Come il Papa diventò un Re

La figura politica e personale di Costantino I, associata al trionfo della religione cristiana nei territori dell’Impero, avrà un grande impatto iconografico nella cultura religiosa soprattutto in coincidenza dei passaggi più cruciali della politica ecclesiastica. Nel 313 d. C Costantino promulga l’Editto di Milano che concede libertà di religione nell’Impero e avvia il processo di affermazione del Cristianesimo come culto di Stato che si attuerà definitivamente sotto Teodosio nel 380 d. C. con l’Editto di Tessalonica.

Nel 1447, l’ascesa al soglio di Niccolò V, primo Papa Re, rappresenta il culmine di questo percorso fondato sul principio di continuità con la figura imperiale e sul diritto di autorità negli antichi territori posti sotto la sua giurisdizione. La rinuncia di Costantino alla natura divina dell’Imperatore costituisce, non solo storicamente ma anche simbolicamente, la premessa culturale per la rivendicazione di potere temporale avanzata progressivamente dai Vescovi di Roma, che incontrò alleati e resistenze. A partire dall’VIII secolo, il complesso contesto storico che condusse ad un riconoscimento del ruolo politico del Pontefice, fu tradotto in arte con l’uso strumentale di alcuni episodi della biografia costantiniana.

Come il Papa diventò un Re

Finita la politica filo bizantina, il Papato si avvicina alla dinastia dei Franchi la cui alleanza sarà fondamentale per il riscatto del Vescovo di Roma: Al sovrano francese Pipino il Breve si deve la donazione del Patrimonio di San Pietro (756), atto ufficiale della nascita dello Stato Pontificio, fino all’incoronazione di Carlo Magno nell’800 che ripristina l’antico Impero Romano d’Occidente ma fondato sui valori del Cristianesimo.
Il rinnovamento del Palazzo Apostolico al Laterano, chiamato Patriarchio, avviene quindi proprio nella metà del VIII secolo, prima con Papa Zaccaria (741-752) e successivamente Leone III (795-816), nell’ottica di realizzare una residenza capace di esprimere il nuovo corso politico del Papato.
In un mosaico superstite, seppur rimaneggiato nel settecento, oggi in piazza San Giovanni in Laterano, e al tempo una delle grandi aule di rappresentanza del Palazzo chiamata Triclinium Leonium, si ritrovano puntualmente evocati questi elementi, non tanto nell’abside centrale dove è raffigurato Cristo in mezzo agli Apostoli, ma soprattutto nelle decorazioni su entrambi i lati dell’arco absidale. A sinistra, il figlio di Dio consegna le chiavi, simbolo del potere spirituale, a Papa Silvestro e il labaro a Costantino, insegna militare che l’imperatore aggiornò in chiave cristiana facendo sostituire l’aquila di Giove con il monogramma di Cristo. A destra, nella parte che si pensi corrisponda maggiormente a quella originale, lo stesso Cristo affida la stola bianca, una delle insegne liturgiche più importanti, a Leone III e a Carlo Magno, nell’800 da lui incoronato sovrano del Sacro Romano Impero a San Pietro. Entrambi hanno il nimbo (aureola quadrata) che attesta virtù spiccate e il carattere di santità a personaggi ancora in vita.

Basilica di S. Giovanni in Laterano - Plate 046 - Giuseppe Vasi.jpg
Nella metà dell’VIII secolo, la Chiesa promuove il recupero della figura di Papa Silvestro che, associata a quella dell’Imperatore Costantino con cui aveva condiviso gli anni del Pontificato, rappresentava un tentativo di rilettura storica in cui il si legittimava il sodalizio tra Impero e Papato derivando esso direttamente da Dio. Le leggende di Silvestro, narrate nei cosiddetti Actus Sylvestri, appaiono strettamente legate al coevo la Constitutum Constantini un documento ritenuto emanato dall’Imperatore, ma che si rivelerà un falso dopo la denuncia esposta nel XV secolo dagli Umanisti Nicola Cusano e Lorenzo Valla, in cui Costantino avrebbe disposto la donazione di Roma e dell’Impero di Occidente al Pontefice con conseguente autorità su ogni altro sovrano all’interno di quei confini. Malgrado le premesse, già con Carlomagno e soprattutto dopo la sua morte in seguito alla disgregazione del Sacro Romano Impero, le aspirazioni di potere e autonomia del Papa trovano continui ostacoli, come appare manifesto nella necessità di indire il Concilio di Lione del 1246, convocato per frenare l’azione di Federico di Svevia, difensore del principio di supremazia imperiale sul Papato, concludendosi con la sua deposizione in quanto colpevole dell’eresia di disobbedienza al Pontefice e del rifiuto di partire per la Crociata. Tra la fine del XII e il XIII secolo dopo secoli di relativo oblio, le storie di Papa Silvestro tornano a tornare popolari e ad essere tradotte in immagini e parallelamente la donazione Costantiniana torna a essere rivendicata in sermoni e invettive contro il sovrano che non avrebbe mai dovuto insidiare la città di Roma “dove il signore aveva insediato il capo della Cristianità”. Tra i molti esempi di chiari riferimenti formali a questa letteratura, letta nell’ottica filo-papale, rientra il meraviglioso ciclo di affreschi della Cappella di san Silvestro nella Chiesa dei Santi Quattro Coronati coincidenti con la data del Concilio. La narrazione tratta dagli Actus Sylvestri si snoda intorno alla conversione di Costantino avvenuta dopo la miracolosa guarigione dalla lebbra, inviata da Cristo giudice, per il mediazione di Silvestro a cui per riconoscenza viene accordata la donazione. Il Papa riceve dall’imperatore quello che sarà poi il “triregno” derivante da un copricapo in stoffa di origine orientale, emblema di libertà, che entra in uso tra i Pontefici proprio nel IV secolo, leggendariamente introdotto da Costantino. Un messaggio per immagini rivolto a Federico II che in quanto erede dell’Impero d’Occidente aveva principalmente mancato di riconoscere l’origine del suo potere.

Nel 1447 lo Stato Pontificio è ormai costituito e nel corso del XVI secolo l’operato politico e militare dei Pontefici aveva ormai reso il Regno solido e i suoi confini piuttosto estesi. La Chiesa attraversa una fase trionfante, vantando solidità e potere che la schermano da qualsiasi attacco. Ne è testimonianza la risposta di Leone X Medici alla ripubblicazione nel 1517 del De falso credita et ementita Constantini donatione, curata dallo studioso protestante Urlich Von Utten con una dedica ironicamente indirizzata al Pontefice, che costituiva la versione a stampa della fondamentale opera di Lorenzo Valla in cui si sconfessava la fondatezza della “Donazione di Costantino” che costituiva di fatto una truffa storica. Il secondogenito di Lorenzo il Magnifico, arrivato al soglio papale nel 1513 all’età di nemmeno quarant’anni, affida ad uno dei più grandi artisti del tempo – Raffaello Sanzio – il ciclo affresco, poi realizzato anni dopo dai suoi allievi, dedicato alle storie di Costantino, ribadendo in pittura sostanzialmente ogni passaggio confutato da Valla, in coincidenza di un altro evento destinato davvero a cambiare il peso dell’autorità pontificia: La riforma protestante di Martin Lutero.

Laura D’Angelo


Fonti:

  • A. Ballardini, «In antiquissimo ac venerabili Lateranesi palatio»: la residenza dei pontefici secondo il Liber Pontificalis, in Le Corti nell’alto medioevo, LXII Settimana del Centro Italiano di Studi sull’Alto Medioevo (Spoleto, 24-29 aprile 2014), Spoleto 2015, pp. 889-927
  • S. Maddalo, “Immagini e ideologia tra gli Actus Sylvestri e il Constitutum Constantini: riflessioni su una duplice tradizione figurativa”, in “Medioevo: arte e storia”. Atti del Convegno internazionale di studi (Parma, 18-22 settembre 2007), Milano 2008, pp. 484-494.
  • G. Massimo, Papa Zaccaria e i lavori di rinnovamento del Patriarchio Lateranense (741-752), in Arte Medievale 2003
  • La falsa Donazione di Costantino, Discorso di Lorenzo Valla sulla Donazione di Costantino da falsari spacciata per vera e con menzogna sostenuta per vera, a cura di Gabriele Pepe, Ponte alle Grazie, Firenze 1992
Share