L’epoca di Giustiniano

Giustiniano

Nel 518, al timone dell’Impero Romano d’Oriente vi era Giustino I, nato il 2 febbraio 450 in un villaggio della Macedonia da famiglia di contadini di stirpe latina o illirico-latinizzata. Divenne comandante in capo della guardia palatina (comes excubitorum) e, alla morte di Anastasio, riuscì a farsi proclamare imperatore (518). Fervido ortodosso si dice fosse analfabeta e inetto al governo: forse anche per questo, più che da lui il comando fu retto da suo nipote Giustiniano, che, il 1° aprile 527 adottò come figlio e associò al trono.

Egli tornò alla politica dell’intransigenza: abrogato l’Henoticon di Zenone, emanò editti di persecuzione contro gli ariani, nestoriani, monofisiti, e riannodò intimi rapporti con la Chiesa romana. Fu questo il primo passo verso la politica di restaurazione imperiale seguita poi da Giustiniano. Il suo regno fu importante perché vide la fondazione di una dinastia, la giustiniana, che comprese il suo eminente nipote Giustiniano I e che portò a leggi che tolsero enfasi all’influenza della vecchia nobiltà bizantina. Gli ultimi anni del suo regno vennero segnati dalla lotta dell’impero con gli Ostrogoti e i Persiani. Nel 526, la salute di Giustino iniziò a declinare ed egli nominò formalmente Giustiniano come co-imperatore e suo successore il 1º aprile 527. Il 1º agosto dello stesso anno, Giustino morì e gli succedette Giustiniano.

 Tra i collaboratori più influenti di Giustiniano vi furono i generali BelisarioNarsete e la moglie Teodora. I primi furono decisivi per la politica di “riconquista”, la seconda in alcuni affari di politica interna: nel 532, dopo l’inizio della famosa rivolta di Nika, una violenta sommossa scoppiata l’11 gennaio nell’Ippodromo a Costantinopoli al grido di “Nikā, Nikā”, (“Vinci! Vinci!”), con cui il popolo era solito incitare i propri campioni nelle corse di carri e che durò sei giorni causando incendi e saccheggi, convinse il marito, già pronto alla fuga, a reprimere con un sanguinoso massacro la rivolta della popolazione, generata dal fiscalismo e dall’autocrazia dell’imperatore.

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Con la salita al trono di Giustiniano I nel 527 d.C., l’Impero romano d’Oriente raggiunse il suo massimo splendore. Egli nacque a Tauresio (Macedonia) e crebbe in una famiglia di lingua e origini latine. Per questo motivo, Giustiniano fu educato al mito dell’Impero dell’età classica, alla sua imponenza e alla sua magnificenza.

Una volta divenuto imperatore, Giustiniano si pose come obiettivo quello della Restauratio Imperii, ovvero la riconquista dei territori una volta appartenuti all’Impero d’Occidente, per tornare ai fasti di un tempo. Giustiniano, analogamente ai suoi predecessori romani, fu impegnato nella lotta contro la Persia dei Sasanidi. Gli interessi dell’imperatore erano però incentrati soprattutto sull’Occidente.

Le campagne militari cominciarono dall’Africa Settentrionale. Con un abile pretesto, Giustiniano nel 533 dichiarò guerra ai Vandali. Il comando delle operazioni venne affidato al generale Belisario, che in breve tempo sconfisse più volte i Vandali presso Ad Decimum, nei pressi di Cartagine. Pochi giorni dopo Belisario riuscì a espugnare Cartagine, ottenendo la resa dei Vandali. Giustiniano riottenne così l’Africa vandalica, la Sardegna, la Corsica e le Isole Baleari.

Subito dopo la vittoria, Giustiniano promulgò una legge riguardante l’organizzazione amministrativa dei nuovi territori. L’intento era quello di cancellare ogni traccia dei Vandali. Il cattolicesimo tornò ad essere la religione ufficiale delle nuove province riconquistate e gli Ariani vennero perseguitati.

Le mire di conquista di Giustiniano si spostarono poi sull’Italia. Ancora una volta Belisario venne incaricato di dirigere le ostilità, mentre al generale Mundo fu ordinato di invadere in contemporanea la Dalmazia. Le battaglie tra l’esercito imperiale e gli Ostrogoti (che occupavano la penisola) si protrassero dal 535 al 553, anno della definitiva vittoria dei Bizantini. A dispetto della propaganda dell’epoca che affermava come l’Italia fosse rinata dopo la cacciata degli Ostrogoti, il lungo conflitto in realtà aveva inflitto all’Italia danni che non fu possibile cancellare in breve tempo.

Anche la conquista dell’Italia fu sostanzialmente effimera. Se l’Africa Settentrionale fece parte dell’Impero romano d’Oriente per oltre un secolo e mezzo (precisamente fino al 698), l’Italia venne invasa dai Longobardi solo tre anni dopo la morte di Giustiniano, nel 586, che in breve tempo occuparono circa due terzi della penisola.

Nel 551, approfittando della guerra civile all’interno del regno visigoto in Spagna, Giustiniano decise di occupare anche la Spagna meridionale. Il comando della spedizione fu affidato al generale Liberio, che appoggiò le istanze del pretendente al trono Atanagildo, insorto contro il re legittimo Agila I. Nel 555 Agila venne ucciso e la guerra cessò. Atanagildo divenne re, ma non riuscì a mandar via le truppe bizantine dalle città da queste occupate.

La Spagna meridionale occupata dai Bizantini costituì la provincia della Spania, che fu nelle mani dell’Impero d’Oriente fino al 624, quando i Visigoti ripresero l’area.

I grandi mezzi militari ed economici impiegati nelle campagne in Occidente, indebolirono le difese ad Oriente. I Persiani colsero l’occasione presentatasi e invasero, tra il 540 e il 562, la Siria e l’Armenia, occupando anche la grande città di Antiochia. L’imperatore richiamò Belisario a Costantinopoli per inviarlo contro i Persiani nel 541, ma, sebbene avesse ottenuto qualche vittoria, non riuscì mai a sferrare il colpo di grazia al nemico.

Ad aggravare ulteriormente la situazione fu lo scoppio della peste, che, tra il 542 e il 546, mietette moltissime vittime non solo a Costantinopoli, ma in tutto l’Impero. Nel 561 venne stipulata la pace tra Bizantini e Persiani: i primi riottenevano il controllo della regione, ma dovevano versare un pesante tributo ai secondi.

Oltre alle sue imponenti campagne militari di riconquista, Giustiniano I ottenne una grande fama duratura nel corso dei secoli grazie alla sua opera riformatrice del diritto romano. Nel 528, infatti, ordinò a una commissione di giuristi di realizzare una raccolta di tutte le leggi romane all’epoca in vigore nell’Impero. Il progetto di raccolta e aggiornamento delle norme venne concluso nel 534 con la pubblicazione del Codex Iustinianus, più conosciuto col nome di Corpus Iuris Civilis, ancora oggi alla base del diritto civile di diversi Stati europei.

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Southwestern entrance mosaics (Hagia Sophia)

Per ciò che concerne la politica religiosa, Giustiniano riteneva che alla base di un Impero unito ci dovesse essere l’unità dei sudditi nella fede, quella cristiana. Per questo motivo l’imperatore fece perseguire i non cristiani (come ad esempio i Manichei e i Samaritani) e fece erigere diverse costruzioni ecclesiastiche. Bisogna quindi citare la chiesa di Santa Sofia di Istanbul, inaugurata nel 537 e riconosciuta già all’epoca come la basilica più grande della cristianità. Per la sua costruzione vennero impiegate più di 10.000 persone e materiali provenienti da ogni regione dell’Impero: colonne ellenistiche dal tempio di Artemide in Grecia, pietre dalle cave di porfido in Egitto, marmo verde proveniente dalla Tessaglia, pietra gialla dalla Siria e pietra nera direttamente dal Bosforo.

A Giustiniano si deve l’edificazione di ben 32 chiese, il foro dell’augusteo, 4 palazzi e 6 ospizi. Anche Ravenna, roccaforte dell’Impero d’Oriente in Italia, conobbe da vicino l’architettura bizantina grazie alla costruzione delle basiliche di San Vitale nel 547 e di Sant’Apollinare in Classe nel 549.

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