Il luogo prescelto da Apollo: il santuario di Delfi
Sulle pendici del monte Parnaso, a 550 m di altitudine, nei pressi della fonte Castalia sorge il santuario di Apollo a Delfi il cui sito è stato scelto, secondo la tradizione, dallo stesso dio. “Da là pieno d’ira, tu [Apollo] procedesti velocemente verso il monte e giungesti a Cresa, collina rivolta a ovest, alle pendici del Parnaso ricoperto da neve. Su di essa incombe una rupe, e al di sotto si estende una profonda valle scoscesa. Là Febo Apollo, il dio, decise di innalzare l’amabile tempio” (inno di Omero ad Apollo).
Frequentato fin dall’età micenea, il sito era il luogo in cui si trovava l’omphalos, una pietra ogivale che era ben custodita insieme al fuoco sacro inestinguibile. Il santuario, famoso per gli oracoli della Pizia, sacerdotessa consacrata al dio Apollo, divenne ben presto motivo di contesa fra le varie poleis che si affrontarono nelle cosiddette “guerre sacre”. I fedeli, per consultare la sacerdotessa, dovevano purificarsi nelle acque della fonte Castalia, fare un’offerta consistente e, infine, attendere in coda il proprio turno.
Nel 582 a. C furono istituiti i giochi pitici (stesso anno in cui, a Corinto, vennero istituiti i giochi Istmici) che fecero aumentare l’afflusso di pellegrini, di offerte votive e, conseguentemente, furono eretti i thesauroi – costruzioni innalzate da singole poleis con lo scopo di custodire le offerte fatte dai propri cittadini.
Nel 548 a. C il santuario venne colpito da un grande incendio al séguito del quale il temenos (spazio sacro) fu ampliato e, soprattutto, venne eretto al suo interno il maestoso tempio di Apollo caratterizzato da sculture frontonali molto ricche e articolate.
Nel 525 a. C fu edificato il thesauros dei Sifni – uno dei più importanti per gli archeologi in quanto si può datare con molta precisione – il quale presentava un fregio continuo caratterizzato da una vivacità cromatica fuori dal comune e nel cui cantiere di costruizione si può scorgere la presenza della scuola cicladica.
In età repubblicana fu Silla a conquistare e a saccheggiare il santuario nell’ 86 a. C mentre in età imperiale Nerone rubò circa 500 statue di bronzo e le portò come bottino a Roma. Il santuario, infine, dopo essere stato per molti secoli un punto di riferimento sia religioso che politico, intraprese una fase di irreversibile decadenza a séguito dell’editto di Tessalonica del 380 d. C – con il quale il cristianesimo divenne religione di stato- e dei decreti teodosiani del 391 – 392 d. C in cui furono proibiti tutti i culti pagani.
Maria Stupia