Danneggiata la vetrata di Sironi al Ministero delle Imprese: Assessore sardo cade dalle scale e va in frantumi parte dell’opera

Una disavventura, fortunatamente senza gravi conseguenze fisiche, ha causato un danno significativo al patrimonio artistico italiano. L’assessore all’Industria della Regione Sardegna, Emanuele Cani, è scivolato sulle scale all’interno del Ministero delle Imprese e del Made in Italy (Mimit) a Roma. L’incidente è avvenuto intorno alle 15:00 del 12 novembre. Nello scivolone, l’assessore ha urtato la parte inferiore destra della monumentale vetrata “La Carta del Lavoro”, realizzata dal celebre artista Mario Sironi nel 1932. Cani ha riportato solo lievi contusioni, curate sul posto dal personale del 118, ma la parte di vetrata colpita è andata, purtroppo, in frantumi. “Sono scivolato sulla scala, sono caduto e sono andato a finire contro una parte della vetrata, che è andata in frantumi,” ha dichiarato l’assessore, esprimendo grande dispiacere per l’accaduto.

L’opera simbolo e la sua storia

La vetrata “La Carta del Lavoro” non è un semplice ornamento, ma un’opera di inestimabile valore storico e artistico. Realizzata per il Palazzo Piacentini Vaccaro (l’attuale sede del Mimit), era stata commissionata per celebrare la riforma del lavoro del 1927, in pieno regime fascista. I suoi 75 metri quadrati rappresentano, con le figure possenti e il linguaggio austero di Sironi, arti e mestieri, simboli industriali come ciminiere e aerei, esaltando il valore del lavoro. Sironi, figura chiave del movimento Novecento e pioniere della pittura murale, utilizzò un linguaggio visivo potente che univa il rigore classico con la celebrazione della modernità industriale. Danneggiare “La Carta del Lavoro” significa intaccare un pezzo di storia che, al di là dell’ideologia che l’ha commissionata, è riconosciuto come una delle più alte espressioni dell’arte monumentale italiana del ‘900.

Un monito sulla fragilità del patrimonio

Il vero punto di riflessione in questa vicenda risiede nella fragilità del patrimonio artistico all’interno dei luoghi istituzionali. La vetrata di Sironi era stata sottoposta a un meticoloso restauro nel 2014, finanziato da Acea, che ne aveva recuperato le cromie originali dopo anni. Questo restauro aveva richiesto tecniche avanzate e un grande sforzo economico. L’incidente fortuito dell’assessore Cani dimostra che anche le opere più importanti, spesso incorporate nell’architettura degli edifici, sono esposte a rischi inattesi e banali. In questo contesto, l’appello di Giorgio Enea Sironi, nipote dell’artista e curatore dell’archivio, è eloquente: “Spero si intervenga al più presto per il restauro di una delle opere più significative.”

Il difficile compito del restauro d’urgenza

Ora, il Ministero si trova di fronte a un compito difficile. Ripristinare una vetrata monumentale del 1932, già oggetto di un complesso intervento, richiederà l’intervento di esperti restauratori in grado di ricostruire i frammenti danneggiati senza compromettere l’integrità del resto dell’opera. Il danno non è solo materiale, ma rappresenta un’interruzione nella continuità storica dell’opera. Questa vetrata non era solo un’installazione, ma un elemento strutturale pensato per interagire con lo scalone d’onore. L’episodio, per quanto involontario, pone l’accento sulla necessità di adottare misure di sicurezza più stringenti attorno ai capolavori integrati nelle sedi istituzionali, spesso frequentate quotidianamente, per proteggere queste testimonianze della nostra storia.

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