
Costruite per volere di Tito e consacrate nell’80 d.C., queste terme si trovavano nella zona nord-est dell’Anfiteatro Flavio, nella III regione di Roma, adiacente alla Domus Aurea, con cui condividevano parte del territorio, sovrapponendosi in alcune aree. Una caratteristica distintiva della politica della dinastia flavia fu il rapido ripristino degli spazi pubblici, precedentemente requisiti da Nerone, restituendoli immediatamente all’uso collettivo.

Il complesso era conosciuto fino ad oggi principalmente attraverso i disegni realizzati da Andrea Palladio alla fine del 1500. Situato sulle pendici meridionali del colle Oppio, era accessibile tramite una scalinata che collegava il Colosseo agli ambienti termali. Questi ultimi si sviluppavano intorno a un corpo centrale di dimensioni relativamente contenute, attorno al quale si disponevano ulteriori ambienti ordinati simmetricamente.

Il complesso si estendeva su un’area di circa 125 x 120 metri, di cui oltre la metà, sul lato meridionale, era occupata da una terrazza-palestra. Gli ambienti erano disposti simmetricamente lungo un asse centrale, in linea con la rigorosa simmetria tipica delle terme “imperiali”. Un doppio calidarium fungeva da avancorpo sull’asse principale, che terminava con una scalinata. Questi calidari erano dotati di un’abside sul lato nord e di vasche laterali. Da qui, un passaggio centrale separava i calidari e conduceva a un piccolo tepidarium rettangolare, che a sua volta dava accesso al frigidarium, concepito come un grande salone basilicale con abside lungo uno dei lati principali e vasche laterali.
Ai lati del complesso termale principale, si trovava una doppia serie di ambienti simmetrici: due cortili-palestra, due spogliatoi e due sale di intrattenimento.
Gli scavi effettuati dal Comune di Roma tra il 1986 e il 1991 hanno riportato alla luce una serie di murature significative, che rappresentano solo una piccola parte del complesso. Gli edifici erano progettati per adattarsi al declivio della collina e si sviluppavano probabilmente su più livelli. Le ultime fonti certe documentano un restauro avvenuto nel 238; tuttavia, il complesso fu abbandonato prematuramente, diventando una cava per il recupero di marmi e materiali da costruzione utilizzati per edificare palazzi e chiese.