Il 2 settembre 31 a.C., si combatté la Battaglia di Azio: al largo della costa occidentale greca, la flotta di Ottaviano e Agrippa sconfisse quella di Marco Antonio e Cleopatra. Questo scontro segnò simbolicamente la fine della Repubblica romana e l’inizio dell’era imperiale.
Marco Antonio, co-reggente del regno d’Egitto accanto a Cleopatra, e il suo insuccesso nella campagna contro i Parti offrirono a Ottaviano l’occasione ideale per guadagnare il sostegno necessario a superare il rivale. Con una mossa politica astuta, Ottaviano si presentò come il protettore dell’Impero e del prestigio di Roma, ottenendo dal senato l’autorizzazione a muovere guerra contro Antonio. La battaglia di Azio, combattuta al largo delle coste dell’Epiro, fu il momento decisivo. Sebbene formalmente dichiarata contro Cleopatra, la guerra era descritta come una lotta per difendere la romanità dalla tirannia straniera. Le forze di Ottaviano, guidate come sempre dall’abile generale Marco Vipsanio Agrippa, riuscirono a ottenere una vittoria decisiva, consolidando il potere di Ottaviano e aprendo la strada al dominio imperiale.
Le navi egiziane si rivelarono inefficaci contro quelle romane, che disponevano di un’innovazione strategica ideata da Agrippa: l’arpagone. Questo strumento permetteva di agganciare le navi nemiche e tirarle accanto alla propria imbarcazione, facilitando l’abbordaggio. Grazie a questa tecnica, molte imbarcazioni nemiche furono distrutte o affondate. Di fronte alla sconfitta, Antonio fece ritorno ad Alessandria, colmo di senso di fallimento.
La battaglia di Azio è universalmente riconosciuta come un evento cruciale, che segna simbolicamente la fine dell’era repubblicana romana e l’inizio del principato, una fase che anticipa l’Impero pienamente istituzionalizzato e legittimato da Vespasiano con la Lex de Imperio nel 69 d.C., sancita dal Senato.
Ma Azio ebbe luogo circa un secolo prima.
Il potere e il controllo di Roma e del Mediterraneo si trovavano nelle mani di due rivali: Ottaviano, figlio adottivo di Cesare, e Marco Antonio, un tempo suo luogotenente e ora consorte di Cleopatra d’Egitto. I due avevano cooperato a lungo dopo l’assassinio di Cesare, ma una serie di vicende politiche e familiari li aveva divisi, portando a una separazione delle sfere di potere all’interno della Repubblica e creando fazioni opposte anche nel Senato. La guerra, inizialmente confinata a dispute verbali e tensioni politiche a Roma, sfociò in un conflitto aperto alimentato da pretesti.
Il 1° febbraio del 32 a.C., la situazione precipitò: i due consoli dell’anno, allineati con la fazione di Antonio, proposero di censurare Ottaviano, ma un tribuno della plebe intervenne con il veto e la mozione fu bloccata. Nel frattempo, Ottaviano aveva già ordinato ai suoi uomini di circondare il Senato. A seguito di questi eventi, i due consoli e circa 300 senatori decisero di lasciare l’assemblea e abbandonarono l’Italia.
Le due fazioni erano praticamente alla pari sul piano militare, ciascuna contando su circa trenta legioni e una flotta di 500 navi. Ottaviano attese quindi di essere nominato console per il 31 a.C., assicurandosi anche che venisse dichiarata formalmente guerra a Cleopatra, presso la cui corte viveva il figlio naturale di Cesare, avuto con la regina egiziana.
Quando le forze si scontrarono nella baia di Azio, in Grecia, la vittoria di Ottaviano non fu solo il risultato di una leggera superiorità numerica nella flotta (con un centinaio di navi in più), ma di una serie di fattori strategici, tra cui il comando di Agrippa, considerato uno dei più abili strateghi romani. Agrippa, salpando da Brindisi, tentò un’azione improvvisa per intrappolare le navi di Antonio sparse lungo la costa. Sebbene questa manovra non fosse risolutiva, Agrippa riuscì a isolare la flotta nemica dai rifornimenti, controllando il mar Ionio dalle basi di Leucade e Corcira (oggi Corfù). Nel frattempo, Ottaviano si stabilì ai margini settentrionali della baia e fortificò l’area, impedendo così ogni possibile ritirata via terra per le truppe di Antonio.
Per mesi, il conflitto rimase una guerra di logoramento. In settembre, Antonio decise di rompere il blocco navale, ma il prolungato assedio aveva minato il morale delle sue truppe. Tentò una fuga rischiosa con le navi rimaste, spingendole a forza di remi verso il largo. Tuttavia, la flotta non seguì completamente il piano: solo 60 navi egiziane con Cleopatra e alcune di Antonio riuscirono a lasciare il campo, mentre le altre furono intercettate da Agrippa, riportate nella baia e costrette alla resa, assicurando la vittoria ad Ottaviano.
Quindi, la battaglia di Azio non fu uno scontro colossale in termini numerici, ma rappresentò comunque il momento decisivo nella guerra tra i due triumviri. La fuga di Antonio con Cleopatra fu devastante per la sua immagine: si schierava al fianco di una sovrana straniera, abbandonando le sue truppe, in gran parte legionari italici, mentre Ottaviano emergeva come il difensore della romanità e dell’ordine repubblicano.
Questo evento gettò le basi per la trasformazione dell’Egitto in una provincia romana e, più in grande, aprì la strada alla creazione del principato, con Ottaviano che assunse il titolo di princeps, inaugurando il periodo che conosciamo come principato romano.