Terme di Caracalla

Terme di Caracalla

Le Thermae Antoninianae, più comunemente conosciute come Terme di Caracalla, sono uno dei più sontuosi e meglio conservati complessi termali di epoca romana e di tutta l’antichità, secondo alcuni pianificate dall’imperatore Settimio Severo, completate nel 216 d.C dal figlio e successore Caracalla.

Ispirate dalle Terme di Traiano, furono realizzate in un quartiere poverissimo di Roma, ove fu necessario sbancare un’ampia area a sud verso l’Aventino. Per rifornire le grandi terme fu ideato e creato un ramo supplementare dell’Acqua Marcia, l’Aqua Antoniniana. La classica pianta rettangolare presenta le caratteristiche delle cosiddette “grandi terme imperiali”, luoghi in cui, oltre ai bagni termali, lo sport e la cura del corpo, ma anche un ideale sito per momenti di conversazione e studio. Potevano servire quotidianamente fino a 6000-8000 persone.

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Nel corpo centrale dell’edificio si entrava da quattro porte sulla facciata nord-est. Il calidarium si trovava sull’asse centrale, quindi era unico, come tepidarium, basilica e natatio. Il tepidarium era un ambiente più ridotto e temperato, a base circolare e tagliato ai lati con due vasche. La basilica centrale è sovrastata da tre grandi volte a crociera, mentre sui lati minori vi erano le nicchie ad ellisse con vasche per il frigidarium: varie vasche di granito furono riutilizzate per la sistemazione delle fontane di piazza Farnese. Il recinto esterno era formato da un portico, del quale oggi rimangono pochissime tracce. Ai due lati del recinto, verso nord e sud, due grandiose esedre simmetriche che ospitavano ognuna una sala absidata, preceduta da colonnato, molto probabilmente avente la funzione di palestra all’aperto.

Una delle sezioni più interessanti delle Terme di Caracalla è quella relativa ai sotterranei di servizio, sotto il quale si snodano ampie gallerie dove probabilmente venivano stipati i depositi di legname, gli impianti dei forni e delle caldaie. I sotterranei ospitano il mithraeum più esteso di Roma, realizzato in uno dei corridoi presso l’esedra di nord-ovest. E’ detto anche mitreo di Santa Balbina, per via della sua vicinanza con l’omonima Basilica.

Terme di Caracalla

Di Gzen92 – Opera propria, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=53501559

Le Terme di Caracalla mostrano una caratteristica importante: attraverso i testi a noi pervenuti è possibile ricostruire, sia pure parzialmente, gli elementi decorativi originari. Si parla di immense colonne in marmo, pavimenti composti da marmi colorati d’oriente, mosaici di pasta vitrea e pareti ornate da marmi, stucchi dipinti e moltissime statue di eroi sportivi e mitologici. L’impianto termale, restaurato più volte dagli imperatori successivi, cessò ufficialmente le sue funzioni nel 537 d.C. a seguito del taglio degli approvvigionamenti idrici da parte di Vitige, Re dei Goti. Nei secoli successivi, come tutti gli edifici romani, le terme caddero in rovina ed utilizzate in vari modi, come zone agricole e come vigneti.

Furono gradualmente spogliate dei marmi e delle statue, attraverso i secoli utilizzate quale cava di materiali per il riutilizzo edilizio, come in occasione della ricostruzione della chiesa di S. Maria in Trastevere nel XII secolo. Durante degli scavi condotti prevalentemente nel XVI secolo, furono ritrovate le famose statue della collezione Farnese: il Toro, Flora e Ercole, conservati al Museo Archeologico nazionale di Napoli, oltre a vari busti del III secolo. Nel 1563, per ordine di Papa Pio IV fu rimossa l’ultima colonna superstite e donata a Cosimo I de Medici, che la fece collocare a piazza Santa Trinita a Firenze. Nel 1824 fu ritrovato il mosaico policromo degli atleti, oggi conservato ai Musei Vaticani.

Foto anteprima: Di © Vyacheslav Argenberg / http://www.vascoplanet.com/, CC BY 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=94356920

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