Il Corpus Iuris Civilis di Giustiniano

Nel 527, appena salito al trono, Giustiniano si trovò di fronte alla necessità di affrontare una delle questioni più urgenti del suo regno: mettere ordine nel complesso e disorganizzato sistema del diritto romano. Per secoli, gli imperatori avevano promulgato leggi che, seppur tutte formalmente valide, spesso risultavano contraddittorie. A queste si aggiungevano i commenti dei giuristi, utilizzati in tribunale per risolvere dubbi interpretativi, ma anch’essi non privi di contraddizioni.

Il Corpus Iuris Civilis di Giustiniano

Per porre rimedio a questa situazione, Giustiniano affidò a una commissione di esperti, guidata dal giurista Triboniano, l’arduo compito di riorganizzare il corpus giuridico romano. Il progetto prevedeva di raccogliere tutte le leggi e i trattati di giurisprudenza, eliminare le incoerenze e pubblicare un’opera organica e sistematica.

Fortunatamente, c’era già un precedente a cui fare riferimento: il Codex Theodosianus, realizzato nel 438 per volontà dell’imperatore Teodosio II. Sebbene fosse meno ambizioso rispetto al progetto di Giustiniano, il Codice Teodosiano raccoglieva esclusivamente le costituzioni imperiali ed era organizzato in modo sistematico. Le leggi non venivano trascritte integralmente, con il loro linguaggio complesso e ricco di formule giuridiche, ma venivano sintetizzate nei loro elementi essenziali, con l’indicazione della data e del luogo di emanazione.

Il Codex Theodosianus era suddiviso in libri, ciascuno articolato in titoli che raccoglievano norme su argomenti specifici, come il matrimonio o il divorzio, organizzate in ordine cronologico. Questo sistema di classificazione divenne un modello per il Codex Iustinianus, l’opera monumentale concepita per sostituire il Codice Teodosiano e offrire un nuovo e più completo punto di riferimento per il diritto romano.

Il lavoro della commissione istituita da Giustiniano non si limitò alla redazione del Codice. Furono infatti realizzate altre tre opere fondamentali: le Istituzioni, un manuale di diritto pensato per l’istruzione degli studenti; il Digesto o Pandette, che raccoglieva i pareri e le riflessioni dei più autorevoli giuristi romani del passato; e le Novelle, una raccolta delle nuove leggi promulgate durante il regno di Giustiniano. L’insieme di queste quattro opere prese il nome di Corpus Iuris Civilis, ovvero il “corpo del diritto civile”.

La creazione del Corpus Iuris Civilis rappresentò una svolta radicale nella concezione del diritto. Fino a quel momento, il diritto romano era stato un sistema flessibile e aperto, in cui i giudici potevano basarsi su precedenti sentenze o sui pareri di giuristi, scegliendo quelli più adatti al caso specifico. Questo approccio, simile al moderno sistema giuridico anglosassone del Common Law, venne completamente rivoluzionato da Giustiniano. Con il Corpus, il diritto romano assunse una struttura rigida e centralizzata: solo le leggi e i principi contenuti in quest’opera avevano validità legale, e tutto il resto venne dichiarato privo di valore. In questo modo, il diritto divenne un codice unico ed esaustivo, stabilito direttamente dall’autorità statale, al quale i giudici dovevano attenersi scrupolosamente.

Questa nuova concezione giuridica, tuttavia, non ebbe immediata diffusione. Nei regni romano-barbarici dell’Europa occidentale, il Corpus Iuris Civilis rimase in gran parte sconosciuto fino al basso Medioevo, tra i secoli XI e XV, quando venne riscoperto e adottato. Da quel momento, divenne il pilastro del diritto nella maggior parte dei paesi europei, con l’eccezione dell’Inghilterra, dove continuò a prevalere il sistema del Common Law. Ancora oggi, il diritto romano codificato da Giustiniano rappresenta il fondamento della tradizione giuridica continentale europea.

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