24 novembre/17 dicembre – Brumalia

Brumalia

I Brumalia erano un periodo festivo che iniziava il 24 Novembre e terminava il 17 Dicembre, quasi a introdurre la festa dei Saturnalia. Questa festa infatti prevedeva rituali in onore di Saturno, Bacco e Cerere.

Il nome di questo tempo festivo derivava dalla parola latina bruma che indicava il solstizio d’inverno. La festa segnava l’inizio del periodo più buio dell’anno, quando il sole illumina il cielo per sempre meno tempo, nel quale si passa dall’autunno all’inverno. Un periodo nel quale l’attività romana, basata sull’agricoltura e la caccia, veniva ostacolata dai giorni corti e freddi dell’inverno. Col solstizio d’inverno, quando la festa terminava, iniziava la rinascita, poiché il sole ricomincia a splendere più a lungo nel cielo.

La festa era nota anche col nome di Hiemalia dal termine usato per indicare le fortezze nelle quali i legionari passavano l’inverno: i Castra Hiemalia.

Si alternavano, tra i festeggiamenti, libagioni in onore degli dei, banchetti, auspici, giochi e spettacoli. Durante i Brumalia, i Romani solevano scambiarsi doni e salutarsi con l’augurio: Vives annos, (“Vivi per anni”). Nel momento in cui la durata della festa venne fissata dal 24 Novembre al 17 Dicembre, si stabilì anche l’usanza di denominare ogni giorno con una lettera dell’alfabeto greco, e la conseguente pratica di offrire un banchetto, ogni giorno, a quegli amici il cui nome cominciava con la lettera del giorno corrispondente.

In questo lasso di tempo si pregava gli dei affinché l’inverno non fosse troppo rigido e consentisse un lieto ritorno della primavera. Il carattere ctonio di questa festa era collegato alla semina terminata, si pregava affinché i semi fossero protetti e trovassero la forza per germogliare, la loro germinatura sotterranea infatti avrebbe garantito un buon raccolto.

Nei giorni dei Brumalia, i contadini sacrificavano maiali, simbolo di fertilità, a Saturno e a Cerere, divinità della terra: il primo quale inventore dell’agricoltura, la seconda come maestra di attività agricole. Inoltre, i magistrati erano incaricati di portare ai sacerdoti del culto di Cerere le primizie delle viti, degli olivi, del grano e del miele, affinché venissero donate alla dea. Le capre invece, animali pericolosi per la vite, venivano scuoiate e offerte in sacrificio a Bacco, dio del vino, dai coltivatori di vite. La pelle delle capre veniva utilizzata, sempre dai viticoltori, per la creazione di bisacce rituali sulle quali saltare.

Alla “triade della natura” composta da Saturno, Cerere e Bacco, era quindi dedicata una festività introduttiva di una delle feste più importanti del calendario romano: i Saturnalia. Secondo la concezione romana infatti, Saturno rappresentava per eccellenza la terra,  Cerere era la forza necessaria alla nascita delle piante, infine Bacco, il dio nato due volte, era il simbolo della rinascita.

La festa sopravvisse per molto tempo, dopo l’arrivo del Cristianesimo, soprattutto nella parte orientale dell’Impero Romano, e continuò a essere celebrata in special modo nelle campagne dell’Impero Bizantino.

Brumalia

Gruppo scultoreo raffigurante Cerere e Bacco, realizzato da Joachim Günther, Giardini di Schönbrunn, Vienna.

Antonietta Patti
Archeologa


BIBLIOGRAFIA

  • Cesare Baronio, Annali ecclesiastici, anno 767;
  • Giovanni Lido, Liber de mensibus, IV, 158;
  • Giovanni Malalas, Chronographia VII, 7, 11-13;
  • Tertulliano, De idolatria, X, 3.
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