Le invasioni barbariche: I Vandali

Le invasioni barbariche: I Vandali

I Vandali erano originariamente stanziati presso il Mar d’Azov, quindi presso il Mar Baltico. Unici tra le popolazioni germaniche a prendere il mare, dalla Spagna si lanciarono alla conquista della provincia romana dell’Africa. Si dividevano in due gruppi principali: gli Asdingi e i Silingi. Facevano parte dei popoli germanici orientali, come i Burgundi e i Goti.

Di Silar – Opera propria, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=29899459

Tra il II e III secolo i Vandali si spostarono nei pressi del fiume Vistola e poi nelle regioni della Pannonia e della Slesia, dove combatterono e sottomisero la popolazione celtica dei Boi. Dopo la sconfitta subita a opera dei Goti nel 335, una parte dei Vandali scese in Italia e, all’inizio del V secolo, ottenne da Stilicone il diritto di stanziarsi come federati nella Rezia e nel Norico. Nel IV secolo i Vandali furono coinvolti nelle invasioni barbariche che sconvolsero l’Impero romano. Nel 406, attraversarono il Reno e invasero la Gallia, dove saccheggiarono diverse città, tra cui Treviri, Magonza e Reims. Nel 409, passarono i Pirenei e si stabilirono nella penisola iberica, dove si scontrarono con Visigoti, Suebi e Alani. Nel V secolo (429), sotto la guida del re Genserico, i Vandali attraversarono lo stretto di Gibilterra e invasero l’Africa romana, dove fondarono un regno che si estendeva dall’odierna Algeria alla Tunisia. Nel 439, conquistarono Cartagine, la più importante città della regione, e ne fecero la loro capitale. Da qui, organizzarono numerose scorrerie navali nel Mediterraneo, minacciando le coste di Sicilia, Sardegna, Corsica, Italia e Grecia. Nel 455, approfittando della crisi dell’Impero romano d’Occidente, saccheggiarono Roma, portando via un enorme bottino e numerosi ostaggi, tra cui l’imperatrice Licinia Eudossia e le sue figlie. I Vandali si convertirono all’arianesimo, una forma di cristianesimo considerata eretica dai cattolici, e perseguitarono i cattolici africani, confiscando loro le chiese e i beni. Nel VI secolo il regno vandalo entrò in decadenza dopo la morte di Genserico nel 477. I suoi successori non furono in grado di mantenere l’unità e la forza del popolo, e dovettero affrontare le rivolte dei cattolici e le invasioni dei Berberi. Nel 533, l’imperatore romano d’Oriente Giustiniano I inviò il generale Belisario a riconquistare l’Africa. Dopo una serie di battaglie, i Vandali furono sconfitti e il loro regno fu distrutto. Molti Vandali furono uccisi o deportati, mentre altri si mescolarono con la popolazione locale o si rifugiarono in Spagna.

Rsteen – https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Blank_Map_-_Mediterranean_1.svg, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=114969827

Per i Romani, la perdita dell’Africa significò la perdita del granaio dell’Impero, che forniva il frumento necessario per alimentare la popolazione di Roma e delle altre città. Inoltre, i Vandali interruppero il commercio marittimo nel Mediterraneo, attaccando le navi e le coste romane con la loro potente flotta. Questo provocò una crisi economica e sociale nell’Impero romano d’Occidente, che contribuì al suo crollo definitivo nel 476.
Per i Vandali, la conquista dell’Africa significò la creazione di un regno ricco e potente, che dominò per un secolo il Nord Africa e le isole del Mediterraneo occidentale. I Vandali si arricchirono con il bottino e il tributo che estorcevano ai Romani, e si fecero famosi per il loro saccheggio di Roma nel 455. Tuttavia, i Vandali non riuscirono a integrarsi con la popolazione locale, che era in maggioranza cattolica, mentre i Vandali erano ariani. Questo causò tensioni religiose e rivolte, che indebolirono il regno vandalico.
Per entrambi i popoli, l’invasione dei Vandali in Africa ebbe anche delle conseguenze culturali. I Vandali adottarono in parte la lingua e la cultura latina, ma non ne furono influenzati in modo significativo. Al contrario, i Romani africani subirono una progressiva barbarizzazione, perdendo il contatto con la cultura classica e con il resto dell’Impero. La letteratura e l’arte africane decadettero, e solo alcune figure, come il vescovo Agostino di Ippona, si distinsero per la loro opera.

La particolare forza della flotta vandala

  • La capacità di Genserico, il re dei Vandali, di sfruttare le opportunità offerte dalla situazione politica e militare dell’Impero romano, in crisi e diviso tra Occidente e Oriente. Genserico seppe approfittare delle guerre civili, delle usurpazioni e delle alleanze tra i vari contendenti per ottenere concessioni territoriali e vantaggi economici.
  • La strategia di Genserico di costruire una flotta potente e agile, in grado di trasportare le sue truppe e di attaccare le coste e le isole romane con rapidità e sorpresa. Genserico si servì anche di navi catturate ai Romani o ai loro alleati, come i Mori, i quali gli fornirono anche marinai esperti.
  • La debolezza della marina romana, che non riusciva a contrastare efficacemente le scorrerie dei Vandali, sia per mancanza di risorse e di organizzazione, sia per la corruzione e l’incompetenza dei comandanti. Spesso i Romani preferivano pagare tributi o stipulare trattati di pace con i Vandali, piuttosto che affrontarli in battaglia.
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