13 dicembre – Telluri et Cereris in Carinis

In questo giorno si pregava la terra affinché fornisse un raccolto abbondante. A tale scopo si organizzava un pubblico banchetto in onore di Cerere. Era il tempo in cui si chiudeva la semina invernale, i semi erano ormai affidati alle due dee della fertilità agricola: Cerere e Tellus. Forse in questo giorno si apriva o si decideva il periodo delle Feriae Sementivae.
Nel pantheon romano, la terra veniva venerata attraverso diverse e simili divinità, le cui prerogative spesso si confondono. Le divinità forse più legate alla terra erano Cerere e Tellus, a volte associate tra loro in quanto “madri delle messi” (Ovidio, Fasti, I, 671).
Cerere era una dea, figlia di Saturno e Opi e madre di Proserpina, avuta dall’unione col fratello Giove. Era la custode della vegetazione, dell’agricoltura e delle messi, governava sui frutti della terra che grazie al suo potere germogliavano, era un simbolo di rinnovamento, di prosperità, del trionfo della vita sulla morte.
Tellus era la personificazione della terra e della forza generatrice femminile, simbolo di fecondità che ogni anno si rinnova in primavera. Corrispondente alla greca Gea e alla sabina Feronia, gli inni omerici la indicavano coma la “madre di tutti”. Veniva spesso raffigurata tra fiori e spighe, con una cornucopia tra le mani, simbolo di abbondanza. Spesso accompagnata da un serpente per sottolineare il suo legame con il sottosuolo, dove i semi vengono custoditi e trovano la forza per germogliare.
Il tempio dedicato a Tellus nel quartiere romano delle Carinae, doveva trovarsi nell’attuale zona del Colosseo, probabilmente vicino all’incrocio con Via del Cardello. L’edificio venne edificato nel 268 a.C. per volere del Senato, e votato da Publio Sempronio Sofo, vincitore della battaglia di Ascoli contro i Piceni.
Il tempio doveva trovarsi vicino la casa di Cicerone, che lo restaurò nel 54 a.C. Lo stesso Cicerone raccontò un inusuale dettaglio riguardante il santuario di Tellus: il magmentarium, un sacello del luogo sacro che ospitava il banchetto sacro (lectisternium) celebrato il 13 Dicembre, si trovava nel vestibolo della casa di Appio Claudio Pulcro, in un tentativo della gens Clodia di controllare una parte del culto di Tellus.
Cicerone e altri autori ci informano che questo tempio venne usato per alcune riunioni del Senato, mentre Varrone tramanda che su una delle pareti esterne era dipinta una mappa della penisola italiana.

Cornucopia in marmo, probabile attributo di una statua di imperatrice in sembianze di Tyche o di Cerere, I secolo a.C. – I secolo d.C., Collezione Fagan, Museo Archeologico Regionale Antonino Salinas, Palermo (foto di A. Patti).
Antonietta Patti
Archeologa
BIBLIOGRAFIA
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- Lucio Cassio Dione Cocceiano, Historia Romana, XLIV, 22, 3;
- Marco Tullio Cicerone, Epistularum ad Quintum fratrem, III, 1, 4;
- Marco Tullio Cicerone, Epistularum ad Atticum, XVI, 14;
- Marco Tullio Cicerone, De Haruspicum responso in P. Clodium in Senatu habita, 31;
- Marco Tullio Cicerone, Philippica, I, 31;
- Dionigi di Alicarnasso, Ῥωμαικὴ ἀρχαιολογία (Antichità Romane) VIII, 79;
- A. Ferrari, Dizionario di Mitologia, UTET, Novara 2015;
- Publio Annio Floro, Epitomae de Tito Livio bellorum omnium annorum DCC libri duo, I, 14;
- P. Ovidio Nasone, Fasti, libro I, 671;
- Plutarco, Βίοι Παράλληλοι (Vite parallele), Bruto, XIX.
- Valerio Massimo, Factorum et dictorum memorabilium libri IX, VI, 3;
- Marco Terenzio Varrone, Rerum rusticarum de agri cultura, libro V, 41; libro I, 2.