In Hoc Vinces

La notte che cambiò la storia dell’Occidente

Un avvincente viaggio nel tempo alla ricerca di indizi archeologici, esoterici e astronomici nascosti dalla polvere dei secoli. Questo è In Hoc Vinces – La notte che cambiò la storia dell’Occidente, il libro scritto da Fabrizio Falconi e Bruno Carboniero. Un lavoro che, analizzando l’imperatore romano Costantino il Grande, si snoda attraverso un’attenta indagine storica, archeologica e astronomica.
Un libro che va alla scoperta delle radici di quel grande cambiamento indagando con accuratezza quel che accadde la notte del 27 ottobre dell’anno 312 d.C.

Secondo quanto è stato tramandato da due fonti certe, entrambe cristiane, Lattanzio (250-327) ed Eusebio di Cesarea (265-340), durante il sonno Costantino ricevette la visione di Cristo che gli suggerì di iscrivere sugli scudi il monogramma greco del Salvatore “XP”, con la leggendaria promessa “In Hoc Vinces”.

Da questo sogno premonitore parte un avvincente viaggio alla ricerca di indizi sia storici che archeologici, ma anche esoterici ed astronomici, volti a far comprendere meglio quanto quella visione, quella notte e ciò che accadde il giorno seguente con la battaglia di Ponte Milvio, cambiarono la storia dell’Impero romano e dell’Occidente stesso.

 Ma lasciamo la parola a Fabrizio Falconi

C’è un semplice motivo per cui la Battaglia di Ponte Milvio è unanimemente considerata una delle più importanti della storia moderna: già dalle lezioni mandate a memoria sui banchi scolastici si comprende che la vittoria dell’esercito di Costantino I il Grande, il 28 ottobre del 312 d.C. contro le truppe rivali di Massenzio, segnò i destini non solo dell’Impero Romano, ma dell’Occidente intero, visto che già dall’anno seguente la battaglia, nel 313, lo stesso Costantino promulgò il celebre Editto di Tolleranza o Editto di Milano, primo passo del rapido processo di cristianizzazione che contrassegnò la storia dell’Europa e dell’Occidente.

Quella battaglia ha rappresentato a lungo un rompicapo per gli storici. Non si comprendono infatti le ragioni per cui Massenzio, “l’usurpatore”, pur disponendo di forze superiori e comodamente asserragliato nelle mura mai violate della città di Roma, decise di affrontare il nemico, Costantino, in campo aperto, andando così incontro ad una delle più cocenti sconfitte della antica storia bellica.

Costantino arrivò alle porte di Roma dopo aver attraversato l’Italia centrale – e vinto diverse battaglie – discendendo lungo l’antico tracciato della Via Flaminia. Giunto in prossimità dell’Urbe, fece accampare i suoi subito prima della collina di Prima Porta, ultimo rilievo prima della valle del Tevere che conduce a Roma.

Ed è proprio in quel luogo – là dove sorge l’Arco di Malborghetto – che gli si manifestò una visione dai contorni leggendari: nella notte prima della battaglia, riferiscono due diverse fonti, lo scrittore latino Lattanzio e il vescovo Eusebio di Cesarea, l’Imperatore avrebbe visto nel cielo notturno il segno della Croce – insieme al volto di Cristo – che gli assicurava protezione e vittoria contro l’avversario pagano.

Sui contenuti di questa visione si è molto discusso, nei secoli. Illusione, sugestione, realtà, abile strategia ? Insieme a Bruno Carboniero abbiamo fornito i risultati di una sorprendente scoperta (accolta con interesse in ambito scientifico e accademico) che legherebbe la visione ad un preciso ed eloquente fenomeno astronomico visibile proprio in quella notte, la Costellazione del Cigno.

Il resto della storia è noto: Costantino, persuaso dalla visione – che tutto il mondo conosce con la sigla ‘In hoc signo vinces’ – fece iscrivere il segno della Croce criptato nel simbolo del Labarum sulle insegne del suo esercito e il giorno dopo la clamorosa vittoria gli arrise: le truppe di Massenzio furono costrette ad indietreggiare fino all’argine naturale del Tevere, nelle cui acque l’usurpatore stesso finì per annegare insieme al suo cavallo.
Costantino, con questa schiacciante vittoria, si candidò al potere assoluto imperiale, divenendo nel 324 d.C., dopo la morte di Licinio, l’unico regnante fino alla morte che avvenne nel 337.

Nel giro di soli due decenni dunque, l’Impero Romano cambiò totalmente pelle, diventando cristiano, nacquero le prime grandi basiliche romane, il culto fu istituzionalizzato, l’Impero conobbe una nuova stagione di enorme e stabile prosperità.

Di tutto questo Flavio Valerio Costantino fu il fautore, e a coloro che oggi vivono a Roma questa vecchia storia millenaria dovrebbe comunque essere molto familiare, se non altro per la stessa etimologia dei luoghi che si attraversano magari distrattamente ogni giorno, tutti nel territorio del XX Municipio: Labaro, Malborghetto, Saxa Rubra, Ponte Milvio.

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