Il Tempo nel mirino degli anarchici: la minaccia di morte firmata con una “A” cerchiata

Una lettera di minacce, firmata con il simbolo di un’A cerchiata, è stata recapitata alla redazione del quotidiano Il Tempo di Roma. Il messaggio, diretto a figure chiave del giornale e del gruppo editoriale, è breve ma brutale: “Servi del potere morirete”. A ricevere il sinistro avvertimento sono stati l’editore Giampaolo Angelucci, il vicepresidente Andrea Pasini, il direttore Tommaso Cerno e il direttore editoriale di Libero Daniele Capezzone. Un attacco diretto e personale, che ha subito messo in moto le indagini dei carabinieri del nucleo investigativo della capitale.

Una battaglia di simboli

La minaccia, anacronistica nel suo formato cartaceo in un’epoca dominata dalla violenza online, si carica di un significato simbolico potente. La “A” cerchiata evoca un immaginario di lotta contro l’ordine costituito, un’ostilità radicata verso ogni forma di autorità. Le parole “servi del potere” sono un’accusa che il movimento anarchico ha storicamente rivolto a chiunque sia percepito come parte del sistema, compresa la stampa. Questo gesto, per quanto isolato, riporta alla luce il conflitto tra chi vede il giornalismo come un pilastro della democrazia e chi, al contrario, lo considera un braccio armato del potere. È un atto che, proprio per il suo richiamo a un passato di lotte radicali, cerca di incutere timore e di dare peso a un messaggio che nella sua forma digitale rischierebbe di perdersi nel rumore di fondo.

La reazione del quotidiano è stata immediata e ferma. Il direttore Tommaso Cerno, in un editoriale, ha trasformato la minaccia in un segno di riconoscimento. “Non si può fermare Il Tempo”, ha scritto, sottolineando l’assenza di paura e la convinzione che l’attacco sia la prova di essere sulla “strada giusta” per la libertà e la democrazia. Il riferimento al presunto sgombero di un centro sociale a Milano, avvenuto nello stesso giorno, suggerisce una connessione tra le due vicende, un legame tra l’azione giornalistica e la reazione di chi si sente colpito. Questa risposta non è solo un atto di coraggio individuale, ma incarna il principio fondamentale della stampa libera: non farsi intimidire da chi tenta di zittire il dissenso.

Un attacco alla libertà

Oltre a essere una minaccia a persone specifiche, questo episodio rappresenta un attacco più ampio alla libertà di stampa. In un contesto democratico, i giornali hanno il diritto di esprimere le proprie posizioni, anche se sgradite a una parte della società. Attaccare un quotidiano, minacciando di morte i suoi rappresentanti, significa tentare di sopprimere la pluralità delle voci e il dibattito pubblico. L’eco politica che ha seguito la notizia, con la solidarietà espressa da esponenti di spicco come Matteo Renzi e Antonio Tajani, dimostra la gravità dell’accaduto e la percezione diffusa che tali gesti siano un monito per l’intero sistema democratico.

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