L’affare illegale dei profumi: merce rubata di marca intercettata al mercato di via del Quadraro

Nella mattinata odierna, il quartiere romano del Quadraro è stato teatro di una vasta operazione di contrasto all’illegalità diffusa. I “caschi bianchi” dei gruppi di sicurezza pubblica emergenziale e del VII Tuscolano della Polizia Locale sono intervenuti congiuntamente in via del Quadraro, un’area nota per un mercatino non autorizzato. L’obiettivo era smantellare una piazza di spaccio di merce rubata o di dubbia provenienza che, sebbene apparentemente innocua, alimentava una filiera criminale più vasta. L’azione, voluta dal comando generale e coordinata dalla direzione sicurezza urbana, fa parte di una serie di controlli bisettimanali che da mesi interessano diversi quadranti della Capitale, dimostrando un rinnovato impegno delle autorità nel ripristinare la legalità nei quartieri.

Il catalogo della merce illegale

Il bilancio dell’operazione è stato notevole, offrendo uno spaccato chiaro su cosa circola nel sottobosco del commercio non ufficiale. Sono stati sequestrati oltre 2.400 pezzi di merce. La varietà era impressionante: da profumi di marca ancora sigillati e con la piastrina antitaccheggio attaccata, chiaro segno di furto da negozi e centri commerciali, a stock di abbigliamento di provenienza ignota, fino a generi alimentari venduti in condizioni igieniche precarie. A completare il quadro c’erano circa sei metri cubi di materiale di recupero, ammassati e poi distrutti tramite i compattatori dell’AMA. Oltre al sequestro della merce, che rappresenta un danno economico per le reti criminali, sono state elevate sanzioni per oltre 15.000 euro.

Il reato e la figura del ricettatore

L’operazione ha avuto anche risvolti penali. Per un uomo di nazionalità macedone è scattato il fermo con l’accusa di ricettazione. Questo dettaglio è cruciale perché sposta l’attenzione dal semplice abusivismo commerciale al reato di ricettazione, ovvero l’acquisto o la ricezione di beni provenienti da un crimine. La presenza di profumi con le piastrine antitaccheggio è la prova lampante che questo non era un mercatino di “seconda mano”, ma un terminale per la merce sottratta, rendendo la vendita al Quadraro un anello essenziale nella catena del furto. L’uomo fermato non è solo un venditore abusivo, ma un intermediario che facilita la monetizzazione di attività illecite, agendo come una pompa che alimenta l’intero circuito.

La vendita di merce rubata, sebbene offra prodotti a basso costo ai residenti, crea un pericoloso circolo vizioso. In primo luogo, normalizza il crimine nel tessuto sociale, incoraggiando tacitamente l’attività di furto nei negozi legittimi che, a loro volta, aumentano i costi per l’intera comunità. In secondo luogo, rappresenta un atto di aggressione al decoro urbano e alla sicurezza percepita. Quando un’area viene regolarmente presidiata da attività illegali, i cittadini onesti si sentono meno sicuri e il senso di abbandono da parte delle istituzioni cresce. L’intervento della Polizia Locale non è quindi solo una questione di multe e sequestri, ma un’azione simbolica fondamentale per riconquistare il territorio e riaffermare che le piazze e le strade sono luoghi di legalità e convivenza civile.

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