1 marzo – Feriae Martis e Matronalia

Feriae Martis
Il primo mese dell’anno del calendario romano era dedicato a Marte. La sua venuta è il segno dell’inizio di un tempo stabile, derivato dall’ordine voluto da Giove nello spazio e nel tempo. Per gli autori antichi, le Calende di Marzo erano il dies natalis di Marte, figlio di Giove e Giunone o della sola Giunone (che avrebbe toccato dei fiori segreti indicati da Flora). In questo giorno, i rami di alloro che ornavano le case dei principali sacerdoti (come il pontefice massimo), nell’aedes Vestae, nella Regia e nelle Curiae veteres, ormai seccati, venivano sostituiti. Il sacro fuoco di Vesta veniva spento e riacceso, usando dei tizzoni del focolare che bruciava nell’atrium del tempio.
Iniziavano le cerimonie dei Salii, dato che, secondo la tradizione, il sacro ancile cadde sulla terra davanti Numa Pompilio, il giorno delle Calende. Un rituale avveniva nel sacrarium martis della Regia, dov’era conservata la hasta martis, alla presenza del rex sacrorum, del pontefice massimo e di un gruppo di vergini, vestite come i Salii, chiamate vergines saliae. Forse venivano offerte delle focacce chiamate molucrum, coperte di mola salsa, preparato dalle Vestali.

Statua di Ares/Marte da Palazzo Altemps (foto Antonietta Patti)
Matronalia
Le donne romane, inghirlandate, si recavano in processione al tempio di Giunone Lucina, venerata come dea della fecondità all’inizio della primavera, e protettrice delle partorienti. Lì compivano dei sacrifici per la salute dei mariti e lasciavano dei fiori in offerta alla dea, oppure pregavano per ottenere la protezione durante il parto.
In questo giorno era usanza regalare qualcosa alle donne. Proprio come succedeva ai Saturnalia, durante i Matronalia s’invertivano i ruoli sociali, e le matrone preparavano un banchetto e servivano i loro schiavi.
Secondo una tradizione, la festività sarebbe stata istituita da Romolo, in onore delle sabine che, dopo il ratto, si gettarono tra gli eserciti dei romani e dei sabini per far finire la guerra, gesto che portò alla fusione dei due popoli. In questo senso, la festività era dedicata al matrimonio, come istituzione fondatrice della famiglia e della città.
Secondo un’altra tradizione, la festa celebrava la dedica del tempio di Giunone Lucina sul Cispio (propaggine dell’Esquilino), avvenuta nel 375 a.C., nei pressi di un lacus già sacro alla dea, e quindi i rituali erano dedicati alla lei.

Rilievo della partoriente – https://wellcomecollection.org/works/f54q45ya CC-BY-4.0, CC BY 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=36319212
BIBLIOGRAFIA
- Ferrari, Dizionario di Mitologia, UTET, Novara 2015;
- Ovidio Nasone, Fasti, libro III;
- Tito Maccio Plauto, Miles Gloriosus, vv. 689-690;
- Plinio il Vecchio, Naturalis Historia, vol. XVI;
- Plutarco, Βίοι Παράλληλοι (Vite parallele), Romolo.