Villa Adriana

A partire dal 117 d.C., l’imperatore Adriano scelse questa splendida villa come sua residenza, costruita su un’area che ospitava un precedente edificio appartenente alla moglie, Vibia Sabina, che ne costituì il nucleo originario. Situata vicino a Roma, sui Monti Tiburtini, a circa 28 km dalla capitale dell’Impero, la villa era accessibile sia dalla via Tiburtina che dalla via Prenestina, oltre che tramite il percorso fluviale lungo l’Aniene.

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L’area scelta per la costruzione di questa maestosa residenza era particolarmente ricca di risorse idriche, attraversata da ben quattro degli antichi acquedotti che rifornivano Roma: Anio Vetus, Anio Novus, Aqua Marcia e Aqua Claudia. Vicino alla villa si trovava, e si trova ancora oggi, la sorgente di acqua sulfurea delle Acque Albule (oggi conosciute come Bagni di Tivoli), una fonte apprezzata dall’imperatore Adriano. Inoltre, la zona era ricca di cave che fornivano materiali da costruzione essenziali, come il travertino e la pozzolana, indispensabili per la produzione della calce.

Villa Adriana si discostava dallo stile tradizionale delle domus romane, che solitamente seguivano uno schema rigido e ripetitivo, con ambienti destinati a funzioni specifiche, come si può osservare nella Villa dei Misteri a Pompei o nella Villa di Poppea a Oplontis (Torre Annunziata). Nonostante mantenesse elementi del linguaggio e dell’iconografia architettonica tradizionali, la villa fu concepita in modo innovativo. Era composta da una serie di edifici interconnessi, ciascuno con una funzione ben precisa: tra questi, l’edificio con tre esedre, il ninfeo stadio, l’edificio con peschiera, il quadriportico, le piccole terme, il vestibolo e il padiglione del pretorio. Adriano volle che nella sua dimora fossero riprodotti i luoghi e i monumenti che lo avevano colpito durante i suoi numerosi viaggi, rendendo Villa Adriana un’opera architettonica unica nel suo genere.

Nel complesso della villa si possono ammirare diverse strutture straordinarie. Il Pecile, un ampio giardino circondato da un portico, con una piscina centrale, era destinato alle passeggiate estive e invernali. Il Canopo, invece, è un lungo bacino d’acqua adornato con colonne e statue, che culmina in un tempio sormontato da una cupola suddivisa in spicchi. All’interno della villa si trovano anche i resti di due complessi termali: le Grandi Terme e le Piccole Terme. Queste ultime erano dotate di un frigidarium a cielo aperto e di una sala rotonda coperta da una cupola a cassettoni, con cinque grandi finestre che si aprivano sulla sala. Tutti questi edifici, impreziositi da stucchi raffinati e dettagli eleganti, erano riservati alla famiglia imperiale e ai loro ospiti.

Le Grandi Terme, destinate al personale di servizio della villa, disponevano di un sistema di riscaldamento sotto il pavimento e di un’imponente sala circolare utilizzata come sudatio. La grande copertura a crociera della sala centrale, nonostante la perdita di uno dei quattro pilastri di sostegno, è ancora miracolosamente in equilibrio. Tra le aree meglio conservate del complesso ci sono l’accademia, lo stadio, il palazzo imperiale, la Sala dei Filosofi, il Teatro Greco e la prestigiosa Piazza d’Oro, una struttura rappresentativa con un ampio peristilio decorato con stucchi di alta qualità. Particolarmente originale è il Teatro Marittimo, una sorta di isola circondata da un colonnato ionico e da un canale che formava un isolotto. Questo era uno dei luoghi preferiti dall’imperatore Adriano, dove amava rifugiarsi per riflettere e comporre le sue poesie.

Di Carole Raddato from FRANKFURT, Germany – The circular temple dedicated to the Venus of Cnidus, Hadrian’s Villa, Tivoli, CC BY-SA 2.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=37879396

Dopo la morte di Adriano nel 138 d.C., la villa continuò ad essere abitata fino almeno al III secolo, come dimostrano i bolli laterizi rinvenuti sul posto, ma gradualmente fu lasciata in disuso. Nel periodo medievale, l’area della villa fu trasformata in terreno agricolo e divenne una cava per l’estrazione di materiali edilizi pregiati, come marmi, mosaici e decorazioni. Tra il XVI e il XIX secolo, furono condotti numerosi scavi, spesso a scopo predatorio, che portarono alla dispersione di oltre 300 opere d’arte, tra cui ritratti, statue, erme, rilievi, sculture e mosaici, finite nelle collezioni private e nei musei di tutta Europa. Nel 1999, Villa Adriana è stata riconosciuta come patrimonio dell’umanità.

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