Roma non è solo il suo centro storico, il Colosseo o Piazza Navona. È anche Tor Bella Monaca, Corviale, San Basilio, Laurentino 38. Quartieri che raccontano un’altra faccia della Capitale: quella delle periferie, spesso dimenticate, ma oggi al centro di un vasto piano di rigenerazione urbana. Entro il 2030, la città punta a ridisegnare i suoi confini sociali e spaziali, migliorando la qualità della vita di oltre 800.000 residenti che vivono fuori dal centro.
Il nuovo volto dell’urbanistica romana
Negli ultimi anni, Roma ha iniziato un processo di trasformazione che unisce innovazione, sostenibilità e inclusione sociale. Il Piano Urbano Integrato, approvato nel 2023, prevede un investimento complessivo di circa 1,2 miliardi di euro, finanziati in parte dal PNRR e in parte da fondi europei per la coesione territoriale. L’obiettivo è ambizioso: creare quartieri più vivibili, con spazi pubblici sicuri, trasporti efficienti, e una rete di servizi culturali e digitali.
Per questo motivo, molti utenti scelgono di utilizzare strumenti di connessione sicura, come le applicazioni VPN, molto spesso VeePN, che cifrano le informazioni e proteggono la navigazione da eventuali violazioni o accessi non autorizzati. Scaricare applicazioni VPN per PC o smartphone non è più solo un’opzione, ma una necessità. Naturalmente, è importante orientarsi verso i servizi migliori della loro categoria, e VPN rientra proprio in questa categoria. In un’epoca in cui anche l’urbanistica diventa “digitale”, la tutela dei dati è parte integrante della cittadinanza moderna.
I progetti chiave: tra rigenerazione e partecipazione
Le aree di intervento principali riguardano dodici zone strategiche, distribuite tra est, sud e nord della città. Alcuni esempi:
- Corviale: trasformazione dell’edificio simbolo in un complesso multifunzionale con spazi abitativi, sociali e culturali. Il progetto “Chilometro Verde” prevede la creazione di un parco lineare di 3 km con piste ciclabili e aree verdi.
- Tor Bella Monaca: riqualificazione delle torri, nuove scuole e centri civici. L’obiettivo è ridurre del 40% l’indice di degrado urbano entro il 2030.
- Pietralata: sviluppo del nuovo polo sanitario e tecnologico con l’arrivo del “Campus della Salute”, in sinergia con l’Università La Sapienza.
- San Basilio: focus sulla sicurezza, con l’installazione di sistemi di illuminazione intelligente e spazi di aggregazione per giovani.
In parallelo, Roma Capitale sta lavorando a un sistema di mappatura digitale che raccoglie dati su edifici, trasporti e flussi energetici. Anche in questo caso, l’uso di connessioni sicure, spesso supportate da una seconda VPN VeePN, permette agli operatori e ai cittadini di accedere ai dati in modo protetto, garantendo integrità e trasparenza.
Coinvolgere i cittadini: dalla protesta alla proposta
Uno degli aspetti più innovativi della nuova urbanistica romana è la partecipazione diretta. Le amministrazioni locali non vogliono più calare progetti “dall’alto”, ma costruire una relazione orizzontale con i cittadini.
Nascono così i laboratori di quartiere, spazi di confronto dove residenti, tecnici e studenti progettano insieme il futuro della città. Dal 2024 sono già stati attivati 27 laboratori in 15 municipi, con una partecipazione media di 3.500 persone per ciclo.
Questa apertura ha cambiato anche il modo di percepire la periferia. Non più “problema”, ma laboratorio di soluzioni. In alcuni casi, gli stessi cittadini diventano promotori di iniziative di micro-urbanistica: orti condivisi, murales, spazi per coworking sociale.
Sostenibilità e mobilità: il doppio asse del cambiamento
Un altro pilastro del piano riguarda la mobilità sostenibile. Entro il 2030, Roma punta a ridurre del 25% il traffico privato nelle aree periferiche e a incrementare del 40% l’uso del trasporto pubblico. Sono previsti nuovi corridoi preferenziali, la linea tranviaria Termini-Tor Vergata e il potenziamento delle piste ciclabili (da 120 a oltre 350 km).
Sul fronte ambientale, più di 50.000 nuovi alberi saranno piantati nei prossimi cinque anni. Inoltre, il 70% dei nuovi edifici dovrà rispettare criteri NZEB (Nearly Zero Energy Building), riducendo drasticamente i consumi energetici.
Criticità e sfide future
Nonostante i progressi, restano sfide complesse. La lentezza burocratica, la frammentazione delle competenze tra Comune, Regione e Stato, e la gestione degli appalti sono ancora ostacoli significativi.
Secondo i dati dell’ISTAT, il 34% delle opere pubbliche programmate a Roma subisce ritardi medi superiori a 12 mesi. Per raggiungere gli obiettivi del 2030, sarà necessario semplificare le procedure e favorire la trasparenza amministrativa.
Un’altra sfida riguarda il divario digitale. Le periferie più disagiate soffrono ancora di connessioni instabili o lente, un limite che ostacola l’accesso ai servizi digitali urbani. La digitalizzazione urbana deve quindi andare di pari passo con l’inclusione tecnologica.
Conclusione: una Roma più equa e connessa
Entro il 2030, la rivalutazione delle periferie non sarà solo una questione estetica o infrastrutturale. Sarà un atto politico e sociale, volto a ricucire le fratture tra centro e margine.
Una Roma policentrica, in cui ogni quartiere possa offrire servizi, lavoro e cultura, senza obbligare i cittadini a migrare quotidianamente verso il centro.
Se le istituzioni manterranno gli impegni e la cittadinanza continuerà a partecipare, la Capitale potrà davvero diventare un modello di urbanistica partecipata, dove la sicurezza, anche quella digitale, e la sostenibilità saranno le colonne di una nuova convivenza urbana.






