6/13 luglio – Ludi Apollinares

I Ludi in onore di Apollo furono introdotti a Roma nel 212 a.C., durante la Seconda Guerra Punica e in un momento di grave pericolo per la città: quando sembrava che Annibale dovesse assaltarla da un momento all’altro. Marcio, un vate romano, aveva profetizzato che i Romani avrebbero sconfitto i Cartaginesi soltanto se avessero istituito dei giochi in onore di Apollo, da ripetere ogni anno. Il vaticinio venne confermato anche dai Libri Sibillini, e inoltre, una delle precedenti profezie di Marcio aveva previsto la sconfitta subita dai Romani a Canne.
I giochi venivano finanziati in parte col denaro dell’erario e in parte dai privati cittadini pià abbienti. Erano composti da ludi scoenici (spettacoli teatrali), ludi circenses (giochi nel circo) e venationes (cacce ad animali), terminando nel grande sacrificio alla triade composta da Apollo, Diana e Latona.
Le celebrazioni venivano presiedute dal pretore urbano, il sacrificio veniva celebrato dai decemviri secondo il ritio greco, anche se fino all’istituzione dei Giochi Apollinari quel corpo sacerdotale non aveva presieduto ad alcun rito sacrificale. Tito Livio riporta che i decemviri sacrificarono animali ornati d’oro nei primi Ludi Apollinares: ad Apollo un bue, a Diana due capre bianche e a Latona una vacca (Latona era la madre dei divini gemelli Apollo e Diana, figli di Giove).
La popolazione partecipava al rito ornando il capo con corone vegetali, decorate soprattutto con l’alloro, mentre le matrone alzavano preghiere e nelle case si tenevano banchetti aperti a chiunque volesse parteciparvi.
Fino al 208 a.C. la festa copriva un solo giorno ed era conceptiva, non aveva un giorno prestabilito, e il Senato sceglieva la data anno per anno. Ma quell’anno una pestilenza aveva colpito la città e il Senato fu spinto ad emanare un senatoconsulto col quale istituiva la festa stativa dei Ludi Apollinares, da celebrarsi annualmente due giorni prima delle Idi di Luglio (il 13). Negli anni successivi, il periodo festivo si allungò fino a occupare 7 giorni: dal 6 al 13 Luglio.
In concomitanza con la chiusura dei Ludi Apollinares, si celebrava anche la dedica del primo tempio di Apollo a Roma. Edificato nel 433 a.C. e dedicato nel 431 a.C., anche quella volta a causa di una pestilenza devastante, era collocato fuori dal pomerio, precisamente in un luogo chiamato Apollinar, dove sorgeva un’ara o un bosco sacro, nel Campo Marzio. Noto come tempio di Apollo Medico (epiteto derivato dal fatto che Apollo era anche il dio della medicina), si trovava tra il teatro di Marcello (a Nord) e il Portico di Ottavia (a Est) lungo la via che portava alla Porta Carmentalis, vicino l’attuale Piazza Campitelli. Sotto il chiostro della Chiesa di Santa Maria in Campitelli infatti, sono visibili i resti dei muri del podio lunghi 13 m, in pietra tufacea e aggiunte il opus reticolatum (opera reticolata, usata in età augustea e per buona parte del I secolo d.C.) risalente al rifacimento realizzato da Sosio, per cui il tempio venne anche definito ad Apollo Sosiano.
All’interno del tempio erano custodite eccezionali opere d’arte che Plinio il Vecchio ricorda: dipinti di Aristide di Tebe, sculture di Filisco di Rodi, un Apollo Citaredo di Timarchide, una statua lignea del dio proveniente da Seleucia e il celebre gruppo di Niobe realizzato da Scopas o Prassitele.
Figlio di Zeus/Giove e Latona, fratello gemello di Artemide/Diana, Apollo aveva numerose sfere d’influenza. Era il dio del sole, guidatore del carro solare e spesso ritratto su una quadriga col capo circondato da un nimbo (che poi si tradurrà in aureola). Divinità della poesia, della musica e del canto, fu l’inventore di strumenti musicali come il flauto e, secondo alcuni miti, anche la lira. Dio profetico, dopo aver sconfitto il serpente Pitone, pose sotto il suo controllo i luoghi profetici come Delfi e il bosco di Dodona. In alcuni miti greci e latini, è anche il protettore delle greggi e dei pastori. Soprattutto nel mondo greco proteggeva anche la fondazione delle città e delle colonie (apoikia: la città-stato fondata dai coloni provenienti dalla Grecia, di fatto indipendente dalla propria madrepatria), e di conseguenza era garante della costituzione e delle leggi. Il mito lo raffigura anche come un abile arciere, ed era il nume tutelare della salute, ma anche capace di lanciare potenti epidemie.

Statua di Apollo, Museo Nazionale Romano di Palazzo Altemps, Roma (di A.Patti).
Antonietta Patti
Archeologa
BIBLIOGRAFIA
- Lucio Cassio Dione Cocceiano, Historia Romana, XLVIII, 20; 33;
- A. Ferrari, Dizionario di Mitologia, UTET, Novara 2015;
- Tito Livio, Ab Urbe Condita, libro XXV, 12; libro XXXIV, 43; libro XXVII, 23; 58;
- Plinio il Vecchio, Naturalis Historia, vol. XIII, 53; vol. XXXIII, 53; vol. XXXV, 99; vol. XXXVI, 28, 34, 35.