13 settembre – Epulum Iovis

Alle Idi di Settembre, proprio durante i Ludi Romani o Magni, venivano celebrati un sacrificio e un banchetto sul Campidoglio. Dopo lo svolgimento dei sacrifici in onore della Triade Capitolina (composta da Giove, Giunone e Minerva), venivano consumate le carni in un solenne banchetto a cui partecipavano persino le donne, davanti alle sculture dei tre dei così ritratti: Giove sdraiato su un triclinio con Giunone e Minerva sedute vicino a lui. Attraverso le statue, adagiate su letti chiamati pulvinaria, venivano invitati gli stessi dei a partecipare al pasto. Di solito venivano anche intonati inni agli dei, esaltando le azioni degli uomini allo stesso tempo. Il banchetto era “aperto al pubblico”, dato che il popolo riceveva le carni degli animali sacrificati da consumare su tavolati disposti nel Foro Romano, e se avesse piovuto sarebbero state issate malvolentieri delle tende, poiché la pioggia durante il banchetto poteva essere interpretata solo come un cattivo auspicio.
Fino al 196 a.C. erano i pontefici a occuparsi del banchetto, fino a quando non venne istituito il collegio degli epulones, composto inizialmente da 3, poi da 7 e infine da 10 sacerdoti. Lo scopo di questo collegio era proprio quello di organizzare il banchetto sacro, mentre i pontefici mantenevano inalterato il loro ruolo di supervisori della cerimonia. Col passare del tempo però, agli epulones non rimase altro scopo se non quello di cantare gli inni religiosi.
Infine, il praetor maximus prima, poi sostituito da un altro magistrato, andava a compiere il rito del clavus annalis: un chiodo veniva conficcato nella parete all’interno del tempio di Giove Ottimo Massimo che divideva la cella di Giove da quella di Minerva, con lo scopo di segnare il trascorrere degli anni. Probabilmente il rituale simboleggiava il potere di Giove sul tempo e sul destino di Roma. Inizialmente, tale rito veniva officiato dal praetor maximus, ma quando il consolato divenne una carica stabile, esso venne eseguito dai consoli. Col passare del tempo l’usanza finì quasi per essere dimenticata, scatenando l’ira degli dei. Motivo per il quale venne creata una carica: il dictator clavi fingendi causa, un dittatore che aveva questo esclusivo compito.
Se durante le Feriae Latinae, nel culto di Giove Laziale, si compiva un banchetto tra i rappresentati delle città della Lega Latina; nella Epulum Iovis, riguardante il culto romano di Giove Capitolino, al banchetto erano presenti i senatori, ai quali Giove aveva concesso l’imperium.
Il 13 Settembre è anche la data dell’anniversario della consacrazione del sopracitato tempio di Giove Ottimo Massimo sul Campidoglio: il cuore della vita religiosa dello Stato Romano. Questo edificio sacro era l’archivio dei documenti riguardo alle relazioni estere, lì terminavano i trionfi, i consoli vi celebravano un sacrificio quando entravano in carica, e il Senato vi si riuniva in assemblea. Insomma, esso era un simbolo del potere di Roma.
Il primo edificio sacro fu iniziato da Tarquinio Prisco, terminato da Tarquinio il Superbo, ma dedicato dal console Orazio Pulvillo nel 509 a.C. (il primo anno della Repubblica). Storici romani come Tito Livio raccontano che, prima della consacrazione, gli auguri dovettero procedere con un rito di liberazione, per chiedere alle molteplici divinità onorate sul Campidoglio di lasciare l’area al culto di Giove. Quasi tutte le divinità accettarono, con l’eccezione di Terminus e di Gioventù, perciò ai loro culti venne lasciato spazio nel nuovo tempio.
Inoltre, una leggenda narra che durante lo scavo per le fondazioni dell’edificio era stato trovato un teschio intatto, dal quale deriverebbe il nome del Colle. Un ritrovamento che gli aruspici etruschi interpretarono come segno fausto: un presagio del futuro dominio di Roma sul mondo.
Il Capitolivm era il santuario dedicato alla Triade Capitolina, replicato in ogni colonia romana e latina, come segno distintivo della civiltà romana. Aveva 3 celle affiancate: quella centrale era dedicata a Giove, alla sua sinistra si trovava quella consacrata a Giunone Regina, alla sua destra quella a Minerva. Nella cella del tempio sul Campidoglio dedicata a Giove era posizionata la statua del dio opera dell’etrusco Vulca di Veio. Essa indossava una toga picta e palmata, mentre nelle mani reggeva dei fulmini di terracotta, il volto veniva dipinto di rosso nei giorni di festa. La tunica adorna di rami di palma e Vittorie e la toga purpurea ricamata d’oro erano l’abbigliamento che i generali, che si coloravano il corpo e il viso di rosso, indossavano quando celebravano il trionfo. Proprio di fronte alla scalinata d’ingresso v’era il grande altare di Giove.
Il santuario venne distrutto da un incendio del 83 a. C., che causò la scomparsa della sopradescritta statua di Giove e di una parte dei Libri Sibillini conservati in una cassa di pietra. Il tempio iniziò a essere ricostruito per volere di Silla, sulle fondamenta del primo, quindi con la stessa planimetria, ma più alto, però i lavori non furono portati a termine. Questi furono poi assegnati dal Senato a Quinto Lutatio Catulo che lo dedicò nel 69 a.C. dopo aver ricevuto dei sogni premonitori sul futuro ruolo di Ottaviano Augusto quale salvatore della patria.
Anche il secondo tempio fu vittima delle fiamme, nel 69 d.C. a causa di un incendio appiccato da Aulo Vitellio Germanico Augusto. L’edificio venne ricostruito su ordine di Tito Flavio Vespasiano, sulla medesima pianta, ma ancora più alto.
Nell’80 d.C. bruciò anche il terzo tempio, che venne nuovamente ricostruito, stavolta per volere di Tito Flavio Domiziano. La distruzione definitiva del tempio ebbe inizio nel V secolo d.C., quando questo venne gradualmente spoliato dei suoi pezzi. I resti visibili nei Musei Capitolini ci raccontano di un tempio dalla pianta quadrata, orientato a Sud-Est, esastilo (con 6 colonne sulla fronte) con tre file di colonnato sul lato frontale e una sola lungo i laterali.

Triade Capitolina dell’Inviolata. By Sailko – Own work, CC BY 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=70637693
Antonietta Patti
Archeologa
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