Nell’antica Roma, si distinguevano due principali categorie di ville: la villa urbana e la villa rustica, ciascuna costruita con specificità che riflettevano l’utilizzo previsto e le preferenze personali del proprietario.
La villa rustica fungeva da residenza di campagna, visitata occasionalmente dal padrone per supervisionare le attività degli schiavi e l’andamento dei raccolti. Questo tipo di villa era il cuore di un’impresa agricola gestita dalla famiglia, destinata alla produzione di beni essenziali per il sostentamento. Con l’espansione dell’influenza romana, che portava in Italia schiavi a seguito delle conquiste, le dimensioni e la ricchezza delle ville rustiche aumentavano progressivamente. L’agricoltura, inizialmente volta al semplice sostentamento del proprietario, si trasformava in un’attività commerciale, con la vendita di eccedenze produttive anche sui mercati distanti. La gestione era affidata a un vilicus, una sorta di amministratore incaricato dal padrone, che coordinava le necessità degli schiavi e le operazioni agricole. La villa si articolava attorno a un cortile centrale, dotato di una vasca usata come abbeveratoio per gli animali, mentre un’altra vasca esterna era impiegata per le attività legate alla coltivazione. La struttura si divideva in diverse aree: la Pars Dominica, che ospitava gli spazi residenziali per il proprietario e la sua famiglia; la Pars Rustica, destinata agli alloggi dei servi e dei lavoratori agricoli; e la Pars Fructuaria, dedicata alla lavorazione dei prodotti agricoli.
Il vilicus risiedeva in una stanza adiacente all’entrata principale. Sotto terra si trovava l’ergastulum, un luogo dove venivano confinati e incatenati gli schiavi che si erano resi responsabili di gravi infrazioni. Un’ampia area era utilizzata come cucina, dove si consumavano i pasti e si tenevano le riunioni; nelle vicinanze, per approfittare del calore prodotto, erano posizionate le stalle per buoi (bubilia) e cavalli (equilia), il pollaio (gallinarium), le stanze per i bovari e i pastori, una sala da bagno e le camere per gli schiavi e i loro custodi (monitores). Altri spazi erano dedicati a funzioni agricole: la cantina (cella vinaria) con annesso un torchio (torculum) per la spremitura dell’uva, i depositi per il grano e altri cereali (horreum), uno spazio per conservare le giare di olio (cella olearia), un frantoio (trapézium) per macinare le olive e un mulino (mola). L’abitazione del proprietario era situata al piano superiore. In alcuni casi, per prevenire incendi e altri rischi, le provviste alimentari venivano tenute in un edificio separato, noto come villa fructuaria.
La villa urbana emerse nel I secolo a.C., in un periodo caratterizzato da un aumento demografico dovuto alle espansioni territoriali e da un incremento della ricchezza. Questi cambiamenti portarono a problemi significativi, come l’inquinamento acustico causato dalle strade affollate e l’intenso traffico veicolare. Per affrontare questi disagi, Cesare nel 45 a.C. emise un’ordinanza che limitava la circolazione ai soli veicoli di interesse pubblico, sebbene in città molti privilegiati continuassero a utilizzare i propri mezzi privati. Marziale, vissuto tra il 40 e il 104 d.C., descrisse vividamente questa situazione in un epigramma (XII, 57) sottolineando la difficoltà di trovare quiete a Roma: “Non esiste angolo in città dove un povero possa riflettere o riposare; di mattina i maestri di scuola ti impediscono di vivere, di notte i fornai, e durante il giorno il rumore incessante dei fabbri.”
Le ville urbane emersero come rifugio dalla frenesia urbana, offrendo un’oasi di quiete e benessere. Queste residenze divennero essenziali non solo come simbolo di lusso, ma anche come necessità per chi cercava di rigenerare corpo e spirito. La popolarità delle ville urbane crebbe, e queste vennero costruite in luoghi incantevoli e rilassanti, come le cime delle colline o vicino alle coste.
Queste ville erano progettate per offrire ogni tipo di comfort. Includevano camere da letto (cubilia) sia per la famiglia che per gli ospiti, diverse sale da pranzo (triclinia) adatte alle varie stagioni e agli eventi sociali, una biblioteca, un avanzato sistema di acquedotti e fognature, e bagni completi di tepidarium, calidarium e frigidarium, simili a quelli delle terme pubbliche. Inoltre, c’era un porticato (peristylium) per passeggiare.
I grandi giardini erano un tratto distintivo, arricchiti da varietà di piante come lauri, platani e pini, e decorati con eleganza attraverso statue e fontane. Questi spazi verdi non solo abbellivano l’ambiente, ma contribuivano anche alla serenità e al piacere estetico dei loro abitanti.