Tragedia a Rebibbia: secondo suicidio in poche ore in carcere

Il carcere di Rebibbia, a Roma, è stato teatro di una nuova, tragica pagina. In poche ore, due detenuti si sono tolti la vita: un uomo italiano di 52 anni si è impiccato nella sua cella, e solo poco prima, nello stesso penitenziario, una donna della stessa età aveva compiuto lo stesso gesto. Queste morti non sono incidenti isolati, ma il culmine di una situazione che si fa sempre più insostenibile. Il bilancio dei suicidi nelle carceri italiane sale a 59 dall’inizio dell’anno, un numero che denuncia a gran voce un sistema al collasso.

Le cause di una crisi cronica

Le ragioni di questa emergenza sono complesse, ma i dati indicano chiaramente le problematiche principali. Il sovraffollamento rimane il problema più grave. Le carceri sono piene oltre la loro capienza, creando un ambiente di tensione e disperazione. A ciò si aggiunge la carenza di personale, in particolare nella Polizia Penitenziaria, che si trova a gestire una situazione critica con risorse insufficienti. La mancanza di supporto psicologico e sanitario, essenziale per la salute mentale dei detenuti, aggrava ulteriormente la situazione. Come sottolineato da Gennarino De Fazio, segretario generale della Uilpa Polizia Penitenziaria, e da Emanuela Droghei, consigliera regionale del Partito Democratico, questi non sono più episodi sporadici, ma sintomi di una crisi strutturale.

La politica e il dovere di agire

La tragedia di Rebibbia ha suscitato la reazione della politica, che invoca un intervento urgente. Si chiede al governo di non restare immobile di fronte a un “bollettino quotidiano di vite spezzate”. Le richieste sono chiare: servono più risorse per la Polizia Penitenziaria, un piano straordinario di assunzioni e, soprattutto, un’attenzione maggiore alla salute mentale dei detenuti. La dignità di chi è privato della libertà e di chi lavora negli istituti penitenziari è una responsabilità dello Stato. Ignorare questa emergenza significa tradire i principi di una società civile e rischiare che le carceri si trasformino da luoghi di riabilitazione a luoghi di disperazione e morte.

I tragici eventi di Rebibbia non sono un caso isolato, ma l’ennesima manifestazione di un problema che affligge il sistema carcerario italiano da anni. Anche negli anni precedenti, le cronache hanno registrato un numero preoccupante di suicidi in cella, con numeri che indicano una crisi non passeggera. Il sovraffollamento, la carenza di personale e la mancanza di un adeguato supporto psicologico sono criticità note da tempo, spesso denunciate dalle associazioni di volontariato e dai sindacati di polizia penitenziaria. Nonostante gli allarmi, il fenomeno dei suicidi in carcere continua a crescere, diventando un doloroso indicatore di una “emergenza strutturale” che lo Stato non riesce a risolvere.

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