Il derby della Capitale non è mai una partita come le altre. Non si limita a tre punti, non è solo una gara di campionato. È un momento di verità che può resettare un’intera stagione, una battaglia di nervi e di cuore che trascende la tattica. Per la Roma, questo derby contro la Lazio era l’occasione perfetta per rialzare la testa dopo una sconfitta amara. Per la Lazio, invece, era l’ultima chance per invertire una rotta che si era fatta preoccupante. La tensione era palpabile, l’aria densa di aspettative e timori. E come spesso accade, la partita non è stata vinta dalla squadra più brillante, ma da quella che ha saputo capitalizzare l’errore dell’avversario.

Un derby di errori e di istinto
Nel primo tempo, il match ha mostrato un equilibrio teso, fatto di studio e di rispetto reciproco. Le due squadre si annullavano a vicenda, in attesa di un’occasione che rompesse lo stallo. L’occasione è arrivata inaspettata, nata da un errore individuale che ha squarciato il velo della prudenza. La “dormita colossale” di Nuno Tavares, come è stata definita, è stata il momento chiave. Un errore di valutazione, un attimo di distrazione che ha permesso a Lorenzo Pellegrini di rubare palla e di scaricare in rete con la freddezza del bomber. Quel gol non è stato il frutto di una complessa manovra, ma l’esito di un istinto che ha saputo approfittare di un’ingenuità difensiva.
Se la Roma ha vinto grazie a un errore, la Lazio ha perso per una questione di centimetri. La squadra di Sarri, pur sotto di un gol, non si è arresa. Ha cercato il pareggio con grinta e determinazione, spingendosi in avanti con una voglia matta di rimettere in piedi la partita. In quel momento, il destino sembrava voler sfidare la logica: Dia ha sprecato una chance clamorosa, Castellanos ha sfiorato il gol, ma è nel finale che si è consumata la beffa più grande. Il tiro a giro di Danilo Cataldi si è stampato sul palo, a un soffio dall’entrare in rete. È stato il grido strozzato di una squadra che ha lottato, che ha provato in ogni modo a ribaltare la situazione, ma che ha dovuto fare i conti con un fato che le ha voltato le spalle.
Il risultato finale, un secco 1-0, racchiude una storia molto più complessa di quanto il punteggio possa suggerire. Per la Roma, questa vittoria non è solo un’iniezione di fiducia dopo la sconfitta con il Torino, ma è la prova di un carattere ritrovato. È un’affermazione di forza, un segnale che la squadra può vincere anche quando non gioca in modo impeccabile. Per la Lazio, invece, la sconfitta è una pugnalata al cuore che si aggiunge a un avvio di campionato disastroso. Il derby ha cristallizzato due percorsi agli antipodi: la Roma che si aggrappa a una nuova speranza e la Lazio che si interroga sul suo futuro.
Lazio – Roma: 0-1 Highlights
Le pagelle della Lazio
La prestazione della Lazio è stata caratterizzata dalla solidità dei centrali difensivi, Gila (6,5) e Romagnoli (6,5), ma è stata compromessa da pesanti errori individuali. In particolare, la partita di Tavares (4) è stata un disastro, con una “dormita colossale” che ha portato direttamente al gol della Roma. Anche l’attacco non ha brillato, con Dia (5) che ha sprecato una chance clamorosa e Zaccagni (5,5) troppo intermittente. Tra le note positive a centrocampo ci sono state le buone prove di Guendouzi (6) e Rovella (6), e l’ingresso di Cataldi (6,5), sfortunato a colpire il palo nel finale. La prestazione di Pedro (6,5) è stata vivace, mentre Belahyane (4) si è reso protagonista in negativo con un’espulsione.
Le pagelle della Roma
La Roma ha vinto il derby grazie alle prestazioni decisive di alcuni dei suoi uomini chiave, a fronte di una prestazione non sempre impeccabile da parte del resto della squadra. Il migliore in campo è stato senza dubbio Devyne Rensch (7,5), un MVP inatteso che ha sbaragliato la concorrenza con un’ottima prova difensiva e offensiva. Il capitano Lorenzo Pellegrini (7) si è confermato ancora una volta l’uomo derby, segnando il gol vittoria. A centrocampo ha brillato Koné (7), mentre la difesa ha potuto contare sull’affidabilità di Ndicka (6,5). La Roma ha avuto però anche delle note dolenti: Mancini (5,5) e Angelino (5,5) hanno mostrato diverse incertezze, e l’attacco, fatta eccezione per il marcatore, non è riuscito a imporsi, con le prove deludenti di Soulé (5,5), Ferguson (5,5) e Dovbyk (5).