Eliogabalo: un imperatore contro tutti

Eliogabalo: un imperatore contro tutti

Tutte le fonti scritte che abbiamo sulla vita, il regno e la morte di Eliogabalo (o Elagabalo), descrivono il ragazzo che divenne imperatore, dal 218 d.C. al 222 d.C., come una persona pazza, squilibrata, dai gusti sessuali sfrenati, incapace di governare, succube delle sue passioni, tiranno e bestemmiatore. Tutto questo lo dobbiamo alle azioni, o non azioni, intraprese da un personaggio che, forse, non avrebbe dovuto mai arrivare così in alto nella piramide sociale. Eliogabalo fu, dopotutto, un imperatore che riuscì (e non è facile) a inimicarsi tutte le forze sociali che appartenevano alla società della Roma antica: il Senato, il popolo e l’esercito. Ma vediamo come egli, che per il bene di Roma non avrebbe mai dovuto raggiungere la porpora imperiale, sia riuscito a tanto.

I PRIMI PASSI DI ELIOGABALO

Il suo vero nome era Vario Avito Bassiano, figlio di Giulia Soemia e Sesto Vario Marcello. Quest’ultimo apparteneva all’ordine equestre, ma il giovanissimo Vario (nato nel 203 d.C. in Siria) dovrà ringraziare il lato materno se riuscì ad arrivare al trono. Giulio Soemia, infatti, era figlia di Giulia Mesa: costei era la sorella di Giulia Domna, la potente ed affascinante moglie di Settimio Severo. Questo è il legame di sangue tra Vario Avito Bassiano e la dinastia dei Severi. Siamo nel 217 d.C. quando, a seguito della morte di Caracalla, il suo uccisore Macrino stava tentando in tutti i modi di rimanere saldo nella sua nuova posizione di imperatore, cercando di sconfiggere tutti i suoi nemici e, soprattutto, di farsi accettare dal Senato e dall’esercito. Fu Giulia Mesa a lavorare ai fianchi, contribuendo alle fortune del nipotino. Sarà lei, infatti, a convincere a far introdurre la figlia, Vario Avito Bassiano e sé stessa in un accampamento militare di legionari nella Fenicia. Già da tempo stava facendo girare, in segreto, voci riguardanti il fatto che Vario Avito Bassiano fosse, in realtà, figlio di Caracalla. Non abbiamo prove se ciò fosse vero o falso, ma è probabile che la seconda ipotesi sia quella corretta. Giulia Mesa stava solo cercando un protesto per portare l’esercito dalla sua. E così fece poiché il comandante della III Gallica, la legione di stanza lì in Fenicia, lo proclamò imperatore. A poco a poco anche altre legioni fecero lo stesso ed il povero Macrino, trovatosi improvvisamente solo e senza più sostegno, fuggì prima di essere ucciso. Sarà così che il piccolo Vario Avito Bassiano, all’epoca appena quindicenne, divenne imperatore di Roma.

Eliogabalo: un imperatore contro tutti

Di Coyau / Wikimedia Commons, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=15469969

ORIGINI DEL NOME E PROBLEMI RELIGIOSI

Eliogabalo ci mise un anno prima di mettere piede a Roma, poiché ciò avverrà nel 219 d.C. Nel frattempo il Senato aveva accettato, più o meno di buon grado, il fatto che Eliogabalo fosse legittimamente sul trono, in quanto presunto figlio di Caracalla. Ma, probabilmente, ciò fu l’unica cosa che i patres riuscirono ad accettare di questo imperatore. Da dove deriva, infatti, il nome Eliogabalo? Dal fatto che la famiglia, in Siria, era molto addentro al culto di El Gabal, il supremo Dio solare di derivazione siriaca, talmente tanto che il piccolo Eliogabalo divenne sacerdote supremo del culto di questa divinità. Non ci sarebbero stati troppi problemi a riguardo, in quanto nell’Urbe già da un po’ circolavano altre religioni molto diverse da quella classica romana, sia dal punto di vista teologico che ritualistico. Il vero problema fu che Eliogabalo, chiamato così proprio per il suo ruolo religioso, tentò in tutti i modi, e praticamente con la forza, di far accettare ai Romani, ai patres e all’esercito questa nuova, straniera, divinità.

Eliogabalo sentiva tantissimo la sua fede, forse anche troppo. Difatti molti furono i problemi sorti tra i suoi comportamenti e l’etica, oltre che la morale e la sensibilità, dei Romani. El Gabal, ad esempio, fu immediatamente rinominato Deus Sol Invictus (Dio Sole Invitto), in una posizione che sembrava essere predominante, anche rispetto a Giove. Non solo, poiché sembra che Eliogabalo volesse completamente soppiantare quest’ultimo in favore della sua divinità, arrivando addirittura a minacciare di convertire tutti i templi dedicati a Giove, per renderli luoghi di culto a El Gabal. Un episodio più di altri può far comprendere quanto i comportamenti di Eliogabalo, derivanti dalla sua incrollabile fede, fossero lontani dal modo di fare dei Romani. Innanzitutto si circoncise e, secondo alcuni, tentò anche di evirarsi (ma forse ebbe un ripensamento). Un atto scandaloso per i pragmatici Romani, già scottati da esperienze corporali simili (nel culto di Cibele e del suo amato Attis, sempre di origine orientale, alcuni fedeli arrivarono davvero ad evirarsi). Leggiamo quello che ci dice Erodiano, narrandoci della processione sacra che Eliogabalo volle a tutti i costi, nel giorno del solstizio d’estate, per commemorare il suo El Gabal: “Un tiro a sei cavalli trasportava la divinità, i cavalli enormi e di un bianco immacolato, con dispendiosi finimenti in oro e ricchi ornamenti. Nessuno teneva le redini, e nessuno era a bordo della biga; il veicolo era scortato come se il Dio stesso fosse l’auriga. Eliogabalo camminava all’indietro davanti alla biga, rivolto verso il Dio e reggendo le redini dei cavalli. Compiva tutto il viaggio in questo modo inverso, guardando in faccia il suo Dio”. Divinità, tra l’altro, rappresentava fisicamente da una pietra nera, probabilmente di origine meteorica (anche qui un legame con il culto di Cibele). Si capisce come ai Senatori, ma anche al popolo, questa predominanza del culto di una divinità straniera, il cui culto molto caratteristico e pittoresco era al di fuori dei canoni classici dei Romani, non piacque affatto. Ed Eliogabalo piacque ancor meno quando decise di realizzare l’enorme tempio dedicato al suo Dio, che passerà alla storia come Elagabalium. Il problema è che l’edificio di culto fu costruito sulle pendici del Palatino, un luogo dall’alto grado simbolico. Sempre Erodiano ci dice che “questa pietra è adorata come se fosse stata inviata dal cielo”.

Ma le decisioni in campo religioso intraprese da Eliogabalo non finiscono qui, in quanto il giovane adolescente fece anche di peggio, molto di peggio. Animato da un’incrollabile volontà di far accettare a tutti El Gabal (dopotutto ricordiamo che il culto di un Dio solare già esisteva, soprattutto grazie al suo avo Settimio Severo), Eliogabalo si inventò un matrimonio sacro. Fece dunque “incontrare”, ufficialmente, El Gabal con Minerva, i quali convolarono a nozze. Un nuovo episodio della vita celeste della storica divinità romana che, ovviamente, non andò giù a nessuno. Dal punto di vista di Eliogabalo questa scelta era dettata dal tentativo di unificare le due religioni, le due fedi, l’Oriente con l’Occidente. Se le intenzioni potevano anche essere lodevoli, da un certo punto di vista, molto meno lo furono le azioni intraprese per raggiungere tale obiettivo. Eliogabalo arrivò, addirittura, a violare la verginità delle Vestali. Ne sposerà una, Aquilia Severa, così da unificare nel sacro vincolo matrimoniale la sacerdotessa di Vesta con il sacerdote del nuovo Dio. Un altro atto considerato, semplicemente, sacrilego.

Processione per il dio baal, forse con ritratto di elagabalo, 217-22 dc ca.jpg. Di Sailko – Opera propria, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=51443808

I COMPORTAMENTI DI ELIOGABALO

Ma di Eliogabalo ciò che fece davvero discutere, oltre alla sua fede religiosa e ai suoi continui sacrilegi, erano il suo carattere ed i suoi comportamenti. In particolar modo, nella sfera sessuale, Eliogabalo fu considerato praticamente un perverso. Ci bastino le parole di Elio Lampridio, che lascerà detto ai posteri di come “A Roma poi [Eliogabalo] non fece altro che avere degli emissari che gli cercassero maschi superdotati e che glieli portassero a Palazzo, perché quello potesse godere dei loro attributi”. Il problema di fondo era come, pare, Eliogabalo passasse giornate intere a gozzovigliare e ad intrattenersi con i suoi “maschi superdotati”. O, al massimo, officiava qualche rito in qualità di sacerdote supremo di El Gabal. Da sottolineare, inoltre, che le relazioni con le donne non sono mai andate bene se è vero che divorziò almeno tre volte e, forse, senza neanche arrivare a consumare. Dopotutto Eliogabalo di matrimoni e divorzi se ne intendeva, se è vero che, quando vide che il suo tentativo di incontro interreligioso non andrò a buon fine, fece divorziare anche El Gabal e MInerva.

Non dimentichiamoci mai, a prescindere, che il giovane Eliogabalo era di origine siriane. Una terra, quella di Siria, completamente diversa per costumi e tradizioni dalla storica Urbe. Di per sé non c’è nulla di male, ma tutti gli imperatori che, nei comportamenti e nelle attitudini, erano più filo orientali che latini non hanno mai fatto una bella fine. Dopotutto anche Eliogabalo aveva una concezione di esercizio del potere molto orientale: in lui esisteva la convinzione che l’imperatore dovesse essere quasi una divinità in terra, investita di un potere illimitato ed assolutistico. Nessun rispetto, dunque, per quel Senato che, in teoria, dovrebbe essere non solo un mero organo di controllo, ma una vera istituzione a tutela della stabilità della società romana. Di Eliogabalo, parlando di costumi, scandalizzò anche il suo modo di essere. Dai tratti un poco effeminati, meglio ancora androgini, pare che usasse truccarsi in una maniera che ai Romani non piacque proprio. Erodiano, parlando di un”altra processione sacra in onore di El Gabal, arrivò a scrivere che l’imperatore si era “truccati fino a un punto a cui una donna onesta non si sarebbe mai spinta”.

Come se non bastasse Eliogabalo fece tranquillamente capire ai Senatori e ai suoi stretti consiglieri che l’esercizio vero del potere era sì tenuto da lui (o almeno lo pensava), ma che in realtà l’imperatore ascoltava soprattutto le donne di casa: la nonna Giulia Mesa, la madre Giulia Soemia e la zia Giulia Mamea. Arrivò a creare una specie di Senato parallelo, al Quirinale, in cui le tre donne si riunivano per parlare di politica assieme ad altri magistrati. Non solo, poiché le tre donne dovevano partecipare anche alle sedute ufficiali del Senato. Altro fatto scandaloso che, unito agli atti sacrileghi ed ai comportamenti assolutistici, rovinò completamente (semmai fossero mai esistiti in realtà), il rapporto con i patres. Il popolo già mal lo sopportava per i suoi continui tentativi di imporre a tutti una divinità straniera, oltre al fatto che tutti sapevano dei comportamenti licenziosi di Eliogabalo.

Eliogabalo: un imperatore contro tutti

Di Classical Numismatic Group, Inc. http://www.cngcoins.com, CC BY-SA 2.5, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=29278531

IL RUOLO DELL’ESERCITO, DEI PRETORIANI E LA FINE DI ELIOGABALO

Scontentando tutti, Eliogabalo non poteva mancare di fare un torto anche all’esercito. L’imperatore fece qualcosa di indicibile, per l’animo indomito dei Romani: non solo non ha mai combattuto in vita sua ma, soprattutto, non aveva alcuna intenzione di intraprendere una guerra, una scaramuccia con qualche tribù barbara. Nulla. Per lui l’esercito non aveva una vera funzione, non serviva a nulla. Il rapporto con i pretoriani, invece, crollò definitivamente con il proseguo della discussa relazione intrapresa da Eliogabalo Ierocle, il suo amante preferito. Erano talmente sfacciati, a quanto pare, che anche i pretoriani cominciarono ad essere schifati. Non solo questo, perché un altro segnale diede l’allarme alla guardia pretoriana (che spesso ha un ruolo da ago della bilancia nelle vicende degli imperatori romani): Eliogabalo assunse il consolato per ben tre volte consecutive. Un atto del tutto eccezionale e, in teoria, fuori legge. Qualcosa che, prima di lui, aveva fatto solo Domiziano. E nell’immaginario degli antichi Romani quest’ultimo divenne la personificazione della tirannia, dell’oppressione e della dittatura.

Non poteva durare, insomma. E di ciò se ne accorse proprio colei che, all’inizio di tutta la storia, aveva spinto per mettere Eliogabalo sul trono: la nonna, Giulia Mesa. Capito che lei avrebbe solo rischiato di essere uccisa a causa degli sconsiderati comportamenti e decisioni intraprese dal nipote, sarà lei stessa ad ordire contro la sua creatura. Sarà lei a convincere ad elevare al ruolo di Cesare (quindi, praticamente, successore), il cuginetto di Eliogabalo, colui che prenderà poi il nome di Alessandro Severo, imperatore dopo Eliogabalo. Quest’ultimo proverà, per un poco, a farlo entrare nelle sue grazie, portandolo ai riti orientali dedicati ad El Gabal, ad esempio. Ma Giulia Mesa, questa volta, stesse bene attenta, ed evitò che il piccolo e futuro Alessandro Severo potesse prendere anche solo un minimo del modo di fare dell’imperatore. Sarà così che Eliogabalo e la madre Giulia Soemia (figlia di Giulia Mesa, l’architetto del complotto), furono uccisi a colpi di spada. Cassio Dione, in merito alla tragica dipartita dei due, lascerà scritto: “Fece un tentativo di fuggire, e sarebbe riuscito a raggiungere un qualche luogo nascosto in una latrina, se non fosse stato scoperto e ucciso, all’età di diciotto anni. La madre, che lo abbracciò e lo strinse fortemente, morì con lui: le loro teste vennero spiccate dai busti e i loro corpi, dopo essere stati denudati, vennero prima trascinati per tutta la città, e poi il corpo della madre venne gettato in un posto o in un altro, mentre il suo [Eliogabalo] venne gettato nel fiume”.

Le rose di Eliogabalo (Lawrence Alma-Tadema, 1888, olio su tela, collazione privata di Juan Antonio Pérez Simón)

Per la precisione, pare che il corpo dell’imperatore fu gettato direttamente nella Cloaca Massima, tanto che Eliogabalo, in seguito, fu anche chiamato Tractaticius, e cioè il Trascinato (per le strade di Roma, prima di essere gettato via come spazzatura). Questa, dunque, è la tragica fine di un ragazzo che si è ritrovato imperatore quando, probabilmente, sarebbe dovuto rimanere ciò per cui era stato designato sin da piccolo: sacerdote supremo di El Gabal. Purtroppo per lui la nonna, più che la madre, vollero approfittare della situazione di incertezza dovuta alla morte di Caracalla. Forse non tutto ciò che le fonti ci dicono riguardano Eliogabalo, i suoi comportanti e modi d’essere, sono esattamente veri. Ma è indubbio che lui è considerato, a tutti gli effetti, come uno dei peggiori imperatori della storia. Non aveva l’appoggio di nessuno, ha scontentato tutti, non scese mai in battaglia, mancò ripetutamente di rispetto alle istituzioni ed al suo stesso popolo. Non poteva che finire come è finita…

Share