L’arte musicale nel mondo romano

L’arte musicale nel mondo romano

A differenza del teatro latino, di cui abbiamo numerose testimonianze, la conoscenza dell’arte musicale romana è limitata, in parte perché non raggiunse mai il livello di prestigio e riconoscimento sociale che ebbe presso i Greci. La musica romana, come molte altre espressioni artistiche, fu fortemente influenzata dalle tradizioni greche, ma non godette mai della stessa considerazione.

Nonostante ciò, i Romani apprezzavano profondamente la musica, specialmente con l’espansione dell’Impero, che portò a Roma una varietà di strumenti musicali, inizialmente dalle regioni italiche e successivamente dalle province più lontane. Nella Roma antica, la musica era spesso associata alla danza e alle rappresentazioni teatrali, ma anche agli eventi sportivi e alle cerimonie religiose. Inoltre, il suono degli strumenti veniva utilizzato in ambito militare, sia come richiamo per la battaglia che come segnale di allarme.

Gli Etruschi, in particolare, esercitarono una grande influenza sul modo in cui i Romani concepivano la musica, caratterizzata soprattutto dall’uso diffuso degli strumenti a fiato. Anche se possiamo intuire i contesti in cui la musica era presente—come riti religiosi, spettacoli teatrali, e la vita militare—la mancanza di documentazione scritta rende difficile comprendere le tecniche esecutive utilizzate. Le nostre conoscenze sono limitate a ipotesi, in quanto non abbiamo tracce di notazione musicale che possano offrire dettagli più concreti su come venisse effettivamente eseguita la musica romana.

Con l’espansione del dominio romano sul Mediterraneo e l’influenza delle culture asiatiche ed egiziane, a Roma furono introdotti nuovi strumenti musicali, tra cui strumenti a corda, percussioni, e l’organo idraulico. Tra gli strumenti più caratteristici dell’epoca troviamo:

Strumenti a fiato

Tuba romana: La tuba era una lunga tromba diritta, di circa 130 cm, realizzata in ottone o bronzo. La sua estremità era svasata, terminando in una campana tronca o aperta. Solitamente dotata di un bocchino in metallo o legno, e talvolta in avorio, la tuba non era pensata per produrre musica complessa, emettendo invece una serie limitata di note piuttosto rauche. Questo strumento veniva impiegato nelle cerimonie religiose, nei funerali e nelle processioni, ma soprattutto in ambito militare. Durante le operazioni belliche, la tuba serviva per dare segnali, come l’avvio della marcia, l’inizio della battaglia, o la ritirata. Le fonti antiche indicano che la tuba era particolarmente utilizzata dalla Legio III Augusta.

Cornu: Il cornu era un grande strumento a fiato di metallo, caratterizzato dalla sua forma tubolare ricurva che si avvolgeva attorno al suonatore. Poteva raggiungere una lunghezza di 3 metri. Come la tuba, il cornu veniva impiegato nelle cerimonie religiose e nelle manovre militari, ed era spesso in dotazione ai portatori di insegne.

Tibiae: Conosciuto in Grecia come aulos e introdotto a Roma dall’Etruria, il tibiae era composto da due canne dotate di ancia. Il termine latino “tibiae” potrebbe riferirsi al materiale originariamente utilizzato, l’osso, sebbene venissero impiegati anche vari tipi di legno. Le canne potevano essere cilindriche o coniche e variavano in lunghezza, da 15 cm a un metro. Erano spesso rivestite da una sottile lamina metallica e avevano diversi fori, fino a un massimo di 15. Le tibiae con canne della stessa lunghezza erano chiamate “pares,” mentre quelle con canne di lunghezze diverse erano note come “impares.” Le tibiae erano tipicamente usate durante i riti funebri per accompagnare il canto della nenia. Studi recenti suggeriscono che il suono delle tibiae fosse simile a quello del clarinetto moderno.

Syrinx: Meglio noto come flauto di Pan, il syrinx era costituito da una serie di canne sottili e leggere legate insieme in ordine crescente, spesso utilizzando fili d’erba o giunchi. Era comunemente utilizzato negli spettacoli teatrali per evocare scenari pastorali, con ninfe, pastori e fauni.

Hydraulis: L’hydraulis era un organo alimentato ad aria e acqua, molto apprezzato dall’imperatore Nerone, che lo suonava personalmente. Questo organo idraulico veniva utilizzato negli spettacoli teatrali e durante i giochi gladiatori.

Strumenti a percussione

Tympanum: Il tympanum era un tamburo a cornice circolare, suonato a mano. Era composto da una membrana di pelle animale, generalmente di capra o pecora, con un diametro di 30-45 cm. Questo strumento era molto simile all’attuale tammorra.

Sistrum: Diffusosi a Roma con l’introduzione del culto di Iside, il sistrum era un idiofono, ossia uno strumento in cui il suono viene prodotto dalla vibrazione del corpo stesso, senza l’uso di corde o membrane. Realizzato in metallo, il sistrum era costituito da una staffa con un manico, attraversata da piccole barre e sonagli mobili. Il suono veniva prodotto semplicemente scuotendo lo strumento. Era prevalentemente utilizzato durante i riti religiosi.

Cymbalum: I cymbala erano piccoli piatti o dischi di bronzo che, se battuti l’uno contro l’altro, emettevano un suono molto acuto. Venivano utilizzati in coppia, spesso da danzatori, per accompagnare i loro movimenti ritmici durante i concerti.

Scabellum: Questo strumento, realizzato in legno e composto da due tavole, veniva suonato battendo il piede destro per marcare il tempo. Era usato principalmente negli spettacoli per scandire il ritmo.

Crotala: Spesso raffigurati nell’iconografia etrusca e romana, i crotala erano strumenti simili alle nacchere, costituiti da due pezzi di legno collegati tra loro.

Strumenti a corda

Lira: Antenata dell’arpa moderna, la lira romana era composta da una cornice realizzata in legno o metallo, e talvolta dal carapace di una tartaruga. Da questa base si elevavano due bracci verticali uniti da una traversa superiore. Le corde, sottili e tese, variavano nel numero e si estendevano dalla cassa armonica alla traversa. Questo strumento, originario della Grecia, venne successivamente introdotto a Roma.

Pandura: Dotata di tre corde, la pandura era spesso associata alla figura femminile, poiché frequentemente raffigurata nelle mani di donne che la suonavano sedute. Esistevano varianti della pandura con cassa rettangolare e manico lungo, simili alle moderne chitarre, e altre con manico più corto e cassa circolare, che ricordavano il mandolino odierno.

Cetra: Diffusa originariamente in Grecia, la cetra divenne molto popolare a Roma, sostituendo la lira. Costruita in modo simile alla lira ma di dimensioni maggiori, circa la metà di una persona adulta, la cetra aveva cinque corde che venivano suonate con un plettro e accordate tramite cunei di legno posizionati lungo la traversa.

Cithara: Simile alla lira, la cithara si distingueva per essere interamente realizzata in legno. I Romani perfezionarono questo strumento nel tempo, creando cithare di diverse forme e dimensioni. Alcune avevano casse armoniche decorate e intagliate, e venivano legate al collo del suonatore tramite una cinghia, come le chitarre moderne. Le cithare potevano presentare bracci di lunghezza e larghezza variabili, e in alcuni casi i bracci erano così estesi da fondersi con la cassa armonica, che talvolta assumeva una forma cubica. La cithara veniva suonata con entrambe le mani usando dei plettri.

Liuto: Considerato il precursore della chitarra, il liuto romano aveva tre corde. Sebbene non fosse così popolare come la lira o la cetra, il liuto trovò grande diffusione durante il Medioevo, periodo in cui la sua popolarità crebbe notevolmente.

Con la caduta dell’Impero Romano e la transizione verso il cristianesimo, le ultime forme di teatro latino scomparvero, sostituite da nuove forme di dramma liturgico e dai canti delle laudi durante le celebrazioni religiose. La musica, che in precedenza accompagnava spettacoli e eventi nelle arene, divenne parte integrante di queste nuove forme di espressione, come il pantomimus, una prima forma di balletto narrativo che combinava danza espressiva, musica strumentale e libretto cantato.

La divisione dell’Impero Romano in diverse zone amministrative e politiche influenzò anche la vita ecclesiastica, portando a sviluppi liturgici distinti nelle varie regioni. La liturgia, cioè l’insieme delle pratiche di culto, si diversificò in varie tradizioni, che si possono suddividere in due principali gruppi: le famiglie orientali (come quelle antiochena e bizantina) e le famiglie occidentali (che includevano la liturgia africana, le liturgie gallica, ispanica e gallicana, la liturgia insulare celtica, irlandese e bretone, e le liturgie italiche, come quelle milanese e romana).

È importante notare che queste differenziazioni liturgiche non portarono mai a una separazione netta. Fino al III secolo, infatti, i cristiani continuarono a cantare in greco, mantenendo alcune espressioni lessicali greche anche nelle liturgie latine.

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