1 febbraio – Calende di Febbraio e Sacra Helerni

1 febbraio - Calende di Febbraio e Sacra Helerni

Alle Calende di Febbraio veniva onorato Helernus, divinità con caratteristiche ctonie. In questo giorno, i pontefici celebravano il sacrificio di un bue nero nel bosco sacro (lucus) del dio, situato nei pressi del Tevere, forse alla sua foce o appena fuori dalle mura della città. Forse, in questo luogo sacro si recavano i Romani per invocare i propri antenati, e pregarli per ottenerne la protezione.

Quello che sappiamo su Alerno è che era il padre o il dio che aveva generato Crana o Carna, dea protettrice del benessere fisico dell’essere umano, onorata con le Carnaria alle Calende di Giugno. Nel racconto mitologico, Carna era una ninfa assediata da diversi pretendenti che riusciva ad allontanare nascondendosi nel bosco, ma dalla passione di Giano non riuscì a scappare. Il dio bifronte vide dove Carna era corsa a nascondersi e riuscì a violentarla, donandole poi, come “ricompensa”, il potere sulle soglie, tramutandola in divinità.

A Carna veniva offerta la puls fabata o fabacea, un alimento a base di fava, pianta che veniva seminata da Ottobre a Dicembre in modo da coglierne i frutti a Giugno. Nell’antica Roma la fava veniva associata anche al mondo dell’Oltretomba, in qualità di cibo dei morti e degli spiriti, ma anche per la sua presenza in alcuni rituali dedicati a divinità infere, come Tacita Muta.

Ovidio sembra identificare Crana o Carna con Cardea, divinità protettrice delle soglie delle case e dell’unità familiare. È possibile che queste divinità femminili in realtà fossero una sola dea, e che Alerno fosse un dio psicopompo, con la funzione di accompagnatore i vivi oltre le Porte del mondo dei morti.

Oltre ad Alerno, Ovidio scrisse che alle Calende di Febbraio veniva sacrificato a Giove un ovino di due anni, nel tempio del dio sull’Arce Capitolina e nel santuario di Vesta al Foro Romano.

Secondo già gli studiosi latini, il calendario di Romolo contava solo 10 mesi, Gennaio e Febbraio furono aggiunti da Numa Pompilio o da un re della dinastia dei Tarquini, in qualità di periodo di transizione e rinascita. Febbraio concludeva questo periodo di circa 59 giorni, posti sotto la tutela di Giano, fino a Marzo, oltre un termine sorvegliato da Marte e da Terminus, dopo il quale poteva aver luogo l’azione ordinatrice del cosmo operata da Giove.

Tra i due mesi finali Dicembre (dell’anno) e Febbraio (di questo periodo di transizione) esistevano dei parallelismi quasi speculari, nei culti di Fauno e Giunone, ad esempio; nel fatto che a Dicembre si attuasse la lustratio del Settimonzio, mentre a Febbraio quella del Palatino; inoltre, a Dicembre si celebravano i Larentalia in onore di Acca Larentia,  madre del popolo romano legata alla dea Tacita Muta, la quale veniva onorata a sua volta a Febbraio in occasione dei Feralia.

Il nome Febbraio deriverebbe da februa, termine di origine sabina col quale venivano indicati vari oggetti che avevano una funzione sacra in rituali di purificazione: i panni di lana, il farro tostato e il sale usati per creare la Mola Salsa (che i littori usavano per purificare dei precisi edifici), il ramo di pino che adornava la fronte dei flamini (sacerdoti) e della flaminica (la moglie del flamen Dialis, sacerdote di Giove) durante determinati rituali lustrali, eccetera.

Secondo le più recenti ricerche linguistiche, februum dovrebbe derivare da una parola protoindoeuropea che indicherebbe l’emettere fumo, oppure l’atto di dare fuoco a qualcosa. Legata ai rituali di purificazione, questa parola potrebbe suggerire l’usanza arcaica di attuare dei rituali purificatori tramite fumigazioni, oppure, una purificazione ottenuta attraverso il sacrificio di offerte bruciate nei focolari sugli altari.

Dal termine februum deriverebbero anche le parole februare (“purificare”),  februatio e februamenta (“purificazioni”), oltre a februatus (l’individuo o l’oggetto purificato), e di riflesso i Dies Februati, un altro modo di chiamare i Lupercalia, festa nella quale avveniva la purificazione dell’intero popolo romano mediante le februae, ovvero le strisce di pelle caprina, usate dai Luperci per sferzare la gente.

Tuttavia, secondo un’ipotesi di Cornelio Labeone, Febbraio deriverebbe invece da feber (“lutto”), a causa della presenza di numerose festività legate al culto dei morti e in onore di divinità ctonie. Secondo Giovanni Lido, la divinità tutelare del mese era Februalis o Februata che ricorda quella Dea Februa venerata dai Luperci.

Secondo quanto riportato da Ovidio, alla fine del mese, una volta eseguiti i rituali in onore dei defunti, Terminus chiudeva il periodo che era stato purificato tramite la cancellazione dei peccati, i quali avrebbero potuto causare ogni sorta di disgrazia.

Antonietta Patti
Archeologa


BIBLIOGRAFIA

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