13 agosto – Vertumnalia

La festa dei Vertumnalia, in onore di Vortumno, doveva segnare la fine dei raccolti e l’arrivo della stagione autunnale. La sua festa si trovava infatti vicino a quella dei Vinalia Rustica, che segnava l’inizio dell’autunno agrario. La festa si svolgeva nell’aedes Vertumni: un tempio di Vortumno collocato sul colle Aventino presso il Vicum Loreti Majoris (strada che prendeva il nome da un boschetto di lauro situato nella parte nordoccidentale dell’Aventino), in un’area che oggi risulta tra le chiese di Santa Sabina e Sant’Alessio.
Vortumno corrisponde al dio maggiore del pantheon etrusco Voltumna, protettore della Lega Etrusca e titolare del fanum Voltumnae nel territorio di Volsinii, santuario nel quale si riuniva il consiglio della dodecapoli etrusca (lega delle dodici città). Marco Fulvio Flacco, nel 264 a.C., per poter sconfiggere Volsinii aveva compiuto un’evocatio (un rito effettuato dai generali, attraverso il quale si chiedeva al dio protettore della città nemica di unirsi al pantheon romano). Questo aveva reso necessario l’edificazione del tempio sull’Aventino, per quel dio al quale era stato promesso. Diversamente, Varrone riporta che il culto di Vortumno a Roma sarebbe stato portato dagli uomini di Celio Vibenna (il condottiero alleato di Romolo contro Tito Tazio) stabilitisi nella zona del Vicus Tuscus. In quest’antica strada (che attraversava l’area del Foro Romano, fino a quello Boario, dopo il quale, passando il Ponte Sublicio, procedeva verso il territorio etrusco; corrispondente più o meno all’attuale Via San Teodoro) si trovava un’antica statua del dio Vortumno. Tuttavia, Varrone racconta pure che Vortumno era una divinità sabina il cui culto venne instaurato a Roma proprio da Tito Tazio. Va ricordato che il nome del dio è di origine latina, evidentemente collegato al verbo vertere (“cambiare”).
Vortumnus era la divinità dei cambiamenti, soprattutto della vegetazione, era annus vertens: l’autore dei mutamenti delle stagioni. Il suo potere riguardava anche la maturazione dei frutti, specialmente l’uva (cosa che lo faceva somigliare a Bacco), motivo per il quale venne considerato l’amante di Pomona (ninfa e nume tutelare dei frutti e degli alberi da frutto). Egli era colui che offre abbondanza e fecondità, tant’è che una sua statua era collocata presso l’altare di Ops (dea dell’abbondanza) nel Vicus Iugarius (la strada romana che dal Foro saliva sul Campidoglio, costeggiando il tempio di Saturno). Divinità protettrice dei campi e dei giardini, a lui erano dedicati i primi frutti e i primi fiori che venivano coltivati. Era ritenuto multiforme, oltre che un protettore delle transazioni commerciali, e prova sarebbe una zona santuariale eretta su Vicus Tuscus, vicino alle botteghe dei librai, con una statua del dio rivolta verso il Foro Romano, luogo degli scambi commerciali per eccellenza. Infine, veniva anche indicato quale divinità preposta a regolare il cambiamento del corso del fiume Tevere, posta a guardia di un tratto della Cloaca Maxima.

Statua di Vortumno. Di Никита Полещук – Opera propria, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=21620422
Antonietta Patti
Archeologa
BIBLIOGRAFIA
- A. Ferrari, Dizionario di Mitologia, UTET, Novara 2015;
- Quinto Orazio Flacco, Epistole, I, 20, 1;
- P. Ovidio Nasone, Fasti, libro IV, 411-414;
- P. Ovidio Nasone, Metamorphosen, XIV, 622-671;
- Sesto Aurelio Properzio, Elegie, IV, 2;
- Tito Livio, Ab Urbe Condita, libro IV, 23 e 25 e 61; libro VI, 2;
- Marco Terenzio Varrone, De lingua Latina, libro V, 46 e 74; VII, 45.