Un banale furto si è trasformato in un tentativo di estorsione, il classico “cavallo di ritorno”, interrotto sul nascere grazie all’intervento tempestivo degli agenti. La vittima, a San Lorenzo, ha denunciato di essere stata contattata dai ladri che, per restituire il suo iPhone appena sottratto, pretendevano una somma di 70 euro. Una dinamica che rivela il vero, e inaspettato, valore che i criminali attribuiscono ormai ai moderni dispositivi protetti.
Un ricatto da settanta euro
La scena si è svolta la sera del 27 ottobre nel quartiere di San Lorenzo, un’area di Roma nota per la sua vivace, ma a volte turbolenta, vita notturna. Un cittadino derubato del proprio iPhone ha ricevuto la fatidica chiamata: il ricatto. Per riavere il suo bene, e la sua vita digitale, avrebbe dovuto pagare 70 euro. Una cifra che, sebbene modesta, nasconde una logica criminale precisa: puntare su un “riscatto” accessibile, evitando che la vittima scelga la strada più lunga della denuncia. I 70 euro, in questo contesto, non rappresentano il valore del telefono, ormai reso inutilizzabile dai blocchi di sicurezza (come l’ID Apple), ma il prezzo per accedere velocemente ai propri dati personali, contatti e ricordi. È, in sostanza, il pagamento per la paura e per l’urgenza emotiva di recuperare la propria identità digitale.

L’inseguimento nelle vie del quartiere
La vittima, anziché cedere all’estorsione, ha chiesto aiuto. Gli agenti del commissariato San Lorenzo sono intervenuti immediatamente in Via Tiburtina, all’altezza del Parco dei Caduti per la Resistenza, il luogo concordato per lo scambio. La prontezza dei poliziotti ha colto di sorpresa i due sospettati.
Quando hanno visto le divise, gli uomini hanno tentato una disperata fuga a piedi, trasformando le vie del quartiere – da Via Dei Luceri a Via Dei Volsci – nel teatro di un concitato inseguimento. La corsa, che mirava a disperdere le tracce e a sbarazzarsi della refurtiva, si è conclusa in Largo Degli Osci, dove gli agenti sono riusciti a bloccare i fuggitivi.
Le conseguenze e l’agente ferito
Durante le concitate fasi dell’arresto, la resistenza opposta dai due uomini ha causato il ferimento lieve di uno degli agenti, che ha riportato una prognosi di sette giorni. Un dettaglio che sottolinea come, anche per reati apparentemente minori, la violenza e la pericolosità siano sempre in agguato.
I due uomini, entrambi trentenni, sono stati immediatamente condotti in commissariato e formalmente arrestati. Le accuse a loro carico sono pesanti e riflettono la gravità della loro condotta: tentata estorsione in concorso in flagranza e resistenza a pubblico ufficiale. La vicenda, che si è conclusa con il recupero dello smartphone, serve da monito: la strategia del “cavallo di ritorno” non è affatto un crimine a basso rischio e l’attenzione delle Forze dell’Ordine contro queste pratiche resta alta.






