Per molti romani, Santa Maria Maggiore rappresenta uno dei luoghi più amati della città. Questa basilica, infatti, occupa un posto speciale nella storia del cristianesimo a Roma, poiché fu la prima a essere costruita non per volontà di un imperatore o della sua cerchia politica o familiare, come avvenne con Costantino, ma su iniziativa di un papa. Fu Sisto III, pontefice dal 432 al 440 d.C., a volerne l’edificazione.
La prima pietra della Basilica fu posata nel 432, l’anno successivo al Concilio di Efeso, che aveva solennemente dichiarato che Maria doveva essere venerata come Madre di Dio, poiché madre della persona divina di Gesù.
Per celebrare questo dogma, che non fu immediatamente accettato da tutti—dato che nei primi secoli del cristianesimo vi furono accesi dibattiti sulla natura di Gesù, se fosse stato veramente uomo, Dio, o entrambi, con implicazioni significative per il riconoscimento della natura di Maria—papa Sisto III decise di erigere un magnifico tempio. Questo tempio doveva sorgere proprio nel luogo che, secondo la tradizione, era stato indicato dalla Vergine stessa a papa Liberio, il quale aveva governato tra il 352 e il 366 d.C. Per questo motivo, la basilica conserva ancora oggi l’appellativo di “Liberiana”.
Secondo la leggenda, la Madonna apparve in sogno a Liberio e gli ordinò di costruire un tempio in suo onore nel luogo di Roma dove sarebbe caduta la neve. Questo miracolo avvenne nella notte tra il 4 e il 5 agosto del 352, destando grande clamore. La stessa visione fu condivisa da un patrizio romano di nome Giovanni e sua moglie, due anziani e ricchi coniugi senza figli, che desideravano impiegare le loro ricchezze per un’opera in onore di Maria.
Ancora oggi, i romani commemorano quel miracoloso evento con uno spettacolo di neve artificiale che si svolge proprio davanti alla facciata della basilica. Tuttavia, passarono circa 80 anni prima che Sisto III, raccogliendo l’eredità di Liberio, desse inizio ai lavori di costruzione, e trascorsero secoli prima che la basilica assumesse l’aspetto che conosciamo oggi. I dettagli della leggenda della fondazione della basilica sono ancora oggi raccontati attraverso i magnifici mosaici medievali della facciata, realizzati da Filippo Rusuti, allievo di Pietro Cavallini, che li completò in due fasi distinte.
Di grande importanza per la storia dell’arte sono i mosaici della navata centrale e quelli dell’arco trionfale, risalenti alla fine del IV secolo e agli inizi del V. Questi mosaici rappresentano il più significativo ciclo musivo paleocristiano che si sia conservato a Roma.
Ma la Basilica di Santa Maria Maggiore è anche un luogo di profonda devozione cristiana, grazie al tesoro inestimabile custodito nella Confessione sotto l’Altare. Si tratta di una cripta-sacello, interamente rivestita di metalli e pietre preziose, che ospita quelle che la tradizione identifica come le reliquie della Grotta di Betlemme, inclusi i resti della culla di Gesù (dal VII secolo), dove la Vergine Maria avrebbe deposto il neonato.
I motivi per visitare la Basilica sono molti e tutti di grande rilevanza. Di recente è stato riaperto al pubblico il Museo del Tesoro, con visite speciali. Il Museo Liberiano, inaugurato da Giovanni Paolo II l’8 dicembre 2001, in occasione della solennità dell’Immacolata Concezione, ospita una collezione di oggetti preziosi che raccontano la bimillenaria storia della Basilica: libri e oggetti liturgici, reliquiari, ostensori e calici, oltre a opere di grandi maestri. Tra queste, spiccano la “Salita al Calvario” di Giovanni Bazzi, detto il Sodoma, la “Madonna con Bambino, S. Antonio da Padova e S. Caterina da Siena” di Domenico di Iacopo di Pace, detto il Beccafumi, e tre tavolette che narrano la storia dell’Icona Salus Populi Romani, realizzate nella bottega di Baldassare Croce. Non mancano progetti e opere di Gian Lorenzo Bernini, che è sepolto nella Basilica, e la splendida “Natività” di Arnolfo di Cambio, scolpita alla fine del 1200.
Poco conosciuta, ma altrettanto affascinante, è l’area archeologica sottostante la Basilica di Santa Maria Maggiore, dove si trovano i resti di una domus romana, databile tra il I e il V secolo d.C. Durante la visita agli ambienti sotterranei, si possono ammirare splendidi mosaici, affreschi di rara bellezza con un calendario menologico, un lararium e, per i più curiosi, un esemplare del cosiddetto “Quadrato magico del Sator”, un antico enigma scoperto in circostanze avventurose.
Durante la campagna di scavi nei sotterranei della Basilica di Santa Maria Maggiore, condotta nel 1960, venne alla luce un esemplare del cosiddetto Quadrato Rotas, noto anche come Latercolo pompeiano, inciso sul bordo di un muro di sostegno. Questo antico enigma, le cui origini risalgono ai primi secoli della civiltà occidentale, era già noto per la sua diffusione in tutta Europa.
Tuttavia, il ritrovamento di un esemplare proprio nella città di Roma, centro della cristianità, aggiungeva un elemento fondamentale per comprendere meglio questo complesso rompicapo. Le scoperte più recenti suggeriscono che il Quadrato fosse un simbolo adottato dalle prime comunità cristiane, celando un messaggio criptato: la parola Paternoster, ricavata dall’anagramma delle venticinque lettere del quadrato, che si incrociavano nella lettera N, un riferimento al titolo di Gesù, il Nazareno. Questo intrigante ritrovamento offre un ulteriore motivo per visitare una delle Basiliche patriarcali più illustri di Roma.