13 febbraio – Fauno in Insula

La mattina delle Idi di Febbraio, dal tempio di Fauno sull’isola Tiberina si levavano i fumi dei sacrifici, come ha riportato Ovidio. Al dio Fauno erano dedicati i Lupercalia, una delle feste più antiche e importanti dell’antica Roma.

Il tempio era stato costruito all’angolo settentrionale dell’Isola Tiberina, votato dagli edili plebei Gneo Domizio Enobarbo e Caio Scribonio Curione nel 196 a.C., e dedicato nel 194 a.C. La sua posizione, esterna alla città, era dovuta al carattere non urbano del dio, protettore delle campagne, dei pascoli e delle greggi.

Fauno Luperco, il cui nome deriverebbe da verbo faveo (“benedire” o “favorire”), è riportato nel mito come re di una comunità laziale, o il terzo sovrano della città di Laurento (situata sulla costa tirrenica, a sud di Roma) che avrebbe insegnato agli uomini l’agricoltura e a onorare gli dei.

Secondo una versione del racconto mitologico, Fauno era nipote di Saturno o Marte, figlio di Pico e Canete o di Pico e Pomona. Un’altra versione lo indica come dio generato da Giove e Circe, o ancora da Poseidone e Circe; da quest’ultima avrebbe appreso le conoscenze sui boschi e i monti, essendo lei abituata a vivere in un palazzo di roccia.

Nel mito, Fauno era il marito, il padre o il fratello di Fauna o Fatua (spesso identificata con la Bona Dea), una divinità protettrice dell’agricoltura e degli armenti con caratteristiche oracolari, dalla quale avrebbe avuto numerosi figli chiamati Fauni.

Tuttavia, una tradizione riporta che la sua sposa fosse Marica, divinità marina, con la quale concepì Latino, il re dei Latini, padre di Lavinia e suocero di Enea.

Mentre Aci sarebbe stato il figlio che Fauno avrebbe avuto da Simetide, ninfa del fiume Simeto in Sicilia; amante dalla ninfa Galatea, fu per gelosia ucciso da Polifemo e infine trasformato nell’omonimo fiume siciliano.

L’appellativo “Luperco” delinea una sua manifestazione lupesca e la sua funzione di protettore delle greggi dagli attacchi dei lupi. Fauno veniva ritratto spesso, oltre che in accoppiamenti con ninfe, dee, animali, eccetera, anche come divinità che si divertiva a spaventare i contadini, girovagando per le campagne e infestando i sogni dei mortali con degli incubi orrendi, e pure come dio oracolare pronto a parlare coi mortali attraverso lo stormire delle fronde degli alberi.

Molti autori latini riportano che Fauno Luperco fosse il corrispettivo latino del dio greco Pan Lykaios, il cui culto sarebbe stato portato in Italia da Evandro, nel XIII secolo a.C.

Questa identificazione ha modificato l’iconografia del personaggio latino, che ha cominciato a essere rappresentato con la metà superiore del corpo umana, corna e zoccoli di capra, come i satiri greci. Il suo aspetto semi-umano, unito alla predilezione per il flauto e gli istinti animaleschi e passionali, lo rendevano effettivamente identificabile con i satiri, i quali erano però legati al culto di Bacco.

Sull’isola Tiberina esisteva anche un altro tempio dedicato a Fauno insieme a Giove, citato da Vitruvio come struttura prostila esastila, aveva cioè un semplice colonnato composto da sei colonne tra i muri della facciata frontale.

Oltre ai sopracitati templi sull’isola Tiberina, altri luoghi di culto del dio Fauno erano un ninfeo alle pendici del Palatino e un santuario oracolare in un bosco sacro nei pressi di Tivoli, dove i pellegrini dormivano per ricevere le proprie profezie in sogno seguendo il “rito dell’incubazione”.  A questa divinità agreste erano dedicate le già citate feste dei Lupercalia, a Febbraio, e quella dei Faunalia, il 5 Dicembre.

Statua di fauno in marmo rosso proveniente da Villa Adriana a Tivoli, II secolo d.C., Musei Capitolini, Roma. http://www.museicapitolini.org/it/percorsi/percorsi_per_sale/palazzo_nuovo/sala_del_fauno/fauno_in_marmo_rosso_antico

Antonietta Patti
Archeologa


BIBLIOGRAFIA

  • Dionigi di Alicarnasso, Ῥωμαικὴ ἀρχαιολογία (Antichità Romane) I, XXXII, 3-5;
  • A. Ferrari, Dizionario di Mitologia, UTET, Novara 2015;
  • P. Ovidio Nasone, Fasti, libro II;
  • P. Ovidio Nasone, Metamorphoseon, libro XIII, 738- 897;
  • Nonno di Panopoli, Dionysiaca, XIV;
  • Tito Livio, Ab Urbe Condita, libro I, 5, 1-2;
  • Servio Mario Onorato, Commentarii in Vergilii Aeneidos libros, VI, 775 e VIII, 314;
  • Publio Virgilio Marone, Aeneis, VII, 81-106;
  • Marco Vitruvio Pollione, De architectura, III, 2, 3.
Share