13/21 febbraio – Parentalia o Dies Parentalii

13/21 febbraio - Parentalia o Dies Parentalii

Esattamente all’ora sesta del 13 Febbraio iniziavano ufficialmente i Dies Parentalii o Parentalia: un periodo di dies religiosi (“giorni festivi”)  nei quali venivano svolti dei rituali sacri, sia pubblici che privati, di commemorazione dei defunti e in onore degli Dei Mani.

Il nome Parentalia deriva dal termine parentes (“i genitori”, padre e madre, ma anche “parenti”, a indicare gli antenati fino al terzo grado di parentela), poiché le celebrazioni che si svolgevano in questi giorni erano perlopiù strettamente private, e riguardavano il culto degli antenati e delle divinità infere.

A livello privato infatti, quando una famiglia subiva un lutto compiva annualmente una Parentatio. Secondo la tradizione, era uso comune organizzare dei banchetti, offrire doni e sacrifici ai defunti il giorno dell’anniversario della loro morte.

Con l’eccezione del primo e dell’ultimo giorno dei Parentalia, i rituali di questo periodo di festa erano assolutamente privati. In questi giorni, tutti i Romani andavano alle tombe dei propri avi, dove lasciavano delle offerte agli Dei Mani, anche di poco valore economico.

I doni più comuni erano le tegole coperte da ghirlande fiorite, fiori dal colore purpureo a ricordare il sangue (come le violette), delle coppe contenenti chicchi di grano, farina di farro, un po’ di sale, del pane inzuppato nel vino, probabilmente anche un po’ di puls fabata (alimento composto da farina di farro, fave e acqua o latte) o in alternativa delle fave, eccetera.

Nelle necropoli, vicino alle tombe dei propri defunti, su pire a forma di altare veniva sparso il sangue e bruciate le carni degli animali offerti in sacrificio,  soprattutto bovini e ovini, spesso di colore nero.

Le inferiae, ovvero le libagioni che venivano offerte per due volte o comunque per un numero pari agli Dei Mani, erano un’offerta di sangue di animali, insieme a olio, latte e miele; mentre l’offerente pregava per invocare gli spiriti dei propri antenati.

Per quanto riguarda i riti pubblici invece, il 13 Febbraio si teneva una Parentatio delle Vestali. I rituali venivano compiuti sottoterra dalle Vestali  sotto la guida della Vestale Massima, forse in onore di Tarpeia, da alcuni ritenuta una delle prime ancelle di Vesta.

Questo rito probabilmente prevedeva il sacrificio di ovini e di altre offerte a un serpente che dimorava in un vano sotterraneo sul Campidoglio. La presenza del serpente (in questo rito e nelle raffigurazioni dei Lari domestici) era forse collegato a una credenza secondo la quale la spina dorsale del corpo umano si tramutava in serpente, quando il corpo inumato dentro un sarcofago finiva il processo di decomposizione, ed era quindi legato al culto dei morti.

Un simile rituale veniva celebrato in primavera al santuario di Giunone Sospita o di Vesta nella città di Lanuvio, fondata da Enea. In questo caso sappiamo che una vergine, probabilmente una sacerdotessa, portava delle offerte a un serpente che dimorava dentro una grotta. Se l’animale avesse accettato le offerte, sarebbe stato interpretato come un buon auspicio per i raccolti; se invece le avesse rifiutate sarebbe stato considerato un cattivo presagio.

Oppure, la Parentatio delle Vestali avrebbe potuto essere una celebrazione rivolta agli Dei Mani delle Vestali che erano state sepolte vive, quale punizione al  sacrilegio compiuto nel non aver rispettato il voto di castità o nell’aver fatto spegnere il sacro focolare di Vesta. Allora forse la cerimonia si svolgeva nella camera nel Campus Scelleratus dove veniva rinchiusa la Vestale condannata a morte: il luogo nel quale avveniva una punizione e un’offerta, dato che veniva uccisa una donna che comunque era stata consacrata.

Un’ultima ipotesi riguarda il fatto che le Vestali potessero compiere un rituale pubblico a nome di loro stesse e di tutti i Romani, in quanto rappresentanti simboliche dell’intero popolo romano. In questo caso, destinatario del rito doveva essere Romolo, colui che era considerato e onorato come deus e parens (“progenitore”) della stirpe romana.

Nello stesso giorno, il 13 Febbraio, le matrone romane onoravano in maniera esclusiva i Mani di Marco Giunio Bruto, compiendo dei sacrifici in suo onore. Nel racconto storico è a questo personaggio, artefice della ribellione romana ai danni dell’ultimo re di Roma, Tarquinio il Superbo cacciato dalla città, che si deve la fondazione della Repubblica.

Il legame di Marco Giunio Bruto con le matrone romane derivava dal fatto che l’uomo riuscì a vendicare la morte di Lucrezia, che si era uccisa dopo che Sesto Tarquinio, figlio del re, aveva violato il suo onore.

Il periodo dei Parentalia durava nove giorni, proprio quanto i novendiales (la durata del periodo di lutto familiare nel mondo romano), e si chiudeva con i Feralia il 21 Febbraio, secondo Ovidio, o coi Caristia il giorno dopo (22 Febbraio), secondo Giovanni Lido.

Secondo le credenze e le leggi sacre romane, questi rituali erano un diritto che i defunti pretendevano, e che i loro parenti ancora in vita avevano l’obbligo di assolvere. In questo modo si dimostrava la pietas del popolo romano, a dimostrazione del legame tra i viventi e i propri antenati.

Secondo alcune fonti antiche, le Parentalia furono istituite da Enea, che ogni anno portava dei doni al Genio di suo padre Anchise. Mentre altre fonti indicano Numa Pompilio, secondo re di Roma, quale istitutore dei Parentalia.

Una tradizione raccontata da Ovidio riporta che i riti dei Parentalia vennero trascurati durante una guerra. Questo causò l’ira dei defunti, le cui anime cominciarono a lamentarsi mentre vagavano per la città e lungo le campagne di Roma, provocando incendi nei sobborghi. Il ripristino delle prescritte cerimonie placò i defunti, ristabilendo l’ordine.

Durante il periodo dei Parentalia era vietato celebrare matrimoni e i templi venivano proprio chiusi, mentre i magistrati deponevano le insegne e si sospendevano tutte le attività istituzionali principali.

Il rituale pagano della Parentatio venne praticato anche dai cristiani, che dal IV secolo d.C. lo chiamarono Refrigerium, in riferimento al verbo “refrigerare”, indicando il sollievo fisico e spirituale dato dal banchetto funebre.

In onore di un defunto si eseguivano diversi banchetti, a partire dal primo che si svolgeva il giorno del suo seppellimento. Altri banchetti si susseguivano: al terzo, al settimo, al nono, al trentesimo, e infine all’anniversario della morte. Il giorno della morte per i cristiani era il dies natalis e veniva festeggiato, poiché in quel giorno la persona nasceva in Cristo, e in comunione con Dio cominciava la vita eterna in Paradiso.

By Marie-Lan Nguyen (User:Jastrow), 2009, CC BY 2.5, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=7495234

Antonietta Patti
Archeologa


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