Le Terme di Traiano

Uno dei più noti architetti del I-II secolo, Apollodoro di Damasco, progettò sulla sommità del Colle Oppio, in corrispondenza della terza regione augustea, un impianto termale decisamente innovativo per l’epoca, fortemente voluto dall’imperatore Traiano.
Il 22 giugno del 109 d.C., secondo i Fasti Ostiensi, l’eroe della campagna di Dacia inaugurò e aprì al pubblico le grandiose terme da lui fatte costruire sul versante meridionale del colle, le quali si estendevano su una superficie approssimativa di 60.000 metri quadrati, nei quali si trovavano ambienti in parte già presenti, come ad esempio il padiglione esquilino compreso dalla Domus Aurea di Nerone. In più furono costruiti altri ambienti appositamente studiati per la funzione di sotterraneo di servizio e di raccordo tra tutte le varie zone delle terme.
Di Lalupa – Opera propria, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=5704066
Una delle caratteristiche innovative dell’impianto era la presenza di una grande area verde, non occupata da costruzioni e circondata da un recinto con porticato, che racchiudeva su tre lati il nucleo edilizio centrale in cui si trovavano gli ambienti adibiti ai bagni e alla cura del corpo. L’orientamento si sviluppava su un asse Nord-Est/Sud-Ovest, a differenza da quello Nord-Sud delle precedenti costruzioni, progetto probabilmente condizionato dall’esigenza di una esposizione migliore rispetto al sole e ai venti, allo scopo di garantire agli ambienti ad alta temperatura una maggiore e duratura esposizione ai raggi solari. Nello studio della ricostruzione della planimetria delle terme, ci vengono incontro vari disegni e incisioni rinascimentali, oltre ai resti monumentali conservati nel parco del Colle Oppio, istituito nel 1936. Altre prove le possiamo trovare in alcuni frammenti della Forma Urbis, la grande iconografia marmorea di epoca severiana (inizio III secolo d.C.) anticamente esposta in una sala del Tempio della Pace, costruito in epoca flavia.
Le terme di Traiano presentavano molti ingressi che permettevano di raggiungere il complesso termale su ogni lato dell’impianto; Nella zona a Nord-Est, mediante un ingresso monumentale, si accedeva alla natatio, grande vasca di acqua fredda: sul medesimo asse, si incontrava il grande frigidario centrale, il tepidarium e il calidarium; ai lati si trovavano gli spogliatoi e le palestre per gli esercizi motori. L’ingresso principale a nord-est presentava un grande propileo affacciato sul Vicus Sabuci, che si ricongiungeva con il Clivus Suburanus, percorrendo in parte il tracciato dell’odierna via delle Sette Sale.

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I resti attuali delle grandi terme sono costituiti da poche strutture: l’esedra della palestra nella zona est e parte dell’abside di un ambiente della zona Sud; nei pressi, altre parti di muratura inglobate in una piccola costruzione.
Del recinto esterno si conserva il grande emiciclo centrale della zona sud, del quale è oggi conservato il livello inferiore (visibile all’ingresso della Domus Aurea), e le esedre Sud-Ovest e parte di quella Sud-Est, che sono identificabili con due biblioteche: la tradizione romana nella costruzione delle terme prevedeva attività motorie, di intrattenimento e di cultura, oltre che al canonico utilizzo. L’esedra a Nord-Est è ancora visibile sul margine settentrionale del Parco, nei pressi delle Sette Sale, la grande riserva d’acqua che riforniva le Terme.
L’impianto era probabilmente ancora in funzione nel V secolo, con un abbandono graduale suggellato col taglio degli acquedotti ordinato da Vitige nel 537. In epoca medievale Colle Oppio cadde in stato di abbandono quasi totale, in seguito utilizzato per ospitare orti e vigne conservando le strutture monumentali, che nel XVI secolo vennero erroneamente identificate come le “Terme di Tito”. Numerosi bolli laterizi rinvenuti in vari momenti all’interno dell’area hanno confermato una datazione all’età traianea. Nelle antiche terme sono stati scoperti diversi mosaici ed affreschi provenienti in particolare dagli edifici sotterranei, precedenti alla costruzione delle terme: l’affresco della “Città Dipinta”, il “mosaico della Vendemmia” e il particolarissimo mosaico parietale che raffigura Apollo e le Muse, lungo circa 16 m. Recenti ricerche hanno escluso la provenienza dalle terme del celebre gruppo del Laocoonte, oggi conservato nei Musei Vaticani, il quale probabilmente faceva parte delle decorazioni dei limitrofi Horti Maecenatis.
Foto anteprima: Di Cassius Ahenobarbus – Opera propria, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=25959187