Il dibattito sulla gestione dei rifiuti a Roma è diventato un vero e proprio scontro tra visioni del futuro. Al centro della contesa c’è il progetto del termovalorizzatore, un impianto voluto dal sindaco Gualtieri e definito dal Movimento Cinque Stelle come un “eco-mostro” e un “investimento da 7 miliardi che tradisce la transizione ecologica”. L’esposto presentato alla Corte dei Conti, firmato da esponenti di spicco come Virginia Raggi, trasforma una disputa politica in una questione di legalità e trasparenza, chiedendo a un’alta autorità di vigilanza di fare chiarezza su un progetto percepito come opaco e dannoso per la Capitale e per i suoi cittadini.
Un patto economico controverso
Il cuore dell’esposto si concentra sugli aspetti economici del progetto. Il M5s solleva dubbi su un contratto dal valore superiore ai 7 miliardi di euro, che legherebbe Roma per oltre 33 anni a un impianto la cui gestione sarebbe affidata a un consorzio privato. Secondo i firmatari, l’operazione sembra favorire gli interessi dei concessionari, a scapito di quelli pubblici. Viene contestato in particolare il rischio finanziario quasi interamente scaricato sul Comune, con un’iniziale tariffa di conferimento per tonnellata già salita da 178 a 201 euro ancor prima dell’avvio dei lavori. Un costo destinato a crescere, che potrebbe bloccare la città su tariffe superiori a quelle di mercato per decenni.
Il dilemma ecologico e legale
Oltre ai conti, l’esposto mette in discussione la sostenibilità stessa dell’opera. Il progetto, secondo il M5s, sarebbe stato scelto senza una reale comparazione con alternative più ecologiche e moderne. Per i firmatari, il termovalorizzatore non solo ignora la Legge europea sul Clima che mira alle emissioni nette zero entro il 2050, ma calpesta anche i principi della Costituzione italiana che tutela l’ambiente e la salute delle future generazioni. La polemica, quindi, trascende il mero dato economico per diventare una riflessione sul rispetto delle leggi e sull’etica ambientale di un’opera pubblica.
Una questione di priorità
In fondo, l’esposto del M5s pone alla Corte dei Conti una domanda cruciale: la città ha scelto la via più sicura e trasparente per il suo futuro? O ha optato per una soluzione di comodo, i cui rischi ambientali e finanziari saranno pagati dalle generazioni future? La decisione di coinvolgere un organo di controllo così autorevole sposta la questione al di fuori dell’arena politica, trasformandola in un esame approfondito sulle priorità di Roma, sulla gestione delle sue risorse e sulla sua stessa identità come capitale proiettata verso la sostenibilità.