Situata nel cuore del quartiere Pinciano di Roma, questa dimora storica racconta secoli di trasformazioni, passando da proprietà ecclesiastica a residenza nobiliare fino a diventare un importante simbolo delle relazioni internazionali.
Nel prestigioso quartiere Pinciano di Roma, al numero 5 di Viale Gioacchino Rossini, sorge Villa Taverna, una dimora che incarna secoli di storia, arte e diplomazia. Oggi conosciuta a livello internazionale come la residenza ufficiale dell’ambasciatore degli Stati Uniti d’America in Italia, la sua evoluzione racconta un percorso affascinante che affonda le radici in un passato lontano. La sua storia inizia già nel X secolo, quando i documenti menzionano una tenuta agricola con vigneto di proprietà del monastero di San Silvestro in Capite. Per secoli, il suo destino rimase legato alla Chiesa, fino a una svolta significativa nel Cinquecento.
Fu allora che il Cardinale Ugo Boncompagni, che sarebbe poi passato alla storia come Papa Gregorio XIII, acquistò la proprietà trasformandola in un casino rinascimentale noto come “La Pariola”. Nel 1576, lo stesso pontefice decise di concedere la villa alla Compagnia di Gesù, destinandola al Collegio Germanico Ungarico come “casa ad uso di villeggiatura”, un luogo di riposo per gli studenti affaticati dagli studi. A testimonianza di quel periodo, una lapide all’interno della villa commemora ancora oggi l’opera di San Filippo Neri, che qui “erudiva con cristiana sapienza” i giovani.
Con la soppressione dei Gesuiti nel 1773, la proprietà tornò brevemente alla Camera Apostolica prima di essere nuovamente assegnata a istituzioni ecclesiastiche. La villa attraversò indenne le turbolenze dell’epoca, inclusa l’annessione di Roma al Regno d’Italia. Mentre nel 1870 molti edifici religiosi venivano espropriati per dotare la nuova capitale di un patrimonio immobiliare, Villa Taverna rimase sotto la gestione dell’istituto gesuita, consolidando il suo status di luogo di studio e spiritualità.
Il suo prestigio è confermato dalle iscrizioni latine interne che commemorano le visite di due pontefici nel corso dell’Ottocento: Papa Gregorio XVI nel 1831 e Papa Pio IX nel 1863. Tuttavia, il cambiamento più radicale per l’aspetto e la funzione della villa doveva ancora arrivare, segnando l’inizio di una nuova era. Questo momento di svolta avvenne all’inizio del XX secolo, quando l’assetto urbano circostante fu ridefinito dalla costruzione di Viale Rossini e Via Ulisse Aldrovandi, che delimitarono i nuovi confini della storica proprietà.
Il capitolo decisivo nella storia moderna di Villa Taverna si aprì nel 1920, quando l’aristocratico milanese Conte Ludovico Taverna acquistò l’intero complesso dalla Compagnia di Gesù. Ritiratosi dalla vita parlamentare, il conte affidò all’architetto Carlo Busiri Vici il compito di trasformare la struttura, fino ad allora caratterizzata da uno stile conventuale piuttosto rustico, in una sontuosa dimora di campagna che evocasse il fasto dei patrizi romani.
Il progetto di Busiri Vici fu radicale e visionario: l’ingresso principale fu spostato sul lato orientale, più arioso, e impreziosito da un portico sorretto da antiche colonne di granito. Fu costruito un imponente scalone quadrangolare e la torre, un tempo modesta, venne monumentalizzata con una loggia panoramica e nicchie contenenti busti di imperatori romani. Sulla facciata fu inciso il motto latino “PATIENTIA ET FIDE FELICITAS”. Anche i giardini furono ridisegnati con viali, fontane e giardini all’italiana, arricchiti da reperti archeologici rinvenuti nella proprietà.
La prematura scomparsa del Conte Ludovico Taverna nel 1926 portò la villa in eredità alla figlia Ida, ma il suo destino stava per legarsi indissolubilmente alla diplomazia internazionale. Nel 1933, l’ambasciatore americano Samuel Miller Breckinridge Long decise di affittare la dimora come sua residenza ufficiale, inaugurando una tradizione che continua ancora oggi.
Durante la Seconda Guerra Mondiale, per evitarne la distruzione, la villa fu temporaneamente utilizzata come ospedale e convalescenziario per l’Ordine di Malta. Terminata la guerra, il legame con gli Stati Uniti divenne definitivo: il 6 marzo 1948, grazie all’impegno dell’ambasciatore Alexander Kirk, il governo americano acquistò la proprietà dalla Principessa Ida Borromeo-Taverna.
Da allora, la villa è ufficialmente la residenza dell’ambasciatore e, l’11 luglio 1953, è stata vincolata dal Ministero della Pubblica Istruzione come bene di rilevante interesse culturale. Il suo inquilino più recente è Tilman Fertitta, il miliardario texano nominato ambasciatore USA alla fine del 2024. Come riportato da Assopoker, sito specializzato in casinò e scommesse, Fertitta ha preso ufficialmente residenza a Villa Taverna ad agosto 2025, solo dopo aver trascorso alcuni mesi a bordo del suo superyacht ed aver attirato l’attenzione dei media internazionali con la sua decisione di fare marcia indietro sulla costruzione di un mega casinò a Las Vegas.
Oggi, Villa Taverna cinge i vertici della diplomazia mondiale con il suo fascino senza tempo e continua il suo percorso come luogo dove storia, arte e politica si incontrano, conservando al suo interno tesori di inestimabile valore come una fontana barocca, un sarcofago romano del III secolo d.C. e antiche colonne egizie con capitelli in marmo di Luni. La sua è la storia di una continua rinascita, un simbolo della capacità di Roma di preservare il proprio passato proiettandolo nel futuro.