Cibo, abbigliamento e acconciature greche nel V secolo a.C.

La dea Atena oggi vi offre un caffè e una conversazione sul cibo, l’abbigliamento e le acconciature degli abitanti dell’Atene del V secolo a.C. Essi erano soliti, durante la loro giornata, recarsi nell’agorà dove avrebbero incontrato e conversato con gli altri cittadini della polis sulla politica, sui raccolti o semplicemente del più e del meno.

Capitava anche che si parlasse di cibo: cosa erano soliti mangiare gli Elleni? Molto comune era la “maza” ovvero una pagnotta non lievitata, la cipolla, cavolo, fico, frutta e formaggi. Il pesce che era più facile da trovare sulle loro tavole, era, invece, il tonno sotto sale, il dentice e l’orata. La carne veniva consumata durante i sacrifici effettuati dai sacerdoti che usavano spesso capi di bestiame e poi li offrivano a coloro che partecipavano al rito; un greco, quindi, consumava circa 3-4 kg all’anno. Un tipo di selvaggina severamente vietato cacciare era la civetta perché era l’animale sacro della dea Atena. Poiché l’ambiente e il clima greco sono tipicamente mediterranei, non sorprende che era molto diffusa la coltivazione di vite e ulivo coltivati nelle aspre campagne dell’Attica. Platone nel “Simposio” ci racconta in una scena come era usanza dei Greci mischiare l’acqua e il vino nel cratere (un particolare tipo di calice/coppa) e che stabiliva il padrone di casa quanto doveva essere la quantità di acqua che i servi dovevano versare agli invitati. C’erano ovviamente anche tutta una serie di cibi e pietanze consumate per strada soprattutto nell’agorà che si trovava nella “città bassa”.

Racconto storico sui greci: descrizione di una giornata tipica ...

Secondo gli studiosi la polis di Atene non aveva mai avuto un piano edilizio ben preciso e delineato ma si sviluppava semplicemente ai piedi dell’Acropoli (parte alta in cui vi erano i principali edifici di culto e il teatro). Il panorama appariva caotico, un ammasso di abitazioni con una struttura fragile costituita da paglia, legno e argilla, senza scarichi né acqua corrente. Si potrebbe pensare che ci fosse molta differenza con le abitazioni dei ceti sociali più abbienti ma in realtà non era poi così tanta perché potevano vantare in aggiunta solo un cortile (con latrina annessa), una stanza per lavare il proprio corpo e infine un pozzo. I più facoltosi potevano anche permettersi un buon arredamento e anche dei mosaici di abbellimento. Le strade della città erano molto strette a eccezione di quella che porta al Pireo ovvero al porto: essa era fortificata e protetta da mura. Gli abitanti della città passeggiavano sfoderando i loro abiti formati da una stoffa tagliata rettangolarmente. A fare la differenza fra i ceti sociali erano fattori come la tecnica di drappeggio, i colori e le decorazioni sulla stoffa; il bianco veniva usato per le feste e il nero per il lutto. Altro elemento distintivo era la cintura che poteva essere di vari materiali più o meno pregiati e che si usava per il “chitone” che era una stoffa di base dell’abbigliamento sia maschile che femminile. Gli abiti erano lunghi fino alle caviglie per le donne, per i ricchi in generale e anche per gli uomini che partecipavano alle solenni cerimonie religiose. I ragazzi potevano permettersi anche di camminare nudi e solo con un mantello perché a quei tempi la nudità giovanile era considerata di buon occhio e non come scandalo. Altro fattore distintivo a livello sociale era la barba o i capelli: gli uomini di alto rango portavano la barba molto folta mentre i giovani erano soliti radersi.

I Greci e la vita pubblica

Alle donne bastava invece portare i capelli lunghi che poi raccoglievano con nastri e decorazioni simili a diademi e fiori; la capigliatura bionda veniva considerata un dono divino probabilmente a causa del clima mediterraneo che fa prevalere una popolazione con capelli e occhi scuri. Le schiave sapevano usare un ferro scaldato sul fuoco con il quale facevano i ricci e poi tramite un pettine di piombo riuscivano a scurire i capelli oppure li schiarivano tramite delle tinture naturali. Anche nel V secolo a.C il make up era più che sviluppato infatti si usava una polvere bianca per il viso, una sostanza rossa per bocca e guance e una nera per gli occhi; un fatto che può sembrare curioso è che anche i sacerdoti erano soliti truccarsi perché dovevano ben apparire agli dèi durante i sacrifici e i riti. La dea Atena si augura che, dopo questo caffè all’insegna della vanità, i suoi lettori si sentiranno un po’ più ellenici quando si guarderanno allo specchio la mattina e vi aspetta per il prossimo caffè sempre qui su Capitolivm!

Maria Stupia

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