Aprire un sito di casino online e dire che opera in Italia non è esattamente come aprire un negozio di scarpe. Servono licenze specifiche, autorizzazioni dell’Agenzia delle Dogane e Monopoli, controlli continui, tasse pesanti. L’Italia prova a gestire il tutto da molto tempo ma la legislazione del nostro paese risulta una delle più complesse d’Europa e forse del mondo. Parliamo di un dedalo di leggi e normative che delle volte riescono a essere anche contraddittorie. L’obiettivo è quello di cercare un punto ottimale tra raccolta erariale, protezione degli utenti e guerra all’illegalità. Il risultato? Un sistema che funziona, più o meno, ma che nessuno trova perfetto e dove proliferano anche le sale da poker internazionali non AAMS.
Come è nato il monopolio
In Italia il gioco d’azzardo è sempre stato monopolio dello stato. Questa tradizione risale all’Unità d’Italia, quando il lotto divenne una fonte importante di entrate. L’idea: visto che la gente gioca comunque, meglio controllarlo e guadagnarci. Il monopolio è rimasto anche con la Repubblica. L’Agenzia delle Dogane e Monopoli è l’ente che regola tutto. Niente può essere offerto legalmente senza autorizzazione. Questo vale per lotterie, scommesse, slot, bingo, poker online, casino digitali.
Il sistema funziona attraverso concessioni. Lo stato bandisce gare per assegnare licenze a operatori privati. Questi pagano cifre enormi, poi devono rispettare regole stringenti. In cambio ottengono il diritto di operare legalmente nel nostro paese.
Cosa è legale e cosa no
Casino fisici in Italia esistono ma sono pochissimi. Devono essere in località turistiche o termali: Sanremo, Venezia, Campione d’Italia e Saint Vincent. Online la situazione è diversa. Dal 2011 i casino digitali sono stati legalizzati, ma solo quelli con concessione italiana; gli altri operano come casino non AAMS. Un operatore estero non potrebbe offrire servizi senza licenza a giocatori italiani. Nella pratica, i casino non AAMS sfruttano il fatto che il casino è ospitato su server esteri, quindi tecnicamente al di fuori dell’Italia. Le scommesse sportive sono legali sia fisiche che online. Le slot machine sono ovunque: bar, tabaccherie, sale dedicate. Tutte rigorosamente autorizzate. Lotto, superenalotto, gratta e vinci: gestiti dallo stato o da concessionari unici oppure organizzati da soggetti esteri che operano come i casino non AAMS, tra cui anche esperienze reali utenti con Spinbara Casino.
Le tasse che pesano
L’Italia tassa il gioco pesantemente. Il prelievo erariale varia a seconda del tipo di gioco, ma si aggira tra il 20% e il 25% della raccolta. Questo rende difficile per gli operatori italiani competere con i casino non AAMS e per alcuni giochi arriva anche oltre. Un casino non AAMS offshore può offrire bonus migliori, quote più alte. Il giocatore spesso non si fa problemi a usarli.
Lo stato incassa comunque cifre enormi. Il gioco legale in Italia genera oltre 20 miliardi all’anno in entrate fiscali. Questo spiega perché il sistema non viene smantellato.
Il dibattito infinito
C’è chi vorrebbe vietare tutto. Associazioni contro il gioco d’azzardo, parte della chiesa, alcuni movimenti politici. Vedono il gioco come un male sociale che crea dipendenza e rovina famiglie. Dall’altra parte ci sono gli operatori, che parlano di libertà individuale e di un’industria che dà lavoro a migliaia di persone. E lo stato, che incassa e quindi ha interesse a mantenere il sistema.
Le amministrazioni locali hanno cercato di limitare il gioco con ordinanze. Divieto di pubblicità, distanze minime da scuole e luoghi sensibili, orari ridotti. Alcune di queste misure sono state bocciate dai tribunali perché in contrasto con leggi nazionali. È un tira e molla continuo. Nel 2018 è stato vietato completamente lo spot del gioco in TV e sui media. Una misura drastica che ha ridotto la visibilità, ma non ha fermato la crescita del gioco online.
La lotta all’illegalità
Il gioco in Italia vale miliardi. Casino non AAMS con licenze di altri paesi, slot machine truccate, scommesse clandestine. La Guardia di Finanza fa sequestri continui, ma è una battaglia senza fine. Il problema principale è il blocco dei siti senza alcuna licenza. L’Agenzia delle Dogane ordina ai provider internet di bloccare i siti illegali. Ne vengono bloccati migliaia all’anno. Ma ne spuntano di nuovi continuamente, con domini diversi. È come giocare a whack-a-mole.
La soluzione ideale sarebbe rendere l’offerta italiana così attraente che nessuno vada sui casino non AAMS. Ma con le tasse attuali è difficile. Gli operatori italiani sono in svantaggio competitivo. Il sistema italiano resta un compromesso imperfetto. Funziona meglio del proibizionismo totale, ma non risolve tutti i problemi. E probabilmente non lo farà mai.






