Crollo Torre dei Conti: morte per schiacciamento. Indagine per omicidio colposo contro ignoti

La notizia del risultato preliminare dell’autopsia su Octay Stroici, l’operaio romeno di 66 anni deceduto in seguito al crollo parziale della storica Torre dei Conti a Roma, non fa che amplificare la tragicità dell’evento. La conferma che l’uomo è morto in conseguenza del trauma da schiacciamento, dopo essere rimasto intrappolato per oltre undici ore sotto le macerie, è un elemento che chiude il capitolo della sofferenza, ma apre con forza quello della responsabilità. La sua morte, avvenuta poco dopo l’estrazione, è un severo monito sui rischi insiti nei cantieri di restauro, specialmente quando coinvolgono monumenti storici di tale fragilità. L’intera vicenda si configura come un drammatico incrocio tra la fragilità del patrimonio edilizio e l’estrema vulnerabilità di chi lavora per preservarlo.

Il verdetto medico e l’agonia sotto il monumento

L’autopsia, eseguita presso il Policlinico di Tor Vergata, ha stabilito senza lasciare dubbi la causa del decesso di Octay Stroici: morte per schiacciamento. Questo risultato preliminare non è solo un dato medico-legale, ma la conferma della violenza con cui il crollo ha agito sulla vittima. Undici ore sotto le macerie rappresentano un’agonia inimmaginabile. Sebbene l’impegno dei soccorritori sia stato eroico, la situazione era ormai compromessa al momento dell’estrazione. Questo elemento rafforza la necessità di capire cosa abbia causato il cedimento della struttura, poiché il fattore tempo è stato il nemico più implacabile. La vita di un uomo si è interrotta in uno dei luoghi più simbolici della storia di Roma, gettando un’ombra scura sul concetto stesso di “sicurezza sul lavoro” in contesti unici e complessi.

La procura e il fascicolo senza nomi

Sul fronte investigativo, il caso si muove con cautela ma con estrema serietà. L’inchiesta, coordinata da un pool di magistrati di alto profilo, procede al momento contro ignoti. I capi d’accusa sono pesantissimi: disastro colposo e omicidio e lesioni colposi commessi in violazione della norma antinfortunistica. Il procedimento contro ignoti è una prassi comune in queste fasi iniziali, dove l’urgenza è identificare le cause strutturali e procedurali prima di puntare il dito verso specifiche persone fisiche o giuridiche. Questo indica che gli inquirenti stanno esaminando l’intera catena di responsabilità: dalla progettazione e direzione dei lavori, alla scelta dei materiali, fino al rispetto dei protocolli di sicurezza nel cantiere. La violazione delle norme antinfortunistiche sarà il punto cruciale per stabilire se la tragedia è stata una fatalità inevitabile o il frutto di negligenza evitabile.

La gestione dell’emergenza e il destino degli sfollati

Mentre la magistratura si concentra sulla ricerca delle responsabilità, l’amministrazione cittadina e le istituzioni si occupano della fase di emergenza e del rischio concreto di ulteriori cedimenti. Il Prefetto di Roma, Lamberto Giannini, ha confermato una riunione congiunta tra Comune, Soprintendenza e Ministero dei Beni Culturali, istituendo un tavolo tecnico per trovare soluzioni rapide ed efficaci sia per la messa in sicurezza che per il recupero del bene storico. Intanto, anche la vita dei residenti nelle immediate vicinanze è stata sconvolta. Gli abitanti dei dieci appartamenti della palazzina di fronte alla Torre sono stati sfollati a scopo precauzionale. L’immagine degli sfollati che rientrano nelle loro case solo per prendere effetti personali, per poi doverle evacuare di nuovo, è il simbolo del disagio causato da questo incidente. A queste dieci famiglie è stata proposta una sistemazione temporanea all’Infernetto, un’offerta che, seppur necessaria, solleva il problema della lontananza e del disagio logistico.

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