in favore di un candidato più favorevole agli equilibri politici di corte.
Ma c’è un’altra ipotesi, avanzata da Cassio Dione, che affascina ancora di più: un’interpretazione carica di suggestione, che aggiunge un alone di mistero al tragico destino di Antinoo.

Il Sacrificio di Antinoo
Secondo una versione della storia, Antinoo si sarebbe tolto la vita volontariamente, in un atto di sacrificio rituale. Alcuni sostengono che Adriano stesso potesse aver approvato questo gesto estremo. Si racconta che Antinoo si fosse rivolto a una maga per sapere come potesse favorire il destino e la salute di Adriano, l’uomo a cui doveva tutto. In Egitto, una terra in cui simili riti non erano inusuali, Antinoo avrebbe concepito l’idea di sacrificarsi per il bene di Adriano, già afflitto da problemi di salute e dal passare degli anni. È noto che, proprio in ottobre, mese in cui Antinoo perse la vita, venivano celebrati riti in onore di Osiride, dio della rinascita e dell’aldilà. Tutti questi elementi fanno pensare che il giovane possa aver scelto davvero di morire per il bene del suo amato imperatore.
La morte di Antinoo scosse profondamente Adriano, che cadde in un dolore inconsolabile. A Roma, molti disapprovarono il modo in cui l’imperatore espresse il proprio lutto, considerandolo eccessivo e “debole.” Anche Marguerite Yourcenar, nel suo romanzo Memorie di Adriano, riprende questa interpretazione, lasciando trasparire il tormento interiore di Adriano, che si sentiva in parte responsabile della tragedia. Ecco le parole della Yourcenar: “Mi dico che il suicidio non è poi così raro, che è un fatto abbastanza comune a 20 anni. La morte di Antinoo è un problema, oltre che una sciagura, per me solo […] I miei rimorsi, a poco a poco, sono divenuti anch’essi un aspetto amaro di possesso, un modo per assicurarmi d’esser stato alla fine lo sventurato padrone del suo destino.”
La reazione di Adriano fu straordinaria: decretò che Antinoo sarebbe stato venerato come un dio. Per il giovane, di origini umili e senza alcun legame con la nobiltà romana, venne istituito un culto divino, con templi, statue e rappresentazioni marmoree. Questa decisione suscitò un grande scalpore e provocò critiche, ma Adriano ignorò ogni opposizione e investì ingenti risorse per diffondere il culto della nuova divinità. Oggi la figura di Antinoo si trova in numerosi musei di arte antica, ma un tempo migliaia di statue e sculture raffiguranti il giovane decoravano edifici e strade in tutto l’impero romano.

Antinoo Dopo la Morte
Una delle prime decisioni di Adriano dopo la morte di Antinoo fu associarlo a Osiride, il potente dio egizio. Inoltre, l’imperatore fondò una nuova città in Egitto, chiamata Antinopoli, in suo onore. Il corpo di Antinoo fu mummificato e sepolto in un monumento funebre la cui posizione, però, rimane un mistero. Nonostante Adriano si fosse adoperato per garantire l’immortalità del giovane elevandolo a divinità, non sappiamo ancora dove siano le sue spoglie. A Villa Adriana, la residenza imperiale di Tivoli, è stato identificato un Antinoeion, un santuario dedicato a lui. Forse il corpo di Antinoo riposava lì? Alcuni pensano che il suo luogo di sepoltura potesse trovarsi a Roma, mentre altri ritengono che sia stato inumato in Egitto, dove morì. Tra queste ipotesi, vi è una traccia sottile: un obelisco di granito nel Parco di Villa Borghese a Roma, che Adriano portò in città e che presenta un collegamento chiaro con Antinoo. I geroglifici sull’obelisco raccontano di Antinoo assimilato a Osiride, della fondazione di una città in suo onore e dell’obelisco posto nel giardino del “Principe di Roma.” A quale giardino si riferisca resta ancora un enigma.
Quello che più colpisce è come questa storia, che fosse un amore platonico o fisico, abbia portato alla creazione di una nuova divinità, venerata al pari di Giove o Minerva. Antinoo divenne un’icona, un modello riconoscibile: il suo volto dai riccioli, le guance e lo sguardo intenso divennero elementi distintivi, e chiunque poteva riconoscerlo. Sebbene il culto di Antinoo non si diffuse mai pienamente tra i Romani, è certo che il giovane abbia lasciato un segno profondo, riuscendo a conquistare un solo cuore, quello di Adriano, per diventare immortale.